Rinnovabili, l'appello del Kyoto Club: «Basta incertezze. Il governo approvi i provvedimenti attuativi del decreto Romani»
L'organizzazione, insieme alle associazioni di categoria, ha presentato un orologio digitale che segna i ritardi del governo. Sarà pubblicato su Kyotoclub.org dal 10 ottobre 2011
06 October, 2011
Alcuni sono già in ritardo di 100 giorni, altri di 70, qualcuno di sei. E se le cose non cambiano, altri ancora arriveranno in ritardo. I 21 decreti attuativi previsti dal decreto Romani (d. lgs. n. 28 del 2011) non sono ancora usciti, causando lo stallo di tutto il settore delle rinnovabili, che continua ad aspettare qualche certezza. Il Kyoto Club, insieme alle associazioni di categoria, terrà il conto dei ritardi: dal 10 ottobre, sulla homepage del sito dell’associazione, comparirà infatti un “Ritardometro”, «con lo scopo di segnalare tutti i provvedimenti attesi e la cui scadenza per alcuni è stata già superata: dal “burden sharing” che definisce gli obiettivi vincolanti sulle energie verdi per le Regioni, alle norme mancanti sugli incentivi per le fonti rinnovabili elettrice e termiche, a quelle per l’efficienza energetica e il biometano». Ambiti per i quali, fa notare l’associazione, «si rischia di ripetere quanto accaduto con i provvedimenti sui titoli di efficienza energetica previsti nel 2008 dal d. lgs. 115 e nel 2009 dal d. lgs. 99».
Secondo un dossier del Kyoto Club, i provvedimenti in ritardo sono già nove e riguardano ambiti diversi: dalle prescrizioni per la posa in opera di impianti per la produzione di calore dalla geotermia alla definizione di incentivi per l’immissione in rete del biometano, fino alla messa a punto di interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale per FER e efficienza energetica. Ma la lacuna più vistosa sono quei due decreti che riguardano gli incentivi per la produzione di energia elettrica rinnovabili con impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2013 e per la produzione di energia termica ed interventi di aumento dell’efficienza energetica dopo il 31 dicembre 2011.
Sull'argomento, il vicepresidente del Kyoto Club e senatore Francesco Ferrante ha presentato, insieme al collega Roberto Della Seta, un'interrogazione ai ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Politiche agricole, per sapere «quali siano i gravi motivi che hanno impedito, fino ad oggi, di emanare gli atti normativi di competenza (…), mettendo a rischio di fatto qualsiasi investimento e sviluppo nel settore delle fonti rinnovabili».
Tra gli operatori maggiormente preoccupati, ci sono quelli che operano nell’ambito dell’efficienza energetica. «Una risorsa centrale per l’Italia», dice Andrea Tomaselli, Presidente Assoesco, l’associazione italiana delle Energy Service Company, ma «difficile da raccontare, realizzare e gestire nel tempo. Richiede serietà, professionalità, lavoro, e non si presta ad annunci spettacolari. Per questi motivi è sempre stata trattata come la Cenerentola dell’energia. Per questo le ESCo chiedono un quadro di regole chiare, equilibrate e ragionevolmente durature entro le quali poter operare».
Quello che manca, concordano i rappresentanti delle diverse associazioni riuniti a Roma per presentare il Ritardometro (Aper, Anev, Assoesco, Assolterm, Kyoto Club, Itabia, Aiel), è una visione d’insieme: «Il governo si deve chiedere dove vuole andare nel lungo periodo, e poi stabilire a ritroso le mosse da qui al 2020», sottolinea Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. «In un momento di crisi economica come quello attuale è quanto mai necessario dare impulso ad uno dei pochi settori anticiclici. Ma è tutta la politica energetica del paese che va rimessa a fuoco dopo il referendum sul nucleare. Serve una nuova politica sull’energia, che non solo punti agli obiettivi europei del 2020, il cosiddetto "20-20-20", ma sia anche in grado di contemplare la traiettoria di ‘decarbonizzazione’ dei decenni successivi che dovrà portarci, come ricorda la "Roadmap al 2050" della Commissione Europea recentemente pubblicata, ad un taglio dell’80% delle emissioni climalteranti entro la metà del secolo» continua Silvestrini.
Le diverse associazioni hanno chiesto che il governo si attivi per recuperare il ritardo: «Auspichiamo una rapida emanazione dei decreti attuativi al Decreto Legislativo 28/2011 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili da farsi in spirito di massima collaborazione istituzionale con le associazioni e la cui scadenza era prevista entro il 29 settembre», ha spiegato PierFrancesco Rimbotti, membro di Giunta Aper (Associazione produttori energie rinnovabili).