Confermata (per il momento) la Robin tax anche per le rinnovabili. Bocciatura dell'Aeeg
Nonostante le numerose critiche, il governo sembra intenzionato a confermare l'aumento dell'aliquota Ires e a sua applicazione anche alle aziende del settore rinnovabili. L'autorità per l'energia, intanto, ha inviato al Parlamento un parere in cui esprime preoccupazione per le conseguenze che il provvedimento potrebbe avere sui consumatori
30 August, 2011
Le aziende che producono energia da fonti rinnovabili dovranno pagare la cosiddetta “Robin tax”, ovvero l'imposta Ires sul reddito d'impresa. Nonostante le critiche piovute da più parti, infatti, il governo ha deciso di non cancellare dalla manovra l'estensione della tassa a tutte le aziende, grandi e piccole, che producono e distribuiscono energia. Incluse dunque quelle del settore “green”, che fino a oggi erano esentate, ad eccezione dell'idroelettrico. L'aliquota dell'Ires, inoltre, è stata alzata di quattro punti percentuali ed ammonta ora al 10,5%, che sarà applicato alle imprese con un giro d'affari superiore ai 10 milioni di euro (attualmente, invece, il tetto dei ricavi è fissato a 25 milioni). Una vera e propria rivoluzione, insomma, grazie alla quale il governo conta di recuperare più di tre miliardi e mezzo di euro in tre anni.
Il provvedimento, però, ha immediatamente attirato aspre critiche da parte non solo degli operatori delle rinnovabili, ma anche dei sindacati di categoria, della Confindustria e della stessa commissione Industria e Turismo del Senato, preoccupati che un simile cambiamento possa avere conseguenze devastanti sulla salute delle imprese e sulle tasche dei consumatori. Un timore, quest'ultimo, condiviso dall'Aeeg (Autorità per l'energia elettrica e il gas), dalla quale è arrivata l'ultima sonora bocciatura per la misura varata da Palazzo Chigi. L'Authority, infatti, ha inviato al Parlamento un parere (vedi allegato) in cui sottolinea che l'inasprimento e l'estensione della Robin tax potrebbero avere ripercussioni molto serie sui consumatori.
Il timore, in altri termini, è che l'aumento dell'aliquota Ires possa determinare una stangata sui prezzi dell'energia elettrica, con conseguenze immaginabili sulle bollette energetiche degli italiani. Secondo l'Aeeg, inoltre, l'aumento dell'imposta mette a rischio i futuri investimenti nel settore. «L’applicazione di una maggiorazione Ires di tale entità alle attività soggette a regolazione tariffaria, nei limiti in cui non si possa imporre alle imprese di realizzare investimenti senza prevederne un’adeguata remunerazione – scrive l'Autorità - rischia di avere un impatto sui consumatori particolarmente negativo». L'Aeeg, dunque, chiede al governo di ripensarci, e stralciare il provvedimento dalla manovra bis. L'auspicio, in particolare, è che l'esecutivo individui un'alternativa per rimpinguare le casse dello stato senza tartassare il settore energetico. L'Authority, per questo, si dichiara disponibili ad «approfondire strade ulteriori che perseguano la medesima finalità della disposizione di legge».
Per ora, comunque, il governo non sembra intenzionato a fare marcia indietro, come emerge dalle dichiarazioni del senatore del Pdl Maurizio Gasparri e del presidente della commissione Bilancio del senato Antonio Azzollini, che hanno confermato l'inserimento in manovra dell'estensione dei limiti di applicazione della Robin tax. Qualche margine di ripensamento, però, potrebbe ancora sopravvivere, soprattutto in virtù del parere negativo dell'Aeeg. «In commissione Bilancio – ha aggiunto Gasparri - se ci saranno altre proposte utili saremo pronti ad accoglierle in un confronto ampio con l'opposizione». Gli operatori delle rinnovabili, intanto, trattengono il fiato ancora una volta.