«Roma non farà la fine di Napoli ma non si può perdere tempo»
Renata Polverini: «Vado avanti, la discarica è urgente Chiederò al prefetto di far rispettare la mia ordinanza» - dal Corriere.it del 04.07.2011
04 July, 2011
di Francesco Di Frischia
ROMA - «Siamo preoccupati: c'è il rischio di disastro ambientale se non verranno rispettati i tempi previsti nell'ordinanza. Chiederò anche alla Prefettura e agli enti locali di controllare che non ci siano perdite di tempo». Renata Polverini, dopo l'emergenza sanità, procede a testa bassa per affrontare l'emergenza rifiuti, ma promette: «Fino a quando sarò presidente della Regione non ci sarà una nuova Malagrotta, nè il rischio di ripetere quello che è successo in Campania e a Napoli».
Da Fiumicino agli altri Comuni, nei cui territori rientrano i siti giudicati «tecnicamente idonei» dalla Regione, i residenti protestano contro i futuri impianti. E c'è anche un parroco, don Luigi Bergamin, che ha annunciato uno sciopero della fame contro la discarica a Fiumicino minacciando l'intervento del Vaticano.
«Ma lo sa don Luigi che i rifiuti di Fiumicino e del Vaticano sono smaltiti a Malagrotta? Lui si deve occupare delle anime, io della salute dei cittadini. Comunque il sito di Pizzo del Prete è lontano dalla sede di Palidoro dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù. Il punto, però, è un altro...».
A che cosa si riferisce?
«Prima di criticare bisogna informarsi e serve senso di responsabilità: a Fiumicino la Regione ha programmato la realizzazione di un impianto con una mini discarica di servizio che accoglierà rifiuti inerti e inodore, che non inquinano e non danneggiano la salute dei cittadini e l'ambiente. E si tratta di immondizia che prima di arrivare lì sarà trattata e selezionata negli impianti di Malagrotta, di proprietà di Cerroni, e in quelli di Rocca Cencia e via Salaria, che sono dell'Ama».
Lei anche sei mesi fa aveva scritto nella precedente ordinanza di proroga di Malagrotta che questi impianti dovevano funzionare a pieno regime, per ridurre la quantità totale dei rifiuti, ma non sembra sia cambiato molto.
«Avevo scritto anche che a Malagrotta bisognava attivare un tritovagliatore per aumentare la quantità di rifiuti da trattare, ma qualcuno forse ha pensato che le ordinanze non valgano un granché. E si sbaglia. Per questo controllerò che tutti gli impianti funzionino a pieno regime: altrimenti corriamo il rischio di un disastro ambientale e di incorrere nella procedura di infrazione dell'Unione europea».
E se la situazione non dovesse sbloccarsi?
«Chiederò l'intervento, se serve, anche della prefettura oltre che del Comune di Roma, della Provincia di Roma e degli altri enti locali: tutti devono vigilare per le loro competenze. I rischi sono enormi. E poi ci sono importanti vantaggi per i Comuni disponibili a accogliere le mini discariche che portano tecnologie, occupazione e benefici per i residenti».
Perché il Lazio ha accumulato un preoccupante ritardo dal punto di vista degli impianti?
«Perché da 15 anni il problema rifiuti si trascina e nessuno si è preso la responsabilità di decidere, di programmare, di svolgere il ruolo che la politica deve ricoprire».
Tra la chiusura della discarica di Malagrotta, tra 6 mesi, e l'apertura del futuro sito di Fiumicino, previsto tra circa 3 anni, la Regione deve pianificare soluzioni intermedie.
«Certo. Da otto mesi stiamo lavorando con tre assessorati su questo delicato problema e ho già preso contatti con il Governo Berlusconi per trovare una strada che ci faccia chiudere Malagrotta e sistemare in via temporanea i rifiuti in qualche sito tra i quelli individuati».
Il commissariamento è un'ipotesi inevitabile?
«Intendo portare avanti soluzioni con le regole ordinarie. Se ci fosse la necessità, solo per la chiusura di Malagrotta chiederò poteri straordinari al Governo nazionale. Ci sono delle criticità da affrontare: stiamo valutando i siti di accompagnamento dopo la chiusura di Malagrotta».
Fiumicino e gli altri Comuni coinvolti lamentano che la Regione abbia imposto certe scelte dall'alto.
«No, abbiamo solo programmato una serie di interventi strategici che porteranno dei cambiamenti storici per questa regione. Con il contributo del ministero della Salute e dell'Enea dimostreremo che questi impianti offrono la massima sicurezza per la tutela della salute dei cittadini e per l'ambiente».
A Fiumicino, però, la giunta Canapini scricchiola.
«Questo fa parte della politica: conosco la classe dirigente di Fiumicino e sono pronta a discutere con loro questo progetto anche portando tutti a Peccioli, vicino Pisa, dove c'è un impianto simile a quello che vorremmo realizzare a Fiumicino».
E la sua maggioranza in Regione come sta?
«È unita, soprattutto su queste scelte importanti».
Crede davvero di aprire l'impianto di Fiumicino in 3 anni?
«Il mio mandato scade tra 4 anni: conto di inaugurarlo».
Sull'impianto previsto ad Albano pende il giudizio del Consiglio di Stato: se il gassificatore non si farà lì, si costruirà a Fiumicino?
«Sono ottimista su una soluzione positiva ad Albano. Ma con un massiccio investimento nella raccolta differenziata, sulla quale abbiamo stanziato 125 milioni, stiamo verificando con attenzione la possibilità di diminuire sensibilmente la quantità di rifiuti prodotti. E non escludo qualche sorpresa positiva in futuro, ma certe proteste ci riportano indietro nella storia: dobbiamo dimostrare di essere un Paese civile».