Ifi: dal fotovoltaico 31mila posti di lavoro, ma occorre incentivare il made in Italy
Secondo il comitato Industrie fotovoltaiche italiane, con le opportune politiche di incentivazione sarebbe possibile ottenere, entro i prossimi tre anni, oltre 30mila nuovi occupati nel comparto fotovoltaico e nell'indotto. Il segreto starebbe nel contrastare l'export cinese, che ormai copre più dell'80% del mercato europeo
15 September, 2011
Sono oltre 30mila i posti di lavoro che potrebbero derivare dal settore dell'energia fotovoltaica nei prossimi due o tre anni. Lo sostiene il comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane) che nell'ambito della fiera internazionale Zeroemission Rome ha proposto il comparto dell'energia solare come antidoto alla crisi economica che affligge l'Italia. Secondo il segretario generale dell'associazione, Alberto Giovanetti, si potrebbero ottenere, dallo sviluppo del fotovoltaico, ben 31mila nuovi posti di lavoro, dei quali 6.200 diretti e 24.800 nell'indotto, a patto che le politiche di incentivazione messe in campo dal governo siano adeguate. Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, sostiene Ifi, occorrono circa 2 miliardi di euro di investimenti nell'arco dei prossimi anni.
Non esattamente spiccioli, certo. Ma secondo Giovanetti il gioco vale la candela. A fronte di una richiesta di mercato, su scala europea, di 14,3 Gigawatt, infatti, le aziende del continente sono state in grado di produrre componenti per soli 2,6 Gw, nonostante un potenziale produttivo decisamente superiore (circa 7,5 Gw). Il resto dei moduli installati, la maggior parte, è di provenienza cinese, dal momento che il gigante asiatico ha ormai raggiunto una fetta dell'82% del mercato europeo. «Un suicidio industriale e commerciale – sostiene il segretario dell'associazione - che non è dovuto né alla qualità né alla capacità degli imprenditori europei di gestire le loro aziende in modo efficiente, ma da una politica aggressiva di incentivazione all'export da parte della Cina».
La soluzione, in altri termini, non può che venire da misure di promozione del made in Italy altrettanto decise. «Lo scorso agosto era stato introdotto un bonus del 10% nel Quarto conto energia per l'installazione di pannelli di fabbricazione europea, ma le regole sono già state aggirate – conclude Giovanetti – È necessario un controllo rigoroso per evitare che si aggiunga al danno anche la beffa di chi riesce a ottenere la maggiore incentivazione attraverso certificazioni non codificate, favorendo di nuovo la concorrenza cinese».