Aria condizionata sì o no? Inchiesta doppia a Napoli e Torino
Cosa fanno i Napoletani per difendersi dall’afa? E i Torinesi? Si sopravvive in casa senza climatizzatore? L’aria condizionata in macchina è condizione necessaria alla sopravvivenza nella jungla urbana o ci si aggiusta abbassando i finestrini? Microinchiesta in due città
23 August, 2011
di Silvana Santo ed Elena Donà
Sarà anche il “Paese del sole”, ma quest'anno l’Italia ha vissuto un'estate atipica, almeno dal punto di vista meteorologico. Dopo un bimestre giugno-luglio decisamente più fresco e piovoso della media, la colonnina di mercurio ha raggiunto picchi significativi nell'ultima settimana, con livelli di umidità tali da far boccheggiare chi è rimasto a casa, riproponendo il dubbio atavico tra la scelta del condizionatore e quella del ventilatore. Per capire cosa scelgono gli italiani per difendersi dall’afa, quanto sono informati sui consumi energetici e per vedere se su questo tema ci sono differenze fra Nord e Sud, Eco dalle Città ha realizzato una “doppia inchiesta”, intervistando cittadini di età e reddito diversi, per metà residenti a Napoli e per metà a Torino. Ecco cosa abbiamo scoperto...
Condizionatori sul posto di lavoro
Napoli - Al lavoro? Mai senza a/c!
Nonostante gli ultimi giorni di afa, gli intervistati ammettono che l'estate 2011 è stata tutt'altro che torrida, eppure, su una cosa i napoletani sembrano essere (più o meno) tutti d'accordo: l'aria condizionata sui luoghi di lavoro è ormai considerata un optional indispensabile, soprattutto per chi è “costretto” dalla propria professione a vestirsi in modo più o meno formale. «È impensabile potersi applicare mentalmente in attività impegnative se c’è caldo o condizioni climatiche disagiate in generale – dice Valerio, ingegnere di 33 anni - e se a questo aggiungiamo obblighi di abbigliamento ed altro, il tutto diventa anche più che indispensabile». Tra le persone interpellate da Eco dalle Città, molti la pensano come lui. Paola, avvocato 30enne, non ama il climatizzatore, e dichiara di preferire senza dubbio un più ecologico ed economico ventilatore, ma su una cosa non ha dubbi: «non solo i luoghi di lavoro, ma tutti i luoghi pubblici dovrebbero essere muniti di impianti di aria condizionata». Le fa eco Emilio, impiegato di 28 anni, sottolineando che «molti ambienti professionali, come quello in cui lavoro io, non sono sufficientemente ventilati, e quindi richiedono necessariamente un impianto di aria condizionata». Francesco, ingegnere 34enne, inserisce anche le scuole tra gli ambienti da climatizzare obbligatoriamente, anche perché, sottolinea, «il caldo fa calare la concentrazione e la produttività». Eppure, qualche voce fuori dal coro c'è. Donatella, biologa di 44 anni, ritiene dannoso l'utilizzo massiccio dell'aria condizionata in uffici e altri posti di lavoro. «A volte mi trovo ad attraversare, per raggiungere un'altra postazione, corridoi molto più caldi del laboratorio in cui passo la maggior parte della mia giornata lavorativa, con conseguenze immaginabili sul mio confort e sul mio stato di salute». Ne sa qualcosa Raffaella, impiegata aeroportuale di 31 anni, che sottolinea invece il problema degli “eccessi di freddo artificiale”. «In luoghi come l'aeroporto l'aria condizionata è indispensabile – dice - ma a volte si rischia un vero e proprio shock termico uscendo dallo scalo, oppure si è costretti ad indossare giacche pesanti e sciarpe anche in estate».
Torino – Il condizionatore in ufficio va bene però “esageruma nen!”
