Inquinamento luminoso: buone pratiche, nuove tecnologie e il rischio “boomerang” dei Led. Video
Prosegue l'indagine di Eco dalle Città sulle strategie adottate in Italia e all'estero per ridurre gli sprechi di energia e l'inquinamento legati all'illuminazione pubblica. Grazie al progetto europeo Plus, in diverse città si sta sperimentando la riduzione dell'intensità luminosa nei quartieri residenziali. Un obbligo, quello di evitare la luce in eccesso, previsto anche dalle leggi in materia varate da molte regioni italiane
05 August, 2011
Promuovere la diffusione, a livello comunitario, di politiche sostenibili per la pubblica illuminazione, in contrasto con gli sprechi di energia e l'inquinamento luminoso. Sono gli obiettivi del progetto europeo Plus (Public lighting for sustainable urban spaces), al quale ha da poco aderito, per l'Italia, il Comune di Bassano del Grappa. Oltre all'impiego di dispositivi di illuminazione particolarmente efficienti, il progetto prevede la riduzione dell'intensità di luce in eccesso, in modo, da una parte, di combattere l'inquinamento luminoso delle città, e dall'altra, di ridurre le bollette energetiche comunali di una percentuale compresa tra il 20 e il 40%. L'iniziativa, finanziata dall’Unione europea per il 75% e dai governi nazionali per il restante 25%, ha già coinvolto diverse città in tutta Europa, dalla capofila Eindhoven (Paesi Bassi) a Lione e Nizza in Francia, da Burgos (Spagna), a Patrasso (Grecia), da Birminghan (Regno Unito) e Tallin (Estonia) e molte altre, inclusa, appunto, Bassano del Grappa.
Buone pratiche in Europa
A spingere le città europee a contrastare gli “eccessi di illuminazione” non sono, naturalmente, solo considerazioni di carattere ambientale. La pubblica illuminazione, secondo le stime dell'Ue, rappresenta oltre il 60% della spesa energetica delle città europee. Per un comune di poco più di 40mila abitanti come Bassano del Grappa, per intenderci, si tratta di circa 500mila euro l'anno. Una cifra esorbitante, che grazie all'iniziativa comunitaria Plus potrebbe scendere di almeno il 30%. Risultati a cui puntano anche le altre città che hanno aderito al progetto, che se per lo più prevedono semplicemente di installare sistemi di illuminazione pubblica a Led, in qualche caso sono pronte anche rinunciare a qualche “lumen” per rendere strade e piazze più naturali e accoglienti. Succede ad esempio a Lione, dove l'amministrazione sta sostituendo i vecchi lampioni con dispositivi di ultima generazione, non solo più efficienti ma anche in grado adattare l'illuminazione ai “ritmi” della città. In altri termini, l'intensità della luce sarà calibrata, nei vari momenti della notte e nei diversi periodi dell'anno, sulle attività delle differenti parti della città. Nei quartieri residenziali o lungo i percorsi ciclo-pedonali, ad esempio, la luce sarà abbassata, o addirittura spenta, intorno a mezzanotte, permettendo, secondo le stime degli amministratori, di risparmiare circa 320mila kiloWattora (kWh) all'anno. Anche a Burgos, in Spagna, saranno installate lampade provviste di controllo remoto per ridurre l'intensità della luce a seconda del traffico o delle condizioni di illuminazione naturale. Una direzione che ha imboccato anche l'amministrazione di Nizza, prestigiosa località della Costa Azzurra, dove è in fase di implementazione un sistema di telecontrollo dei lampioni pubblici. Esempi che il Comune di Bassano del Grappa intende seguire, attraverso un’attenta pianificazione del tempo di accensione e dell'intensità luminosa dei lampioni a seconda delle zone della città.
California dream
Il dibattito sull'eventualità di ridurre l'illuminazione stradale è scoppiato anche negli Stati Uniti, dove, nella città di Danville, in California, un certo Lee Vogler, ideatore del movimento “Moving Danville forward”, ha chiesto all'amministrazione locale di lasciare al buio l'autostrada 58 e altre strade a basso tasso di traffico. Per convincere i concittadini della bontà della sua propsta, che secondo le sue stime farebbe risparmiare alla comunità circa 35mila dollari all'anno, Vogler ha pubblicato in rete diversi video che mostrano le strade periferiche di Danville immerse nell'oscurità. Per ora, gli amministratori non hanno ancora accettato formalmente il suo suggerimento, ma hanno annunciato che non collocheranno lampioni lungo due nuove arterie cittadine (Park Avenue e 41 connector).
