Aea: tornano a crescere le emissioni in Europa, l'Italia in ritardo sugli obiettivi di Kyoto
L'Agenzia ambientale europea ha diffuso i primi dati provvisori relativi alle emissioni di gas serra del 2010. Dopo il brusco calo dell'anno precedente, il bilancio torna in crescita, con un aumento annuo del +2,4%. Nonostante questo, l'Ue a 15 è vicina al target di Kyoto, ma l'Italia è in ritardo e secondo le stime ha visto crescere le emissioni dello 0,4% rispetto al 2009
07 October, 2011
Le prime stime globali erano già state diffuse qualche settimana fa. Ora anche l'Agenzia europea dell'ambiente (Aea) conferma che nel 2010 le emissioni di gas serra dell'Europa sono tornate a crescere, facendo segnare un aumento annuo del 2,4%. Nel 2009, invece, la produzione di gas climalteranti aveva fatto registrare una contrazione del 7%, probabilmente a causa dell'incremento della produzione di energia rinnovabile e, soprattutto, degli effetti della crisi economica. Ora, l'inversione di tendenza: nonostante alcuni Paesi siano ancora nella morsa della recessione, le emissioni continentali hanno ripreso a salire. L'Aea prova a dare una spiegazione: «L'incremento del 2,4 % delle emissioni di gas a effetto serra nell'Ue rispetto al 2009 (con un margine di errore pari a +/- lo 0,3 %) - scrive l'Agenzia - è dovuto alla ripresa economica verificatasi in molti Paesi, nonché a un maggiore fabbisogno di riscaldamento generato da un inverno più rigido».
Il dato, comunque, non sembra aver scoraggiato l'Aea, ancora convinta che l'Europa sia «sulla buona strada per conseguire l'obiettivo fissato dal protocollo di Kyoto di ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra». A generare tanto ottimismo è il conto dei gas rispetto all'anno di riferimento assunto dal Protocollo per il conteggio delle emissioni, che per la maggior parte dei Paesi, Italia inclusa, corrisponde al 1990. Rispetto a quella data, scrive l'Agenzia, «nell'Ue-15, le emissioni sono diminuite del 10,7% , attestandosi ben al di sotto dell'obiettivo collettivo di riduzione fissato all'8%». L'Ue, in altri termini, ha già raggiunto il suo “score”, ma le notizie non sono tutte buone. Alcuni Stati membri, infatti, sono indietro rispetto al target nazionale e tra questi, manco a dirlo, figura anche l'Italia. «I Paesi che risultano indietro nel raggiungimento dei propri obiettivi, ossia Austria, Italia e Lussemburgo, devono compiere maggiori sforzi per garantire il rispetto degli impegni assunti – ammonisce l'Aea - contribuendo a ridurre sempre più le emissioni di gas a effetto serra oppure basandosi maggiormente sui meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto».
Per il Belpaese, in particolare, le parole non sono state di encomio: «L'Italia ha ridotto le emissioni del 4,8 % tra il 1990 e il 2010, ma non è sufficiente – ha commentato il direttore esecutivo dell'Agenzia, Jacqueline McGlade - Bisogna accelerare il passo: abbiamo poco tempo di fronte perché anche questi paesi centrino l'obiettivo fissato dal protocollo di Kyoto per il 2012, che per l'Italia è il 6,5%». Il dato nazionale, nel dettaglio, parla di circa 493 milioni di tonnellate di Co2 equivalenti emessi nel 2010, con un aumento, a dire il vero molto contenuto, di circa 2 milioni rispetto all'anno precedente, pari al + 0,4% (vedi scheda informativa allegata). Le stime del Joint research center, che parlava di "soli" 410 milioni di tonnellate emessi nel 2010, ma con un aumento del 2,5% sull'anno precedente, erano piuttosto diverse. Anche per quanto riguarda le cifre della Aea, comunque, per il momento si tratta solo di una previsione statistica, e i dati definitivi saranno disponibili solo l'anno prossimo, ma l'avvertimento è stato forte e chiaro. E sembra ancora più pressante in vista del 2020, data in cui l'Europa dovrà raggiungere obiettivi di riduzione ancora più ambiziosi. A questo proposito, McGlkade ha dichiarato che «è necessario che gli Stati membri attuino le misure previste per assolvere all'impegno unilaterale dell'Unione volto a ridurre le emissioni del 20%». L'Italia, in ogni caso, ha ancora molta strada da fare.
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