Ai torinesi l’aria condizionata in ufficio piace, ma quasi tutti si lamentano per l’abuso che molto spesso ne viene fatto. “Io lavoro nell’ufficio amministrativo di un’azienda e i condizionatori sono perennemente accesi: il problema è che in questo modo non si aprono mai le finestre e dopo un po’ ci si sente la testa pesante” a dirlo è Valentina, una segretaria di 42 anni. “Purtroppo il sistema è centralizzato e non possiamo regolarlo da soli noi dipendenti. Ma che senso ha tenere l’aria condizionata accesa dalle nove del mattino? Basterebbe farlo nelle ore più calde della giornata: si risparmierebbe e io eviterei di imbottirmi di pastiglie”. “Al lavoro il condizionatore è sempre acceso – conferma Alberto, 27 anni, ingegnere - e personalmente lo ritengo molto utile, ma esclusivamente perché non posso usare gli stessi stratagemmi che uso a casa per sopportare il caldo”. “Nel mio studio l’aria condizionata c’è e non potrei farne a meno – conferma Elisa, 34 anni, architetto – Però faccio sempre attenzione a non tenerla ad una temperatura troppo bassa, come purtroppo vedo fare in tanti uffici. Proprio ieri ho passato il pomeriggio da un cliente e a un certo momento ho pensato che sarei congelata: insomma, io ero uscita di casa con un abito sbracciato, c’erano 35 gradi, e quest’uomo nel suo ufficio aveva addosso la giacca del completo… Insomma, non dico di andare al lavoro in costume da bagno, ma non si può polarizzare un ufficio per poter essere impeccabili, no?!”. E nelle università? “A Palazzo Nuovo l’aria condizionata non credo sappiano cosa vuol dire” dice Giulia, 24 anni, studentessa di Lettere. “Ma va anche bene così, si risparmia e si inquina meno, solo che la nostra università dà su un corso parecchio trafficato e se lasci le finestre aperte si sente un gran casino dalla strada. Insomma, va a finire che abbiamo sempre una scusa per non seguire, o il caldo o i clacson!”. “Io studio Fisica, e da noi c’è solo l’aula di laboratorio con l’aria condizionata – aggiunge Alberto, 26 anni – Va benissimo, ma è fin troppo fredda!”.
Condizionatori a casa
Napoli - Economia domestica!
Abbiamo visto che, pur con qualche riserva, la maggior parte degli intervistati ritiene praticamente impossibile lavorare senza un climatizzatore in funzione. Ben diversa la situazione all'interno dei propri appartamenti, forse anche perché in ufficio i costi dell'aria condizionata non incidono direttamente sulle tasche dei lavoratori. In ogni caso, solo un intervistato su tre dichiara di utilizzare un climatizzatore tra le mura domestiche, e comunque precisa di farlo con grande parsimonia. «Accendiamo l'aria condizionata solo nelle giornate più afose, e comunque a una temperatura non molto più bassa rispetto a quella esterna – spiega ancora Donatella – Soprattutto per garantire sonni tranquilli ai nostri figli di 10 e 12 anni». Emilio, invece, di figli non ne ha, ma lascia il climatizzatore acceso per non più di un paio d'ore al giorno. «La mia casa è esposta ad ovest e ha i muri portanti in tufo, quindi nelle sere d'estate la temperatura interna è fastidiosamente alta – si giustifica – In ogni caso ho scelto un modello inverter ad alta efficienza, e tengo porte e finestre ben chiuse quando è in funzione». Per Massimiliano, studente 27enne, molto dipende anche dalla dimensione dell'ambiente da rinfrescare: «Se si resta in una zona limitata in una stanza, ad esempio a tavola durante un pasto, il ventilatore può andare bene, altrimenti il climatizzatore è più adatto a mantenere fresco un ambiente più ampio». Nella casa che condivide con la famiglia, comunque, il climatizzatore resta acceso per un paio d'ore prima di dormire. Gli altri, che il condizionatore a casa non ce l'hanno, si dividono tra quelli che, potendo, lo installerebbero subito, e quelli che invece vedono nell'aria condizionata una specie di mostro da combattere. Come Gennaro, 70enne architetto in pensione, che nonostante sia un soggetto “a rischio afa” in quanto cardiopatico, preferisce un classico ventilatore a piantana associato a rimedi tradizionali. «L'aria condizionata non è salutare – dichiara - e anche quando fa molto caldo basta tenere le persiane chiuse e accendere un ventilatore per ottenere una condizione accettabile». Paola, molto più giovane e in perfetta salute, la pensa come lui: «In casa meglio non avere l'aria condizionata, causa fastidi e malanni». Antonietta, insegnante di vela 30enne, è ancora più drastica, e dichiara di fare a meno, quando è a casa, anche del ventilatore. Gli altri, candidamente, ammettono che se ne avessero la possibilità, comprerebbero un climatizzatore prima di subito. Quanto ai consumi, gli intervistati non sembrano molto preparati sulle differenze tra condizionatori e ventilatori, anche se tutti sono consapevoli che i primi consumano «molto di più» dei secondi. Soltanto Valerio, complice probabilmente la sua formazione professionale, azzarda una stima: «a seconda dei modelli, un climatizzatore può consumare dalle 10 alle 20 volte di più rispetto a un ventilatore». Francesco, l'altro ingegnere, è ancora più preciso: «il condizionatore nel mio ufficio è in classe A ad inverter, credo che consumi intorno ai 750-800 Watt orari, un ventilatore invece ne consuma in media 60-70».
