Rinnovabili, il governo prova a inserire nuovi tagli nella manovra finanziaria, ma poi ci ripensa
Dure reazioni da parte del mondo delle rinnovabili alla notizia di possibili nuovi tagli agli incentivi. Il ministro Calderoli aveva proposto un emendamento alla manovra che riduceva non solo i sussidi all'energia pulita, ma anche il Cip6, i fondi per il decommissioning nucleare e alcune agevolazioni sociali. Ma in serata il governo ci ripensa: secondo quanto riferito da fonti parlamentari, a pretendere il dietro front sarebbe stato il ministro Romani
30 June, 2011
Pomeriggio di passione, per il mondo delle rinnovabili, scosso dalla voce insistente, rientrata in un secondo momento, di possibili nuovi tagli agli incentivi per l'energia “verde”. Un'ipotesi che ha immediatamente suscitato reazioni indignate da parte di associazioni di settore, gruppi ambientalisti e partiti di opposizione, preoccupati che un provvedimento del genere potesse infliggere il colpo di grazia a un settore già seriamente danneggiato dai tagli contenuti nel decreto Romani e nel Quarto conto energia. A scatenare il panico è stata la presenza, nella bozza della manovra entrata in Consiglio dei ministri, di un emendamento all'articolo 33 proposto dal ministro Calderoli, che prevedeva un taglio del 30%, «rispetto a quelle applicabili alla data del 31 dicembre 2010», di alcune voci della bolletta elettrica. La riduzione, che sarebbe dovuta entrare in vigore a partire dal 2012, avrebbe pesato per l'80% sugli incentivi alle rinnovabili, ma avrebbe interessato anche gli altri “oneri di sistema”, come il decommissioning nucleare (ovvero le spese per lo smantellamento delle centrali dismesse) e il cosiddetto Cip6, il provvedimento che concede sussidi alle fonti “assimilate” alle rinnovabili, tra cui alcuni inceneritori di rifiuti. A rischio di tagli anche, secondo diverse fonti, altre agevolazioni a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas, come il bonus sociale per i consumatori indigenti e per le Ferrovie o i contributi ai piccoli comuni. Il taglio orizzontale suggerito da Calderoli, avrebbe dovuto determinare una riduzione dei costi in bolletta per l'utente finale quantificabile in circa il 3%.
Immediate e durissime le reazioni, a cominciare da quella degli Ecologisti democratici, che non hanno esitato a definire «folle» l'idea del governo di tagliare ancora i sussidi all'energia pulita. «Siamo di fronte ad un governo di pazzi – ha dichiarato in una nota Fabrizio Vigni, presidente degli Ecodem - Non ci sono altre parole possibili, di fronte alla proposta di Calderoli di inserire nella manovra un emendamento che colpirebbe a morte le energie rinnovabili». Un provvedimento assurdo, secondo i deputati “verdi” del Pd, soprattutto alla luce dei risultati del referendum anti-atomo. «Uscito di scena il nucleare – ha aggiunto Vigni – l'Italia dovrebbe raddoppiare gli sforzi per le rinnovabili: e questi, invece, pensano bene di affondarle. Vanno fermati, prima che per l'Italia sia troppo tardi». Non meno allarmati i toni di Legambiente, preoccupata delle conseguenze sul mercato di un simile provvedimento. «Sarebbe ora di eliminare i costi inutili in bolletta per le spese per il decommissioning delle centrali nucleari e del Cip6 per le assimilate – ha dichiarato il presidente dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza – Certo, sarebbe invece assurdo andare a colpire il settore delle vere rinnovabili (come il fotovoltaico), visto anche lo scenario che per questo settore si è aperto dopo la recente consultazione popolare. Il governo deve quindi chiarire subito quali sono gli obiettivi dei tagli». L'ambientalista ha sottolineato inoltre che solo da poche settimane si è risolta l'incertezza normativa degli ultimi mesi, con l'entrata in vigore del Quarto conto energia. «Sarebbe francamente assurdo – ha aggiunto - tornare ora a sconfessare le scelte appena fatte da questa stessa maggioranza».
Analoghi i toni scelti dal presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che rivolgendosi direttamente al ministro Calderoli ha dichiarato: «Le rinnovabili non sono un lusso ma un investimento sul futuro. Nei prossimi 10 anni gli investimenti le rinnovabili, l'efficienza ed il risparmio energetico potrebbero portare a 2,5 milioni di posti di lavoro: posti di lavoro che con questo governo che va nella direzione opposta rispetto al resto d'Europa, non ci saranno mai». Da ridurre, per Bonelli, sarebbero invece la spesa militare e gli incentivi agli idrocarburi, e molta attenzione andrebbe fatta anche in caso di tagli alla spesa per il decommissioning, in merito ai quali «Calderoli dovrebbe dare maggiori delucidazioni e spiegare cosa intende tagliare, di sicuro non può essere ridotta la sicurezza per per le popolazioni che vivono nei pressi delle ex-centrali nucleari, che già stanno pagando le conseguenze di una scelta energetica sbagliata, pericolosa ed antieconomica».
Durissimi, infine, i commenti delle associazioni di settore, affidati a una nota congiunta firmata da Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Anie-Gifi), Associazione nazionale del vento (Anev), Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper) e Associazione nazionale dell'industria fotovoltaica (Assosolare) : «L'impatto di questa misura, se confermata – hanno commentato le associazioni - sarebbe devastante non solo per il settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ma per tutti i consumatori, sia industriali che domestici, che attualmente beneficiano di incentivi o sgravi che trovano copertura nella bolletta, come per esempio, il bonus sociale per indigenti, anziani e malati». Anche Assoelettrica ha espresso «sconcerto e preoccupazione per l'ipotesi avanzata nella bozza della manovra», sottolineando che la revisione del sistema di incentivi alle rinnovabili risale a poche settimane fa. «Rimettere oggi in discussione una norma frutto di una mediazione faticosamente raggiunta – ha commentato l'associazione - vuol dire togliere ogni certezza agli investitori,colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese di fronte agli investitori internazionali».
Una pioggia di critiche e avvertimenti, dunque, che evidentemente non ha lasciato indifferente l'esecutivo. Secondo quanto si è appreso successivamente, infatti, l'emendamento di Calderoli sarebbe stato stralciato dalla bozza di manovra, dietro esplicite e insistenti richieste del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. In ogni caso, sembra che la telenovela degli incentivi alle rinnovabili non sia ancora giunta all'ultima puntata.