Gli ambientalisti sul commissariamento di Malagrotta: «In Lazio serve un nuovo modello di gestione dei rifiuti»
Legambiente Lazio e il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino chiedono una nuova politica sui rifiuti, che punti su riduzione, riciclo, recupero e raccolta porta a porta
28 July, 2011
Alla notizia del commissariamento di Malagrotta, gli ambientalisti della capitale concordano sulla necessità, prima di tutto, di un nuovo modello di gestione dei rifiuti. «Il rimpallo al prefetto Pecoraro delle responsabilità del sindaco Alemanno e della presidente Polverini non può funzionare, la scelta d'imperio di un nuovo sito, senza l'assunzione contestuale di un nuovo modello per la gestione dei rifiuti della Capitale, ci porterà diritti sullo stesso percorso di Napoli, con barricate, proroghe e rifiuti per strada», commenta il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati.
Il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino, che da oltre un mese e mezzo si batte contro l’inceneritore e la discarica di Pizzo del Prete, annuncia che chiederà a Pecoraro «un incontro ufficiale urgente onde produrre documentazione ed atti che dimostrano la totale irresponsabilità della giunta Polverini in merito alla localizzazione della discarica». Secondo Massimo Piras, portavoce del Comitato, la presidente della Regione non ha dato «una risposta adeguata sul piano del rispetto delle leggi vigenti, che prescrivono l'attivazione di azioni di riduzione-riciclo-recupero e solo in ultimo quella di smaltimento». «Serve un nuovo ciclo virtuoso, un nuovo modello di gestione dei rifiuti della Capitale, fondato su riduzione e riuso dei rifiuti e che veda crescere la differenziata in modo esponenziale passando al porta a porta», gli fa eco il presidente di Legambiente Lazio.
Parlati punta l’indice contro il sindaco di Roma: «Alemanno e il nuovo management di AMA hanno bloccato il già lento percorso ben avviato sul porta a porta, che fa toccare ogni giorno il 65% di differenziata nei quartieri romani coinvolti, dimostrando che basterebbe estendere questo modello per avere ottimi risultati. I metodi inefficaci attuati come il sistema misto cassonetto/postazioni mobili hanno, invece, danneggiato la raccolta differenziata, fatto infuriare i cittadini e ridotto la loro disponibilità a collaborare, aumentato in modo clamoroso la tariffa, passata da 500 a 630 milioni l'anno, più il recupero IVA che il Sindaco aveva promesso non avrebbe gravato sulle tasche dei cittadini. Scelte assurde, che portano ora la Capitale, sull'orlo del baratro, a chiedere una proroga al Ministero per la differenziata che serve solo a spostare gli obiettivi di legge al 2013 e al 2018».