“Riuscite a immaginare un futuro senza plastica?”
Corepla, Unionplast e Plastics Europe Italia lanciano una campagna spot in difesa delle qualità della plastica, “il materiale che la natura si è dimenticata di creare”. Il messaggio: la plastica è solo un (ottimo) materiale, fate lo sforzo di riciclarlo
19 July, 2011
E’ apparsa sulle pagine di alcuni quotidiani (La Repubblica, Il Corriere, Il Sole 24 Ore) una pagina pubblicitaria che forse farà discutere. "Riuscite a immaginare un futuro senza plastica?". Nell’immagine si vede un uomo contemporaneo, in giacca e cravatta, regredire a scimmia, come in un rewind della scala evolutiva.
Questo il testo della pubblicità:
La plastica è il materiale del futuro, ci sta aiutando più di ogni altro nell’affascinante ascesa delle nuove tecnologie: c’è plastica nei computer, sugli aerei, nelle astronavi, nelle macchine che salvano vite in ospedale. Pochi sanno che gli imballaggi in plastica per alimenti hanno ridotto lo spreco di cibo nel mondo dal 48% al 3%. O che il trasporto di merci con contenitori in plastica fa diminuire la CO2 nell’aria perché sono leggeri e fanno consumare meno carburante.
O che termo valorizzando gli imballaggi in plastica che ancora non possono essere riciclati si ricava energia pulita…
Se ognuno di noi fa un piccolo sforzo per mettere gli imballaggi in plastica nel contenitore giusto, e non li getta via senza criterio, il sistema industriale della plastica li ricicla per trasformarli in nuove idee utili, risparmiando risorse e tutelando l’ambiente.
Come ha detto il premio Nobel Paul John Flory: “La plastica è il materiale che la natura si è dimenticata di creare”.
Nessuna persona sana di mente potrebbe pensare di scagliarsi contro aerei, pc e macchinari ospedalieri perché realizzati in plastica (e si spera non biodegradabile!). Qualcuno potrebbe avere da ridire su termovalorizzazione = energia pulita, sull’entità della riduzione dello spreco – che purtroppo super di gran lunga il 3%, anche se non certo per colpa della plastica – ma non ci vuole molto a capire il perché il settore dell’industria plastica abbia sentito il bisogno di ribadire qualità e funzioni del materiale che ha cambiato il mondo. Excusatio non petita o legittima difesa?
“Questa è una campagna spot, che proseguirà per circa 15 giorni sulle pagine di alcuni quotidiani – afferma Gianluca Bertazzoli di Corepla – ed è un’iniziativa che abbiamo preso assieme a Unionplast e Plastics Europe in risposta all’aggressività che si respira ultimamente quando si parla di plastica. Noi siamo sempre convinti che criticare gli usi impropri sia giusto e doveroso, ma condannare una cosa in sé per colpa di un utilizzo scorretto non abbia alcun senso. Soprattutto se il materiale non è intrinsecamente dannoso. Un conto è dire “la droga fa male”, ma prendersela con la plastica è come prendersela con il gelato: certo che se ne mangio 6 kg vado all’ospedale, il punto è l’uso che se ne fa. Idem per la plastica”.
Il commento di Silvia Ricci, Porta la Sporta:
Immaginiamo che questa campagna di comunicazione sia stata intrapresa per bilanciare le "accuse" che vengono lanciate all'industria della plastica da campagne a cura di diverse associazioni e in particolare da quelle che si occupano di salvaguardia dei mari.
Rispetto al testo che appare sulla pagina del comunicato e per quella che è la nostra conoscenza del settore anche internazionale, nessuna di queste associazioni e loro esponenti ha mai messo in discussione la plastica tout court come materiale e le sue caratteristiche - che hanno reso possibile applicazioni in vari prodotti durevoli del nostro quotidiano- quanto piuttosto l'utilizzo monouso che è andato, evidentemente, fuori controllo.
Anche se mari ed oceani sono infestati da frammenti di plastica di tutte le misure che non provengono solamente da plastica usa e getta è l'iper proliferazione nella produzione di plastica usa e getta che viene avversata, e a nostro parere a ragione. Questo perché, pensare di destinare ad un uso di pochi minuti, o comunque breve, un materiale che dura millenni è stato un evidente errore concettuale di progettazione che si è palesato, nelle sue conseguenze, sempre di più man mano che i livelli di consumo crescevano con i decenni.
I contenitori di plastica, che sono più leggeri e fanno consumare meno carburante, come recita la pagina, hanno sostituito nei decenni i sistemi di vuoto a rendere nel vetro che erano gestiti tramite reti locali di produzione e distribuzione permettendo alle aziende di centralizzare la produzione in pochi stabilimenti e facendo di fatto viaggiare di più e più lontano le merci.
L'imballaggio è importante per ridurre lo spreco di cibo in tutto il mondo ma anche l'imballaggio può indurre allo spreco.
Nei paesi sviluppati l'imballaggio viene usato infatti come elemento per indurre al consumo inutile e compulsivo.
Pensiamo a cosa avviene per tutti quei prodotti del reparto salumi - formaggi e gastronomia che vengono confezionati ed esposti nei banchi frigo per indurre acquisti che non avverrebbero al reparto. Visto che queste confezioni hanno pochi giorni di vita diventa legittimo domandarsi cosa succeda con l'invenduto e come venga qui smaltito imballaggio e contenuto.
Soprassediamo sul passaggio che evoca una produzione di energia pulita ottenibile da incenerimento della plastica non ancora recuperabile visto che la plastica, bruciando, emette diossine e che il fatto che questi impianti rientrino tra le industrie insalubri di classe I vorrà pur significare qualcosa (articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie -G.U. n. 220 del 20/09/1994, s.o.n.129).
Infine forse c'è un motivo per cui la natura si è dimenticata di creare la plastica....proviamo tutti ad indovinarlo e... chiediamo all'industria, alla tecnologia e alla politica di non utilizzare, in questo rispetto, risorse in campagne quanto piuttosto di investire quelle risorse a disposizione in progetti che possano dimostrare ai cittadini, con i fatti, che la natura si era sbagliata a non creare la plastica....
(Per la lettura completa del testo di Silvia Ricci, rimandiamo a questo link).