Decreto Romani, la Regione Toscana dice no
Il Consiglio regionale ha approvato una mozione che chiede al governo di modificare al più presto il cosiddetto decreto “ammazza rinnovabili”. Secondo il parlamentino toscano, infatti, il provvedimento mette a serio rischio lo sviluppo delle fonti di energia pulita
26 May, 2011
Secondo il Consiglio regionale della Toscana, il decreto Romani «mette in serio pericolo lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia». La dura presa di posizione è stata inserita in una mozione approvata a maggioranza (contrari solo i consiglieri di centrodestra), che impegna il presidente della Giunta regionale ad chiedere al Governo per rivedere al più presto il testo del decreto. Secondo la mozione toscana, nel decreto sono presenti misure molto penalizzanti per il fotovoltaico, come i limiti per la potenza incentivabile e il divieto di installare impianti a terra impianti di potenza superiore a 1 megawatt. Contestato anche il nuovo regime di incentivi per l'energia eolica, i cui sussidi hanno subito una riduzione retroattiva del 30%. Una misura contestata anche dall'Unione europea, che teme che il taglio possa mettere a rischio gli investimenti già in corso.
Non finisce qui. Il Consiglio regionale esprime anche i propri dubbi sul sistema previsto per gli impianti superiori a 5 megawatt, per i quali dovranno essere bandite delle aste al ribasso. Un meccanismo che, secondo i consiglieri toscani, riduce le garanzie contro le infiltrazioni della criminalità. Da Firenze arriva infine una ricetta alternativa al decreto “ammazza rinnovabili”, che prevede una riduzione degli incentivi graduale e proporzionale al calo dei costi di installazione delgli impianti. I sussidi dovrebbero dunque essere ridotti in modo progressivo, fino ad essere definitivamente azzerati al raggiungimento della grid parity. Quanto alla polemica sul costo degli incentivi, la mozione sottolinea che il peso in bolletta non dipende tanto dai sussidi per le fonti “verdi”, quanto dagli incentivi alle cosiddette fonti assimilate, al Cip6 e all'eredità del nucleare.