L’arte di pedinare la carta: nei capannoni di ASA, piattaforma Comieco
Eco dalle Città prosegue il viaggio nella qualità della raccolta differenziata: tappa a Castellamonte (Torino) dove l’Azienda Servizi Ambiente gestisce la piattaforma ecologica Comieco, raccogliendo la carta casa per casa, eliminando gli errori e consegnandola alle riciclerie
27 June, 2011
Intervista al Direttore dell’impianto Emilio Filipponi
Questa di Asa è l’unica piattaforma pubblica Comieco presente nel territorio della provincia di Torino. Come si differenzia il vostro lavoro da quello degli altri impianti di recupero?
Il nostro impianto è diventato piattaforma per il Consorzio nel settembre 2005, ma noi continuiamo a gestire l’intero ciclo integrato dei rifiuti.
L’attività che svolgiamo come piattaforma sostanzialmente è la stessa degli altri impianti di selezione, ma gestire personalmente l’intera filiera significa porre più attenzione alla fase di raccolta: siamo noi che fisicamente operiamo la raccolta e poi continuiamo il mestiere con la cernita e la valorizzazione, dunque facciamo molta attenzione alle anomalie di conferimento e alle impurità, perché poi siamo sempre noi a dovercele gestire. E la maggior attenzione alla raccolta fa sì che ci sia anche un impegno maggiore nella comunicazione, perché si cerca di ridurre gli errori a monte.
Sul piano comunicativo che cosa avete scelto di fare?
Il nostro impegno è stato sempre rivolto a vari target: scuole, università della terza età, incontri serali nei locali pubblici…
Sicuramente la comunicazione è una cosa che una volta fatta non deve essere abbandonata, o non serve a nulla. Da questo punto di vista il porta a porta è un grande aiuto, perché si stabilisce un contatto diretto con le utenze e si può modulare l’informazione adattandola alle diverse situazioni, monitorando costantemente la situazione. Un’altra cosa importante che facciamo è portare i bambini a vedere il viaggio della carta. Vengono a visitare gli impianti, ci fanno domande, assorbono moltissimo… soprattutto i più piccoli, perché dalle medie in poi hanno la testa altrove. I bambini delle elementari sono destramente ricettivi, anche perché l’ecologia è spesso il filo conduttore di tutto il lavoro che fanno a scuola. E poi quando tornano a casa sono loro i primi a sgridare i genitori quando sbagliano qualcosa.
Durante la visita all’impianto abbiamo constatato come la qualità della raccolta di carta e cartone sia complessivamente piuttosto alta: certo, non mancano mai i soliti sacchetti di plastica o il cartone della pizza pieno di croste, ma lei stesso ci ha confermato che nel materiale che raccogliete personalmente sono rari i contaminati in grado di danneggiare seriamente il vostro lavoro. Come avete ottenuto questo risultato?
Sicuramente vanno valutate bene le scelte che sono state fatte a monte: noi siamo un consorzio di 80.000 abitanti residenti, pochi utenti su un territorio molto vasto, 1.100 km quadrati, quindi con una densità abitativa piuttosto bassa. Queste condizioni sono ottimali per mettere in piedi un progetto di filiera: sensibilizzazione dei bambini e dei cittadini, raccolta domiciliare, selezione manuale del materiale, invio alle cartiere.
Questa secondo noi è la soluzione che dà più risultati, e infatti stiamo abolendo di fatto la raccolta stradale, cioè quella in cui riscontravamo più frazioni estranee.
Bisogna saper ascoltare il territorio e capire che cos’è meglio per quel contesto: per esempio, una sperimentazione che parte adesso è quella dei contenitori per l’indifferenziata ad accesso controllato: sono cassonetti con tetto a calotta, che si aprono con il badge, e che abbiamo installato a Noasca, un piccolo comune di montagna a forte presenza turistica, proprio per incentivare l’uso dei contenitori per la raccolta differenziata, aperti a tutti.
L’obiettivo è raggiungere un buon livello di raccolta anche in comuni a bassissima densità abitativa, dove oltretutto la raccolta porta a porta tradizionale comporterebbe un dispendio di forze e mezzi ingiustificato.
Purtroppo raccogliere rifiuti è un’attività che comporta alti costi di gestione ma resta poco remunerativa, quindi bisogna cercare sempre delle soluzioni di compromesso che consentano di fare il meglio possibile contenendo le spese. E’ chiaro che se ci limitassimo soltanto a mettere dei grandi cassonetti in mezzo alla strada i costi di gestione sarebbero bassissimi, ma la qualità del lavoro dov’è?
Gli errori di conferimento più frequenti che riscontravate nella raccolta stradale?
Sacchetti di plastica, carta oleata, poliaccoppiati… E molti che in realtà non sono errori ma scelte di “praticità”: vedendo 4 contenitori, se uno è pieno si utilizza l’altro, senza stare a guardare che cosa c’è dentro. Sono comportamenti che vanno perseguiti, anche attraverso le sanzioni, ma è un ragionamento a cui dobbiamo contribuire tutti. Fare il lavoro costa lo stesso, sia farlo bene che farlo male, ma è chiaro che poi il risultato cambia. Oltretutto in questo modo si genera anche una cattiva educazione verso l’utenza: quando un operatore vede in un cassonetto troppa frazione estranea non lo mescola con la carta, ma lascia lì il contenitore, segnalando al suo collega che fa l’indifferenziata di passarlo a prendere. E allora il cittadino che vede che si mescola il cassonetto della carta con i rifiuti misti dice “Ah, ma allora non è vero che fanno la raccolta!”. E invece certo che si fa, ma proprio in una logica di filiera non avrebbe alcun senso raccogliere cose che poi vanno rimosse. Solo che tutto ciò si presta a cattive interpretazioni che poi non aiutano.
Voi avete previsto un sistema sanzionatorio: i controlli sono a campione o vengono fatti in modo automatico?
Noi facciamo controlli a campione. Uno un po’ più sistematico, che è quello sull’organico, perché nei comuni a tariffa chi fa il compostaggio domestico ha diritto ad una riduzione del 20% della parte variabile, e dunque andiamo a verificare che venga fatto davvero.
Per quanto riguarda invece le sanzioni, non le abbiamo mai irrorate perché il vantaggio del porta a porta nei comuni piccoli è che si crea un rapporto personale con l’operatore di quartiere: l’operatore che nota un errore suona alla porta del cittadino: suona una, due, tre volte, e alla fine il proprietario di casa per non farsi la figuraccia fa più attenzione. E’ chiaro che nei condomini e nelle grandi città è un po’ più difficile…
Raramente sforate il limite di impurità accettato per la carta, che è il 3%, dunque nel complesso il sistema funziona. Ma ci sono elementi che devono essere ancora migliorati o che andrebbero gestiti in un altro modo?
Sicuramente si dovrebbe investire di più sulla selezione all’origine: presidiare le isole ecologiche in cui i cittadini fanno il conferimento diretto di rifiuti particolari, e in generale preferire la logica qualitativa a quella quantitativa. Le aree turistiche sono spesso un problema, in assenza di progetti mirati, così come i “grandi eventi”. In entrambi i casi ci troviamo spesso davanti a persone che provengono da territori diversi e che magari sono insicuri sul corretto conferimento. Standardizzare il sistema – a cominciare dai colori dei cassonetti - sicuramente migliorerebbe la qualità della raccolta.