Progettare la Smart City: dalle OGR una prima visione della "Torino intelligente"
Conclusi i lavori del worskshop internazionale "Smart Building in Torino Smart City". 5 gruppi internazionali di progettazione hanno delineato la loro visione per rendere più attrattivi e più intelligenti 5 quartieri dell’area nord di Torino
03 October, 2011
“Smart City – ha dichiarato ad Eco dalle Città, l’assessore comunale all’Ambiente, Enzo Lavolta - è la straordinaria opportunità per i sistemi locali europei, per le città in genere del mondo: immaginare un nuovo sviluppo economico e sociale che abbia come chiave di lettura e di interpretazione del proprio sviluppo la sostenibilità”. E se fosse una signora al mercato a chiederle cos’è Torino Smart City? “Le risponderei: è la voglia che Torino ha per diventare più vivibile, per diventare più verde, più sostenibile, per essere in grado di essere anche più affascinate e attrattiva per coloro che la stanno scoprendo e riscoprendo e magari possono decidere di venire a viverci”.
Sabato 1° ottobre si sono conclusi i cinque giorni di lavori del workshop internazionale "Smart Building in Torino Smart City" che si è svolto alle Officine Grandi Riparazioni. C’è bisogno di creatività. Questo è quanto è emerso nei vari tavoli di confronto sui temi cardini della smart city organizzati nelle giornate delle OGR. Le aziende chiedono agli istituti bancari maggiore flessibilità, mentre dalla Pubblica Amministrazione arriva la richiesta di una maggiore partecipazione. Si richiedono inoltre risorse intellettuali, tecniche e economiche.
Torino affronta con determinazione la sfida per diventare una città smart, al di là dei contributi che potranno arrivare dalla Comunità europea. E un contributo essenziale è stato presentato sabato scorso alle OGR, dove i 5 gruppi internazionali di progettazione hanno delineato la loro visione per rendere più attrattivi e più intelligenti 5 ambiti di lavoro (quartieri dell’area nord) scelti come esempi di edilizia e di urbanistica simili ad altri in città.
Gli ambiti di lavoro
Ambito Villaggio Regio Parco. Gruppo coordinato da Roberto Pagani
“Abbiamo operato su due quartieri simili di case popolari, via Gottardo e via Craveri. Costruiti attorno agli anni ’60, sono costituiti da case simili alte tre o cinque piani e soffrono una chiusura verso l’esterno dettata dalla loro residenzialità pura. Il nostro compito era quindi quello di renderli permeabili e di aggiungere qualità e servizi.
In via Craveri la scelta si è orientata sulla collocazione di servizi al piano terra e sull’eliminazione della copertura per realizzare residenze per giovani o anziani, cohousing con servizi comuni. Si è tentato di uniformare il disegno delle facciate con uno “scaffale metallico” con balconi e vetrate.
In via Gottardo, abbiamo previsto alberi come nodi tecnologici e connessioni produttive multifunzionali dotate di serre, vetrate e impianti fotovoltaici.
La copertura diventa produttiva favorendo risparmio e eco sostenibilità di quartiere. L’obiettivo è aumentare la connessione tra le aree e il mix sociale, pensando anche agli sviluppi futuri, poli universitari, metropolitana; e ancora interramento park per gli abitanti e bike e car sharing.”
Ambito polo scolastico. Gruppo coordinato da Roberto Fraternali e Laura Porporato
“Ci siamo concentrati su un livello micro dato dall’isolato che comprende due scuole, una materna e un istituto tecnico, con l’intento di integrarle e completarle con tecnologie e spazi aperti al quartiere, all’incrocio tra via Bologna e corso Novara, e un livello macro, che allarga l’attenzione al quartiere.
Il concetto sviluppato è quello di scuola diffusa, con gli istituti in rete tra loro, la realizzazione di un percorso pedonale lungo 2 km cui si aggiungono le piste ciclabili già previste in urban3 e la prossima stazione della metropolitana. Il percorso pedonale (via Ternengo e via Tollegno) è un intervento low cost che si inserisce nello spazio di 7,5 m. tra i marciapiedi esistenti (2 piste ciclabili, 2 piste pedonali e una centrale con panchine e alberi verso la quale fluisce l’acqua piovana e al di sotto i cavidotti per le scuole e per i servizi di messa in rete delle informazioni).
L’illuminazione proposta è a led e alimentata da pannelli fotovoltaici (44 KW per 300 lampioni).”
Ambito Pollone – Variante 200. Gruppo coordinato da Hugh Dutton
“Abbiamo immaginato tanti punti di connessione come radici di alberi su cui abbiamo proposto edifici simbolo, che hanno la funzione di raccogliere informazioni dei cittadini che esprimono attraverso iphone, ….i loro desideri. I dati vengono analizzati e messi a confronto con le performance dell’ambiente. Proponiamo un sistema di informazione parametrico.
Il cittadino è la scala XS (ognuno ha uno strumento informatico che può essere connesso alla rete), da qui si passa al livello SMALL della strada (sensori su edifici, facciate, mezzi di trasporto, ..) come spazio pubblico, quindi la Medium Scale isolato, quartiere (ricettori e trasmettitori di informazioni, legate anche a questioni energetiche di smart city), la scala della city.
