Dopo le Pm10 è il turno dell'ozono: 13 città italiane ad alto rischio
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha presentato a Roma il 27 giugno la classifica sull'impatto sanitario del Pm10 e dell'ozono in 13 città italiane. Bilancio critico in particolare tra i capoluoghi del Nordest. Dati e ipotesi di interventi politici per ridurre le emissioni di inquinanti e migliorare lo stato di salute
28 June, 2011
Studi clinici e tossicologici hanno fornito informazioni significative sugli effetti di inquinanti specifici e sui
possibili meccanismi alla base di questi effetti.
La ricerca continua a progredire e, sebbene molte domande siano ancora senza risposta, l’inquinamento dell’aria è oggi uno dei temi più sviluppati nel campo della salute ambientale.
Grazie a questa solida evidenza scientifica e alla buona qualità delle reti di monitoraggio ambientale, che forniscono misure giornaliere delle concentrazioni degli inquinanti, è oggi possibile valutare in maniera certa l’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico sulle popolazioni urbane.
La classifica della concentrazione di ozono si chiama "Impatto sanitario del Pm10 e dell'ozono in 13 città italiane" con popolazione superiore ai 200.000 abitanti (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo). Condotta dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ufficio regionale per l'Europa per conto dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat), è stata presentata il 27 giugno a Roma in occasione del seminario di sanità pubblica su inquinamento atmosferico, traffico urbano ed effetti sulla salute.
Dallo studio, che stima le morti e le malattie dovute alle Pm10 e all'ozono, risulta che le aree a maggiore rischio sono quelle del Nordest. In particolare sarebbero circa 8000 i morti dovuti ogni anno agli effetti a lungo termine delle polveri sottili.
A differenza della precedente valutazione, questa ricerca include l'impatto dell'ozono, che si sta rivelando particolarmente insidioso nell'Europa meridionale (e con alte concentrazioni proprio nel Nordest) dove si parla di circa 500 morti. Le concentrazioni osservate sono in aumento e i loro effetti acuti sulla salute sono saldamente documentati. L’impatto dell’ozono si aggiunge a quello del particolato, in quanto i due inquinanti non sono correlati e
sono usati come indicatori indipendenti di qualità dell’aria.
Il Pm10 è considerato una buona misura del complesso mix di inquinanti solidi e gassosi creati
dal trasporto, dalla combustione di carburanti per veicoli e dalla produzione di energia elettrica e termica, e rimane l’inquinante scelto per valutare l’impatto sanitario
dell’inquinamento atmosferico.
La dimensione dell’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico stimato per le 13 città italiane dal presente studio sottolinea la necessità di un azione urgente per ridurre il burden of disease in queste città e, probabilmente, in molte altre.
Il rispetto della legislazione dell’Unione Europea porterebbe sostanziali guadagni, in termini di malattie evitate.
Sarebbe importante che i limiti sul Pm10 introdotti con la Direttiva 1999/30/EC (Unione Europea,1999) fossero rispettati e che non fossero resi meno severi.
L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea in cui il raggiungimento di questo obiettivo può costituire una sfida. Nel 2005, in molte delle maggiori città italiane si erano raggiunti i 35 giorni consentiti di superamento del livello di 50 μg/m3 di Pm10 già alla fine di marzo.
Inoltre solo alcune città erano riuscite a rispettare il vincolo della media annuale di 40 μg/m3 di Pm10
e nessuna di esse raggiungeva la media di 20 μg/m3 di Pm10, ovvero il limite che dovrebbe essere raggiunto, come consigliato dall’OMS, ma che non è più legalmente
vincolante.
Le informazioni sulle fonti di emissione possono essere utilizzate per identificare le aree più efficaci di intervento politico.
I dati del presente rapporto suggeriscono che guadagni
sostanziali possono essere raggiunti tramite politiche che mirino alla riduzione delle emissioni
da due fonti: il trasporto urbano e la produzione di energia.
E’ necessario identificare politiche specifiche per la riduzione delle concentrazioni. Riguardo
alle emissioni di particolato, guadagni in termini di salute possono essere ottenuti riducendo le
concentrazioni attraverso diverse strategie. Poiché l’associazione tra inquinamento dell’aria e
i suoi effetti avversi sulla salute è lineare e priva di soglia, gli effetti dell’inquinamento
atmosferico diminuiranno proporzionalmente alla diminuire della concentrazione media, per
tutti gli esiti sanitari considerati. Ciò significa che interventi di tipo diverso che producono la
stessa media annua determineranno lo stesso beneficio sanitario.
Le emissioni delle maggiori fonti urbane, soprattutto quelle prodotte dai veicoli a motore, devono essere ridotte sostanzialmente, attraverso politiche che mirino a limitare il trasporto motorizzato privato e incentivino il trasporto pubblico, gli spostamenti in bicicletta e a piedi.
Nell’ambito dell’obiettivo generale di riduzione delle emissioni, dovrebbe essere dedicata particolare attenzione a situazioni locali circostanziate. In particolare, le concentrazioni del Pm10 osservate in questo studio sono maggiori nelle città settentrionali (50 μg/m3), rispetto a
quelle dell’Italia centrale (43 μg/m3) e meridionale (35 μg/m3. Queste differenze sono probabilmente dovute principalmente a differenze nel sistema dei trasporti, nelle attività industriali, e nelle emissioni derivante dai sistemi di riscaldamento a livello cittadino e regionale, insieme a fattori climatici e geografici. In queste circostanze le azioni intraprese da un comune per ridurre, ad esempio, le emissioni dei veicoli a motore, probabilmente porteranno a modesti risultati. Sono necessarie, invece, iniziative politiche intraprese a livello regionale per diminuire la
concentrazione degli inquinanti e per il susseguente miglioramento dello stato di salute.
Le concentrazioni misurate nelle città italiane nel triennio 2002–2004 sono risultate maggiori rispetto alle concentrazioni medie europee; così, proporzionalmente, gli impatti sanitari.