Intervista a Massimo Piras (comitato Rifiuti Zero Fiumicino): «Invece dell'inceneritore a Palidoro, si faccia la raccolta porta a porta in tutta Roma»
Continuano le proteste contro l'impianto previsto nel comune di Fiumicino. Presto approderà in Consiglio regionale una proposta di legge popolare che potrebbe rendere obbligatorio il porta a porta in tutto il Lazio
22 June, 2011
Massimo Piras è il portavoce del comitato Rifiuti Zero Fiumicino, nato il 27 maggio scorso per dire no all’inceneritore a Palidoro e cercare di promuovere una politica dei rifiuti più sostenibile. Sabato 18 giugno, il comitato ha organizzato una manifestazione sulla via Aurelia, all’altezza di Torrimpietra, contro l’ipotesi dell’inceneritore e per chiedere la raccolta differenziata porta a porta. Un’altra manifestazione è prevista per venerdì 24 giugno, sotto la sede del Consiglio regionale in via della Pisana, insieme ai comitati di Albano, Guidonia e Malagrotta.
Come è nato il comitato?
La proposta di un inceneritore a Palidoro è stata fatta da Alemanno due anni fa: un impianto pubblico, dell’Ama, con annessa la discarica di servizio. Il sindaco di Roma ha pensato di farlo qui perché a Roma un’iniziativa del genere fa perdere il consenso. Ma noi vogliamo fargli capire che neanche in provincia i cittadini sono disposti a ospitare un inceneritore. Al comitato hanno aderito per ora una ventina di associazioni, all’ultima manifestazione c’erano almeno 1.500 persone di vari comuni del Lazio settentrionale. E stanno iniziando ad aderire anche i comitati di Casalotti e Valle Galeria.
Quali effetti avrebbe l’impianto sul territorio?
Avrebbe effetti molto negativi in termini di salute, e ucciderebbe l’economia. In questa zona c’è una fiorente agricoltura, molte aziende sono biologiche, ci sono diversi agriturismi, il paesaggio è stupendo. E poi qui vicino c’è l’ospedale Bambin Gesù. Con l’inceneritore a Palidoro ci creerebbe il terzo vertice di quello che noi chiamiamo il “triangolo della morte”, che ha agli altri due angoli il gassificatore di Malagrotta, a dieci chilometri da qui, e un aeroporto intercontinentale di cui si prevede il raddoppio. Gli effetti negativi, secondo gli epidemiologi, interessano in questi casi il territorio nel raggio di dieci chilometri. Parliamo di 150.000 persone. Ma in realtà, trattandosi di polveri molto sottili, queste si disperderebbero nell’aria arrivando anche a centinaia di chilometri di distanza.
Quali sindaci hanno aderito alla vostra protesta?
I sindaci di Cerveteri e di Ladispoli erano presenti alla manifestazione, quello di Anguillara non era potuto venire, ma è comunque d’accordo con noi. L’unica voce fuori dal coro è quella del sindaco di Fiumicino, che nel 2008, senza che nessuno glielo chiedesse, ha emanato una delibera per ospitare un inceneritore nel suo comune. Una cosa quantomeno strana.
Qual è la soluzione che proponete al posto dell’inceneritore?
Rispettare il Codice Ambientale, dove si dice che lo smaltimento è l’ultima fase del ciclo dei rifiuti. Prima devono esserci la riduzione, il riuso e il riciclo. La raccolta differenziata dovrebbe essere portata almeno al 65%, oggi è al 15%. Pensi che per costruire un inceneritore servono 300 milioni di euro, una cifra con cui a Roma si potrebbe far partire la raccolta porta a porta in tutta la città, raggiungendo livelli più alti di differenziata, che nella capitale è ancora fatta a un livello che definirei “sperimentale”.
La soluzione quindi potrebbe essere nel porta a porta.
Sì. Su questo, l’associazione Non bruciamoci il futuro, di cui sono presidente, ha presentato una proposta di legge regionale con 12.000 firme che renderebbe obbligatoria la raccolta porta a porta nel Lazio. Durante la prossima seduta del Consiglio regionale, dovrebbe essere approvata la delibera che valida la proposta, che poi sarà discussa in Commissione. Nel documento, noi mettiamo in pratica ciò che è scritto nella prima parte del Piano rifiuti della Polverini. Piano che poi, nella seconda parte, si contraddice prevedendo che la percentuale del 65% di raccolta differenziata evocata nella prima parte probabilmente non sarà raggiunta. Affermazioni che sembrano voler creare le condizioni per il commissariamento.