Si passa dalla staticità della città a una possibile real time city, in cui tutti i cittadini abbiamo la possibilità di decidere quali informazioni condividere con la città, generando dibattiti virtuali per trasformazioni desiderate dai cittadini. Flessibilità, trasmissione e recepimento delle informazioni per possibili scenari adattativi e non ripetitivi, e strutture leggere. Il primo passo è rendere consapevoli i cittadini perché questo processo possa avvenire e creare senso di appartenenza e coesione sociale.”
Ambito Foroni. Gruppo coordinato da Riccardo Balbo
“Abbiamo lavorato su tra livelli: isolato, quartiere, mobilità. Proponiamo una trasformazione radicale dell’uso dei cortili a livelli diversi e auspichiamo una città che lavori come un sistema di ingranaggi già esistenti che sono le 4 E: economy, Energy, environment, engagment. Proponiamo una misurazione attraverso uno “smartometro”.
Un esempio: il cortile diventa il centro di una nuova struttura amministrativa non di condominio ma di isolato per gestire energia, produzione di alimenti (agrohousing), … laddove la densità abitativa è elevata. Ogni edificio interagisce con il cortile e ogni edificio può avere premialità volumetrica in virtù del livello di smartness degli interventi introdotti in retrofit
La mobilità di distretto: oggi non esiste una divisione tra chi possiede e chi usa l’auto, eppure si tratta di utenza diversa. Occorrerebbe non punire i proprietari ma disincentivare l’utilizzo di auto in città: meno usi meno paghi, …”
Ambito Montalciata/Pacini ovest – Variante 200. Gruppo coordinato da Benedetto Camerana
“Refit the city: riciclare, riusare territorio come competenze. Lavorare sulla città rischia oggi di essere come il Monopoli; occorre un cambio di velocità, nuove regole.
Un borgo slow, un mercato slow: voglia di giardini-orti, non più giardini pubblici solo ornamentali.
Focus del progetto: trasformare il “casermone” di corso Novara in un alveare operoso, in una comunità autosufficiente e in una barriera al rumore. Il tema è stato quindi edile, urbanistico e sociale, e può essere esteso anche ad altri ambiti di Torino.
Abbiamo pensato una possibile riduzione di CO2 dal 100% al 30%; il progetto economicamente si regge su un premio di cubatura che la città potrebbe offrire come nuova norma a singole persone unite in cooperativa, consentendo così di aumentare cubatura allungando l’edificio di corso Novara per creare nuovi appartamenti.”
Commenti finali
I temi sviluppati nel workshop hanno riguardato la domotica, la biomimetica, la produzione alimentare urbana, i materiali innovativi e l’edilizia low cost. Tra i commenti finali dei tutor il desiderio di vedere passare la città da invisibile a visibile, attraverso la diffusione delle informazioni. I 5 progetti nella loro diversità si integrano benissimo, come 5 capitoli di un’unica presentazione. Costruire una smart city richiede anche un grande apporto di tecnologie spesso non conciliabili con il concetto di edilizia low cost; tuttavia l’adozione diffusa di queste tecnologie porterà col tempo ad una riduzione dei costi.
“Oggi si incomincia davvero a fare sul serio - ha dichiarato l'assessore Lavolta -. Generosamente i gruppi di progettazione hanno lavorato e condiviso competenze per progettare una nostra declinazione del tema Smart City. Questo si è dimostrato il metodo migliore per iniziare un percorso di lungo termine. Ho apprezzato il tema della gestione partecipata di aree verdi, che può essere una soluzione praticabile in breve tempo, e il distretto scolastico dove l’edificio diventa manifesto, comunica e parla della comunità. Tutte queste suggestioni saranno prese in considerazione per la scrittura delle call europee. Ma serviranno soprattutto a ripensare l’approccio della PA in tema di edilizia e a radicare il concetto di smart city in tutte le politiche pubbliche. Torino ha avuto una fase invisibile - penso al Marcovaldo di Calvino e alle sue nebbie - a una visibile con le Olimpiadi. Oggi stiamo lavorando alla terza fase della Torino vivibile” .
“Visti i progetti, viene voglia di approfondire - ha affermato Marco Filippi, Politecnico -. Nel 2010 la direttiva europea parlava di zero Energy building, edificio che consuma tanta energia nell’anno quanta ne produce; oggi questi progetti hanno superato in concetto da edificio a quartiere. Le tecnologie esistono. Il futuro è l’educazione dei cittadini e dei gestori. I quartieri, come sono stati pensati, necessitano di gestori intelligenti e capacità di ragionare sul processo. La città può essere pensata come un puzzle con elementi di mobilità veicolare che va da una tessera all’altra.”
“Si può parlare di smart building se collegato a smart city - è stato il commento di Carlo Novarino, presidente Fondazione Ordine Architetti -. È importante capire l’obiettivo a medio e lungo periodo. Bisogna ripensare i meccanismi di utilizzo delle rendite e meccanismi che mettano in relazione le risorse. La smart city ha bisogno di avere una comunità di intenti tra gli attori: non è pensabile che nell’area metropolitana di Torino, per fare un esempio, ci siano 30 modelli di certificazione energetica: è l’antitesi di una smart city. Noi architetti siamo attrezzati ad affrontare la complessità di questi problemi? Come Fondazione riteniamo di essere sulla buona strada e invitiamo tutti a fine novembre ad un incontro per riesaminare tutti i contributi di questi giorni.”