Smog di Londra, cosa sta facendo la città con i primi finanziamenti del Clean Air Fund
Le prime mosse del Sindaco Johnson con i finanziamenti del Fondo per l’Aria pulita erogati dal Governo Inglese: calcio magnesio acetato sulle strade (una “colla anti smog” per far aderire il PM10 all’asfalto), barriere di vegetazione per catturare le polveri, motori spenti per taxi e bus in attesa della corsa successiva (con buona pace di a/c e riscaldamento)
30 August, 2011
Ridurre l’inquinamento dal 10 al 20% in tutti i punti nevralgici del traffico di Londra: in soldoni, questo è il primo obiettivo del piano per il risanamento della qualità dell’aria messo in campo dal Sindaco di Londra Boris Johnson, dopo la proroga della Commissione Europea che ha “graziato” la città con altri sei mesi di tempo per rientrare negli standard previsti dal diritto comunitario. (NdR: Ricordiamo che dal 2005 ad oggi la città ha superato ogni anno i limiti consentiti e che nel 2011 sono già state registrate 40 giornate di sforamento).
In aiuto del Sindaco è arrivato il Ministro dei Trasporti Philip Hammond, che ha annunciato un finanziamento straordinario da 5 milioni di sterline (il Clean Air Fund) a disposizione dell’agenzia comunale del trasporto pubblico, Transport for London, per restituire alla città un’aria respirabile.
Il finanziamento dovrà servire concretamente a rientrare nei limiti europei di PM10 e monossido di azoto, ed evitare la mega multa da 300 milioni di sterline, che è stata sì ritardata ma certo non scongiurata. Vediamo più da vicino cosa pensa di fare Boris Johnson per liberare la città dal suo epiteto grigio. Qui di seguito le prime iniziative che usciranno dai finanziamenti del Clean Air Fund:
Calcio Magnesio Acetato, la "colla anti smog"
Incrementare l’applicazione del Calcio Magnesio Acetato (CMA), la “colla anti smog”, una soluzione salina biodegradabile che serve a far aderire il PM10 al manto stradale, evitando la circolazione delle micro polveri nell’aria. Per ora questo metodo (già utilizzato nel Nord Europa ma senza troppi entusiasmi, e, in via sperimentale, anche in Italia) era stato testato in due punti della città: il terrapieno Victoria (lungo il Tamigi) e Marylebone Road, dove brevi ma ripetute applicazioni di CMA hanno portato a una riduzione delle polveri sottili del 14%.
Nessun motore "sfaccendato"
Promuovere la campagna No Engine Idling (No ai motori accesi a veicolo fermo), rivolta in particolar modo ai famosi taxi neri della City, che da soli sono responsabili di più di un quarto delle emissioni di tutto il traffico londinese: cosa fare? Spegnere il motore, se il veicolo non è in moto. Secondo le stime del Comune il 15% dell’inquinamento prodotto dai taxi sarebbe imputabile al gas di scarico dei mezzi accesi e parcheggiati, che non rinunciano a riscaldamento o aria condizionata fra una corsa e l’altra. Per vigilare sul rispetto della nuova ordinanza il Sindaco Johnson ha introdotto gli eco-marshals, vigili temporanei presi in prestito dalla TfL incaricati di monitorare la situazione nei punti più trafficati e inquinati della città, non solo per i black cabs ma anche per gli autobus, lasciati spesso a motore acceso fra una corsa e l’altra, per decine di minuti. Il fatto che gli eco-marshals siano presi in prestito dalla TfL è un vantaggio dal punto di vista comunicativo, poiché i non dovranno limitarsi a far rispettare l’ordinanza, ma anche contribuire al dialogo fra le parti, per far comprendere l’importanza dell’iniziativa ma anche raccogliere critiche e suggerimenti su come migliorare l’ecosostenibilità dei trasporti, per esempio ripensando la progettazione dei mezzi, l’organizzazione dei percorsi e perfino lo stile di guida, che – come ci si accorge fin troppo bene quando sale il prezzo della benzina – influisce non poco sui consumi.
Un muro verde contro il PM10
Infine, il Greening Program: sfruttare il potere delle piante per intrappolare le polveri sottili. Lungo Lower Thames Street, una delle arterie più trafficate di Londra, hanno già trovato posto 50 fioriere contenenti piante alte quasi due metri, che dovranno assorbire parte delle emissioni prodotte dai gas di scarico. Durante l’inverno saranno poi trapiantate e sostituite con edera, capace di resistere al rigido inverno anglosassone. Questo è ovviamente solo l’inizio di una sperimentazione, e se il test dovesse dare buoni risultati potrebbe essere esteso ad altre zone della città. La scelta delle fioriere è stata fatta per non intralciare i pedoni sui marciapiedi e per non impedire la visibilità, ma il Comune assicura che infrastrutture verdi più corpose troveranno posto nei punti caldi di Londra, dove l’inquinamento è più consistente ma la conformazione urbanistica permette l’innesto di alberi, siepi e muri verdi.
A monitorare i risultati di queste sperimentazioni sarà l’Air Pollution Research in London Group (APRIL), che ha offerto il proprio aiuto per analizzare i benefici concreti che l’aria di Londra sarà in grado di trarre dal programma messo in campo dalla giunta Johnson.