Aper: «Rivedere la Robin tax sulle rinnovabili, tassa iniqua e discriminatoria»
L'associazione si unisce al coro di proteste contro l'estensione dell'Ires al settore della produzione e trasformazione dell'energia. Secondo il presidente Re Rebaudengo, il provvedimento avrebbe conseguenze gravissime non solo sul piano ambientale, ma anche dal punto di vista occupazionale ed economico
02 September, 2011
Sulla decisione dei estendere la cosiddetta Robin tax a tutte le aziende energetiche, comprese quelle del settore rinnovabili, il governo sembrerebbe intenzionato a fare marcia indietro. Eppure non si placano le proteste degli operatori, preoccupati delle conseguenze che una misura del genere potrebbe avere sull'intero comparto. Stavolta è Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) a dire la sua, sottolineando, per bocca del suo presidente Agostino Re Rebaudengo, che la nuova tassa sarebbe «in aperta contraddizione con i programmi di promozione e sostegno dello sviluppo delle fonti rinnovabili e colpirebbe ulteriormente un comparto che si è già visto, negli scorsi mesi, tagliare significativamente gli incentivi nonostante il perdurare di elevati oneri autorizzativi e dell’incertezza normativa».
Le argomentazioni, in sostanza, sono le stesse già espresse da molte altre associazioni, che temono anche le possibili conseguenze dal punto di vista occupazionale ed economico. «La nuova tassa – aggiunge il presidente di Aper - ridurrebbe drasticamente la prospettiva, al 2020, di nuovi posti di lavoro e di nuovi investimenti ad oggi previsti per oltre i 50 miliardi di euro». Sempre dal punto di vista strettamente finanziario, l'associazione sottolinea inoltre che la norma «metterebbe a rischio lo sviluppo di un settore chiave ed anticiclico per la nostra economia, che sta già portando benefici diretti a tutti i cittadini, riducendo i prezzi di borsa dell’energia elettrica nelle ore di picco estive per un ammontare di circa 500 milioni di euro all'anno ed evitando costi per l'acquisto di titoli di emissione di CO2 per un ammontare pari a circa 200 milioni di euro all' anno».
La soluzione possibile, per Aper, è una sola: «Rivedere radicalmente le modalità e gli ambiti di applicazione della Robin Hood Tax, eliminando questa iniqua e discriminatoria imposta a carico solo del settore energetico, fonti rinnovabili incluse». In effetti, i rumors degli ultimi giorni parlano proprio della possibilità di estendere l'applicazione della tassa sul reddito di impresa anche ad altri settori, in modo da “spalmare” maggiormente l'aumento di gettito fiscale atteso dal governo e limitare il previsto aumento dell'aliquota a due punti percentuali invece che a quattro. L'inclusione di altri comparti potrebbe addirittura consentire il mantenimento dell'attuale esenzione dal pagamento delle aziende delle rinnovabili. Saranno decisivi i prossimi giorni per conoscere le scelte definitive dell'esecutivo.