Quanta carta per le schede elettorali?
Bilancio dello spreco di carta elettorale: il numero di schede stampate non equivale a quello del corpo elettorale ma è maggiorato "cautelativamente" del 30%. Una norma del 2006 stabilisce inoltre che i simboli devono essere rappresentati con un diametro di 3 centimetri. Quest'anno la scheda torinese ha raggiunto i 3296 cm quadrati
17 May, 2011
Dove finiscono le schede elettorali dopo essere state votate e spogliate? In molti devono essersi fatti questa domanda di fronte ai lenzuoloni delle ultime consultazioni elettorali. Al di là infatti delle difficoltà a ripiegare i papiri prima di infilarli nell'urna, molte persone si sono chieste se e come questa enorme quantità di carta verrà recuperata.
Il modello di scheda elettorale, stabilito dall'Istituto Poligrafico dello Stato e girato alle prefetture locali per la stampa, prevede una grammatura di 90 gr al metro quadrato. Il peso finale di ciascuna scheda e la sua grandezza dipende però ovviamente da quante liste sono candidate in una singola circoscrizione elettorale.
Questa volta a Torino le Comunali del 2011 hanno visto in lizza 12 candidati per 37 liste, per un totale di 103 centimetri di lunghezza per 32 di altezza, misure che hanno richiesto un quantitativo extra di urne.
Le elezioni regionali del 2009 avevano raggiunto "solo" 82 cm di larghezza e 43 di altezza, con 4 candidati presidente e 29 partiti collegati. (Il Piemonte si era comunque aggiudicato lo scettro della regione con la scheda più grande).
Ogni elettore piemontese aveva di fatto espresso il proprio voto su circa 30 grammi di carta che, a livello anche solo della provincia di Torino, si era tradotto in un consumo di circa 77 tonnellate di carta. Numeri impressionanti, ben distanti comunque da quelli del papiro stampato sempre a Torino per le elezioni provinciali dell'anno precedente, quando a contendersi la carica di presidente erano 13 candidati sostenuti da 34 partiti. Il peso ambientale della scheda, larga allora 1 metro e 17 centimetri, fu di 128 tonnellate di carta.
Per capire come si arriva a questi grandi numeri occorre tornare in prima battuta al 2006 quando, in occasione delle elezioni politiche, venne introdotta una norma che stabiliva che, per essere leggibili, i simboli dei partiti dovevano essere rappresentati sulle schede elettorali con un diametro di 3 centimetri e non più di 2 come fatto fino alle regionali del 2005. Questa norma ha indubbiamente inciso sul "peso specifico" del voto ma si accompagna ad altre regole della macchina elettorale che da sempre seguono una logica tanto cautelativa quanto ambientalmente insostenibile. Come quella che prevede che ad ogni consultazione elettorale il numero di schede da far stampare debba essere equivalente a quello del corpo elettorale rilevato 45 giorni prima del voto e che, a questo numero, si debbano aggiungere il 10% di schede in più come scorta per le singole sezioni elettorali, un altro 10% di scorta da consegnare ai Comuni e un ulteriore 10% di schede in più da conservare presso le prefetture. Logiche burocratiche che non considerano che, già di per sè, il corpo elettorale attivo non raggiunge da tempo l'80%.
Le schede elettorali, comunque, sono riciclabili. L'ufficio stampa Comieco ha confermato a Eco dalle Città che in genere vengono portate in cartiera dopo cinque anni.