Prestigiacomo su Kyoto 2: «Pronti a sottoscriverlo, ma deve coinvolgere tutti»
Il ministro dell'Ambiente, di ritorno dal Lussemburgo, esprime soddisfazione per la decisione dell'Ue di accogliere alcune proposte italiane sull'accordo taglia-Co2 per il post Kyoto. L'Italia si mostra dunque disponibile a prolungare l'impegno contro i gas serra anche dopo il 20912, purché il nuovo protocollo sia sottoscritto anche dai Paesi che finora non l'hanno fatto
11 October, 2011
Il ministro Prestigiacomo ha espresso soddisfazione per le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente che si è appena svolto a Lussemburgo. «Sono state recepite le richieste italiane, in vista della conferenza di Durban, relative alla definizione della durata massima del secondo periodo di Kyoto – si legge in una nota ufficiale - che non dovrà andare oltre il 2020 e che dovrà rappresentare una fase di transizione verso l’accordo globale ritenuto essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici». Tra le richieste a cui fa riferimento Prestigiacomo, c'è anche la possibilità che gli impegni vengano costantemente monitorati grazie ad un sistema di controllo comune.
Resta invece da chiarire se sarà recepita l'altra condizione posta dall'Italia, e cioè che il “Kyoto 2” venga accolto anche dai Paesi che non hanno sottoscritto gli impegni precedenti. «Il nostro Paese ha espresso in sede europea la disponibilità a considerare un secondo periodo del Protocollo – prosegue il comunicato del ministro Prestigiacomo - ribadendo tuttavia l’esigenza di uno strumento che sia giuridicamente vincolante anche per quei paesi che non hanno aderito a Kyoto, come gli Usa».
Il governo italiano, infine, chiede che il nuovo accordo coinvolga anche gli Stati che attualmente non si dimostrano disponibili, come Giappone, Russia e Canada. Secondo Prestigiacomo, infatti, «senza uno strumento vincolante per tutti i Paesi, soprattutto per i maggiori emettitori di C02, l’obiettivo di ridurre i gas serra a livello globale e quindi di contenere gli effetti dei cambiamenti climatici resta di fatto irraggiungibile».