Troppa luce a Vicenza
Al di là del progetto Plus e delle campagne “dal basso”, comunque, sono molte le iniziative che promuovono la sostenibilità dei sistemi di illuminazione pubblica, anche perché la riduzione dell'inquinamento luminoso non è solo un'istanza promossa dagli ambientalisti e dagli appassionati osservatori del cielo, bensì un preciso obbligo di legge. Ben 18 regioni italiane, infatti, hanno già approvato leggi ad hoc (vedi elenco sul sito dell'associazione Cielobuio), che vietano l'eccesso di luminosità e forniscono ai Comuni le linee guida da seguire nella formulazione dei piani di illuminazione pubblica. Proprio in virtù della legge in vigore in Veneto, ad esempio, qualche mese fa il Comune di Vicenza ha ricevuto una diffida dall'associazione "Veneto stellato", trasmessa in copia anche all'Arpav (Agenzia regionale per la protezione ambientale) per l'eccesso di lumen prodotti da lampioni, fari di campi sportivi e centri commerciali, insegne luminose degli esercizi commerciali. Per questo la città di Palladio dovrà mettere a punto, entro la fine del 2011, un piano per il contenimento dell'inquinamento luminoso. Una delle misure che dovranno essere rispettate a Vicenza, e che probabilmente sono disattese anche in molte altre città italiane, è il rispetto della distanza minima tra i pali della luce. In Veneto, in particolare, i lampioni devono essere distanziati di una lunghezza non inferiore a 3,7 volte la loro altezza, quindi se un palo della luce è alto 10 metri, quello più vicino dovrebbe essere collocato ad almeno 37 metri di distanza. Un limite che a Vicenza, e forse non solo lì, non viene rispettato.
A tutela del buio
Per evitare di trovarsi nella stessa “abbagliante” situazione, a Firenze è appena stata approvato un progetto che prevede la sostituzione dei vecchi lampioni con dispositivi che, oltre ad illuminare verso il basso, sono dotati di un sistema di accensione/spegnimento computerizzato che permette di ridurre all'occorrenza il flusso luminoso. Sempre per favorire il rispetto delle normative in materia di prevenzione dell'inquinamento luminoso, inoltre, l'Unione astrofili italiani (Uai), la Dark-sky association e l'azienda Hera luce hanno di recente sottoscritto un protocollo d'intesa che punta alla ricerca di soluzioni tecnologiche in grado di rendere più sostenibili gli impianti di illuminazione stradali e monumentali. Secondo i promotori, l'adozione di questi accorgimenti potrebbe far risparmiare, su scala nazionale, 400 milioni di euro all'anno, oltre ad evitare l'emissione in atmosfera di milioni di tonnellate di Co2.
Roma in controtendenza
Sembra invece andare nella direzione opposta l'amministrazione comunale di Roma, che ha appena annunciato l'installazione di 10mila nuovi lampioni entro la fine del 2011: 5mila nel XX e nel XIII Municipio e altrettanti nel resto della città. Le nuove lampade stradali installate, secondo il Programma di intervento straordinario del Campidoglio, arriveranno a quota 52.964 entro il 2020, e saranno montati su strade attualmente prive di illuminazione. A motivare questa “pioggia di luce”, secondo le dichiarazioni dell'assessore ai Lavori Pubblici, sarebbero esigenze di sicurezza dei cittadini, che hanno spinto il Comune a voler illuminare «tutte le strade di Roma» entro i prossimi dieci anni. Quel che è certo, per ora, è che la bolletta energetica della capitale è destinata a lievitare, anche perché solo 2mila dei 5mila lampioni in corso di installazione saranno provvisti di luci a Led.
I Led? Vediamoci chiaro
Anche sulle lampadine ad altissima efficienza, tra l'altro, sarebbe opportuno, è proprio il caso di dirlo, vederci più chiaro. Secondo l'associazione Cielobuio, infatti, anche se i Led permettono di abbattere i consumi energetici, e quindi rappresentano il futuro dell'illuminazione stradale, dal punto di vista dell'inquinamento luminoso la loro luce bioanco-blu è fino a 3-4 volte più dannosa di quella di sorgenti calde. La spiegazione starebbe nell'effetto di Scattering di Rayleigh, per il quale la diffusione della luce in atmosfera è molto più veloce per sorgenti con forti componenti bianco-blu piuttosto che per sorgenti con forte componente verso il giallo. Un altro rischio paventato dalle associazioni che si battono contro l'eccesso di illuminazione nelle città è che la maggiore efficienza dei Led si trasformi in una sorta di boomerang: visto che le moderne lampade stradali a basso consumo sprecano meno energia, i Comuni potrebbero essere tentati di invadere le strade di punti luminosi. L'unica soluzione efficace, in fin dei conti, sembra essere la più semplice: ridurre e razionalizzare, attraverso il telecontrollo dei lampioni, il rispetto della distanza tra i pali della luce e la scelta di una giusta intensità luminosa, la quantità di luce che bagna le nostre città. Con buona pace di chi imputa proprio all'oscurità i pericoli che si celano nella “giungla metropolitana”.