Torino – …Economia domestica anche qui!
“Ma davvero c’è qualcuno che ha l’aria condizionata in casa?!” spalanca gli occhi il signor Carlo, 93 anni. Sì, più di qualcuno: secondo i dati diffusi da Cittalia, almeno un’abitazione su 4. E fra l’altro dovrebbero essere proprio gli anziani come lui a beneficiarne di più. “Ma secondo voi quando ero giovane io c’erano tutte queste cose? Eh no cari miei, eppure io a 90 anni ci sono già arrivato e vado per i 100, voi con tutti i vostri apparecchi condizionati, chi lo sa!”. “No, in casa mia il condizionatore non c’è e proprio non mi manca – dice Marco, che di anni ne ha solo 21 ma la pensa esattamente nello stesso modo. “Alla fine basta un ventilatore, una tenda sulla finestra… Abitiamo a Torino, mica in Tunisia!”. Idem per Alberto, l’ingegnere: “No, non ci piace sprecare corrente e avere sbalzi tra interno casa e fuori”. “Io invece l’aria condizionata ce l’ho perché soffro tantissimo il caldo – dice Danilo, avvocato, 53 anni. “Lo so che sembra un capriccio, ci sono dei vecchietti nelle soffitte che dovrebbero crepare di caldo allora, però io mi sento molto meglio”. E i consumi? “Purtroppo sono cari. Oltretutto il mio apparecchio è ancora vecchio stile, so che quelli di oggi sono decisamente più economici e inquinano anche meno… però ormai me lo tengo, poi vedremo”. “A casa mia l’aria condizionata c’è perché mia madre ha problemi di salute - conclude Alberto, 26 - Quanto spendiamo? Bha, un euro al giorno, credo”. (NdR, 1 euro al giorno è la risposta più comune che ci è stata data dagli intervistati, sia quelli in possesso di un impianto climatizzatore che quelli che si sono lanciati in ipotesi).
Condizionatori in auto
Napoli - Auto al fresco...
E se nelle case napoletane sono ancora in pochi ad utilizzare i condizionatori, pare che in macchina non se ne possa fare proprio a meno. «L'auto è l'unico posto in cui non resisto senza climatizzatore», dice Paola, e anche Valerio ammette di usarlo, anche se solo nei viaggi lunghi. «La mia macchina ne è sprovvista – dice invece Emilio – ma la cambierò a breve e sicuramente sceglierò un modello con l'aria condizionata». Ancora una volta, è il più anziano del “campione” ad andare controcorrente. «Non solo non ho il climatizzatore in auto – dice Gennaro – ma non ho nemmeno la macchina: non ho mai preso la patente e ho passato “sui miei piedi” tutta la mia vita».
Torino – Più sei giovane più abbassi i finestrini (e i costi!)
“Metto l’aria condizionata se mi trovo in autostrada, dove non posso tenere molto aperti i finestrini – dice Alberto, l’ingegnere. “Però raramente, o quasi mai, in città o su strade dove vado meno veloce e posso spalancare tutto”. Su questo punto tutti i più giovani sembrano d’accordo. “Aria condizionata in auto? Sì, certo, e poi me la paghi tu la benzina?” dice Daniele, 27 anni, informatico. “Finestrini giù, così ho pure il cane con le orecchie al vento!” - aggiunge Sergio, 23 anni, universitario – “E poi mi bruciano gli occhi dopo un po’”. Di tutt’altro avviso le mamme. “Per forza metto l’aria condizionata, per il mio lavoro ho bisogno di essere presentabile, non posso mica andare in ufficio con i capelli arruffati – si scandalizza Patrizia, consulente finanziario, 47 anni. “Oltretutto l’aria a Torino è sporca, se tiro giù i finestrini arrivo in ufficio che già mi rimetterei sotto la doccia”. “Aria condizionata – conferma Anna, 51 anni, maestra – E’ vero che si spende un po’ di più, ma io ci metto 45 minuti di auto per andare al lavoro, e visto che devo affrontare una selva di ragazzini vorrei almeno non arrivare già isterica”.