Rapporto Oir: le rinnovabili frutteranno all'Italia, da qui al 2020, benefici per 50 miliardi e 60.000 posti di lavoro
L'Osservatorio sulle rinnovabili traccia le prospettive future e indica le priorità: razionalizzare gli incentivi, sostenere le Fer termiche, puntare su sviluppo tecnologico, Smart city e crescita internazionale delle aziende italiane
05 July, 2011
«Lo sviluppo di un settore importante come quello energetico non può dipendere dagli umori e dalle emozioni di un momento». L’Oir, l’Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili costituito nell’ambito della società di consulenza Agici, ne è profondamente convinto. Il rapporto 2011, “Rinnovabili ed efficienza energetica. Proposte per un rilancio nel nuovo contesto globale”, parte proprio da quest’idea e indica ad amministratori e imprese la strada da seguire nei prossimi anni.
Prima di tutto, evidenzia l’Osservatorio, è importante capire quanto valgono le rinnovabili, con lo scopo di «fornire ai decision maker e agli investitori numeri certi su cui basare le scelte di pianificazione energetica». E allora, ecco i numeri: facendo un’analisi costi-benefici, da qui al 2020 le rinnovabili frutteranno al nostro Paese benefici per quasi 48 miliardi di euro, di cui 38 per mancato import di combustibili fossili, 8 per le emissioni e il conseguente impatto sul clima evitati e 4 miliardi per la nuova occupazione diretta creata. I posti di lavoro nati nel settore, infatti, saranno, dice l’Oir, 60.000, senza contare tutto l’indotto. Benefici che «stanno rendendo la maggior parte delle tecnologie verdi competitive con le fonti fossili». Le previsioni per il sistema Italia si inseriscono in un quadro positivo a livello globale, visto che «il mercato delle rinnovabili prosegue la sua crescita sostenuta: gli investimenti sono passati da 186 miliardi di dollari Usa nel 2009 a 241 nel 2010».
Da noi, però, sottolinea il presidente e fondatore di Agici Andrea Gilardoni, servirebbero «decisioni più sagge» da parte degli amministratori. Il rapporto dà numerosi suggerimenti. Primo fra tutti quello di sostituire il Piano energetico nazionale, «fondamentalmente basato sull’individuazione delle migliori modalità di generazione di energia», con un Programma di sostenibilità energetica, che abbia come primo pilastro «lo sviluppo dell’efficienza energetica in tutte le fasi della produzione, del trasporto, dello stoccaggio e del consumo». Il nuovo Piano dovrebbe poi puntare sulla «fissazione di un mix produttivo ottimale nell’ottica dell’efficienza», su «politiche di sostegno equilibrate», «rafforzamento e coordinamento di R&S e innovazione» e sulla «promozione di comportamenti virtuosi presso i consumatori finali». Il tutto senza dimenticare la «razionalizzazione dei processi di produzione-consumo nelle città», in riferimento cioè alle Smart city e alle reti intelligenti. Due elementi da non sottovalutare, visto che, «l’Oir ha osservato come lo sviluppo delle Smart city richieda prodotti e servizi innovativi» e che per le sole tecnologie di generazione distribuita dell’energia il mercato ammonterebbe a 15 miliardi di euro. Genova e Bari sono due esempi di “città intelligenti”, che stanno puntando su mobilità sostenibile, bioedilizia e eco distretti.
Ecco invece quali sono, per l’Osservatorio, le priorità su cui l’azione politica dovrà puntare nei prossimi anni: «Razionalizzare il sostegno alle rinnovabili, favorire la crescita internazionale delle industrie rinnovabili italiane, sostenere fortemente lo sviluppo tecnologico, sviluppare meccanismi per favorire il consenso nella realizzazione di infrastrutture e impianti, razionalizzare la connessione alla rete e la gestione delle fonti non programmabili e sostenere le rinnovabili termiche».