Polveri sottili: in bici ne respiriamo di più?
Secondo uno studio inglese, la quantità di polveri sottili inalate dai ciclisti sarebbe addirittura più del doppio di quella dei pedoni (2,3 a 1): la causa andrebbe cercata forse nella diversa respirazione, più profonda e frequente in chi sceglie di spostarsi abitualmente sulle due ruote
26 September, 2011
I polmoni dei ciclisti in città se la passano peggio di quelli dei pedoni: o almeno così ci dicono da Londra. Secondo uno studio firmato dal Professor Jonathan Grigg (Barts and the London School of Medicine) i cittadini che usano la bici per i propri spostamenti quotidiani arriverebbero ad inalare addirittura più del doppio della quantità di fuliggine e inquinanti dei loro colleghi pedoni.
In verità lo studio è stato condotto su un numero di casi troppo ristretto perché si possano trarre conclusioni certe: le “cavie” del Professor Grigg erano infatti appena dieci: londinesi, fra i 18 e i 40 anni, nessun fumatore e tutti in buona salute; cinque di questi andavano al lavoro tutti i giorni regolarmente in bicicletta, mentre gli altri si muovevano abitualmente a piedi.
Al termine del periodo di monitoraggio, è risultato che la proporzione fra la quantità di polveri sottili inalate dai ciclisti e quelle inalate dai pedoni era di 2,3 a 1.
Il Dottor Chinedu Nwokoro, ricercatore che ha lavorato allo studio e anche convinto estimatore della bicicletta ha commentato così i risultati ottenuti: “E’ ovviamente troppo presto per poter stabilire con certezza se ci sia o no una relazione diretta fra l’uso della bici e la quantità di inquinanti che si depositano nei nostri polmoni. I dati che abbiamo raccolto sono però molto interessanti e vanno tenuti in considerazione: saranno la base da cui partire per un nuovo studio, questa volta di grandi proporzioni, che definisca meglio la relazione causa effetto tra mobilità a due ruote e polveri inalate”.
I ricercatori che hanno curato lo studio hanno azzardato comunque una prima ipotesi sul risultato: alla base di questa discrepanza potrebbe esserci il diverso tipo di respirazione. L’inalazione sarebbe infatti più profonda e frequente per i ciclisti, determinando dunque un più alto rischio di esposizione.
“Qualunque sia la ragione – ha commentato il Dottor Nwokoro – questo è un elemento da considerare molto attentamente quando si progettano le piste ciclabili. Pedalare a distanza ravvicinata dalle auto lungo le arterie più trafficate delle metropoli può rappresentare un serio rischio per la salute: chi sceglie la mobilità sostenibile va tutelato”.