Torino 2020. Ecologia della città futura
Un articolo del professor Egidio Dansero, del Dipartimento interateneo territorio del Politecnico e dell'Università di Torino - dalla newsletter di luglio della Compagnia di San Paolo
22 July, 2011
Egidio Dansero*
L’immaginare una città al futuro è una sfida stimolante e certamente non facile, che comporta il pensare come potrà evolversi quella concentrazione spaziale di persone, cose, relazioni, fissità e movimenti, che chiamiamo città. Chi abiterà la città futura, come vivrà e produrrà nell’ambiente urbano, come si muoverà? Tra le dimensioni dell’essere città, l’ambiente urbano inteso nelle sue componenti eco-logiche ed eco-sociali appare nel contempo lo sfondo su cui si dipanano le molteplici esistenze e storie che popolano la città, l’esito di tali dinamiche ma anche la condizione delle stesse. Una condizione che sempre più si deve confrontare con l’esigenza della qualità. Qualità dell’ambiente urbano e qualità della vita come variabile indipendente nei processi di sviluppo, anche se da essi dipende in relazioni ambigue e non lineari. Quale l’ecologia della Torino futura?
Per provare a tentare alcune sintetiche risposte occorre ovviamente partire dal chiedersi come sta oggi Torino, qual è la salute dell’ambiente cittadino? E’ importante considerare che il tema ambientale è trasversale, non è un settore a parte e tutte le dimensioni e le politiche urbane hanno ripercussioni ambientali. Tuttavia l’ambiente può essere messo al centro delle politiche della città, fare da perno le strategie urbane o andare al rimorchio di altre politiche settoriali, esserne l’importante ma pur sempre residuale complemento. Chiaramente le relazioni società ambiente trascendono i confini della città, richiedono salti di scala o “geometrie variabili” per capire le implicazioni ambientali di come in una città si vive, si produce, si consuma, ci si sposta, si producono scarti ed esternalità di vario genere (rifiuti nei diversi stati, congestione e traffico) con effetti dalla scala locale a scale più ampie fino a quella globale. Inoltre occorre considerare che ci si muove in un regime di incertezza, sia per la disponibilità di dati, certamente più ampia rispetto al passato ma ancora insufficiente in quantità e qualità per alcuni comparti, sia soprattutto per la difficoltà di stabilire un nesso causale tra azioni e risultati. Basti pensare alle continue polemiche sugli impatti effettivi o simbolici, se non negativi, di vari provvedimenti di limitazione del traffico privato.
Possiamo nondimeno considerare alcuni tematismi rilevanti della qualità ambientale urbana: la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento atmosferico e la mobilità, la produzione e il consumo di energia, il consumo di suolo. Ne emerge un quadro ambivalente, in cui la città (e la Provincia di Torino nel suo insieme) presentano talvolta performance molto positive e migliori rispetto alla media italiana (ad es., nei campi della raccolta differenziata, della diffusione del teleriscaldamento, della qualità del parco auto e nella riduzione sostanziale di alcuni inquinanti atmosferici); in altri casi, emergono criticità importanti, come per le emissioni di polveri sottili (PM10), le quali, nonostante mostrino un andamento calante nel quadro degli ultimi anni, pongono Torino tra le città che subiscono maggiormente questo tipo di inquinamento non solo in Italia, ma in tutta Europa, dovuto anche a condizioni micro-climatiche non favorevoli alla dispersione degli inquinanti.
Da una simile rassegna non emergono solo problemi (o eccellenze), ma anche numerosi spazi e margini di miglioramento, nonché opportunità per futuri interventi in diversi settori (dall’estensione della raccolta differenziata porta a porta, alla riduzione dei consumi energetici, al recupero di aree degradate (ad es., la discarica di Basse di Stura) che segnano la via per migliorare l’ambiente torinese nei prossimi anni. Una sfida che il territorio sembra aver cominciato a cogliere, incrementando il numero di progetti e piani che introducono iniziative e strumenti nei campi della sostenibilità e dell’innovazione ambientale. Tali esperienze sono tanto più importanti per il fatto che la città non ha maturato, sino ad oggi, una propria politica ambientale unitaria. Dunque, Torino dovrà necessariamente riflettere sul ruolo che l’ambiente potrà assumere nel futuro della città: se diverrà un punto centrale nell’agenda politica, o rimarrà in secondo piano, “a rimorchio” e complemento di altre politiche settoriali. Tale distinzione si specchia in una ulteriore alternativa: Torino deciderà di seguire una logica conformativa (e, pertanto, si “limiterà” al tentativo di adeguarsi ai parametri di legge) o performativa, facendo della qualità ambientale la chiave di volta dei futuri processi di trasformazione del territorio proponendosi come esempio positivo per altre città e altri territori? Ci sono importanti e interessanti segnali, come il tentativo della città di candidarsi al progetto europeo “Smart city”, un’iniziativa di supporto a città e regioni che vorranno intraprendere misure ambiziose e pionieristiche per raggiungere al 2020 il 40% di riduzione nella produzione di gas serra attraverso una produzione e un uso sostenibile dell’energia nell’abitare, nel produrre e nella mobilità urbana.
* Dipartimento interateneo territorio - Politecnico e Università di Torino, IRIS - Istituto di ricerca interdipartimentale sulla sostenibilità Università di Torino