Aper a Confindustria: no a una moratoria per i grandi impianti rinnovabili
L' Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili sottolinea l'importanza delle rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e contesta la proposta degli industriali di varare una moratoria per i grandi impianti
14 October, 2011
«Non stiamo rispettando i limiti previsti dal protocollo di Kyoto e rischiamo di essere in ritardo anche con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, a causa delle note difficoltà di adeguamento e crescita delle infrastrutture di rete, rallentato dalle problematiche burocratiche e autorizzative che si trascinano da lungo tempo e di cui i produttori da energia da fonti rinnovabili sono vittime». La denuncia arriva da Aper (Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili), allarmata dalle voci di una possibile “moratoria” sull'energia pulita. «Non ci stiamo a fare da capro espiatorio di tutti i mali del sistema energetico ed elettrico italiano, ed una paventata moratoria sulle rinnovabili – commenta il presidente dell'associazione, Agostino Re Rebaudengo – sarebbe la scelta più sbagliata che si possa ipotizzare e non risolverebbe i problemi del settore energetico del nostro Paese che risiedono, tra l’altro, nello sbilanciamento del mix energetico troppo a favore delle fonti fossili». Il presidente di Aper si scaglia contro la Confindustria, colpevole di aver «incredibilmente sostenuto che la colpa è l’eccessiva presenza delle energie rinnovabili, oltre che il mancato completamento dei processi di liberalizzazione del mercato».
Secondo l'associazione, invece una moratoria metterebbe a rischio lo sviluppo di un settore chiave ed anticiclico per la nostra economia, che sta già portando benefici diretti a tutti i cittadini/consumatori sia in termini di occupazione, con decine di migliaia di posti di lavoro, che di investimenti, con decine di miliardi di euro nei prossimi dieci anni. «Le rinnovabili non sono un problema ma una grande opportunità, una risorsa preziosa per uscire presto e meglio dalla crisi – aggiunge Re Rebaudengo - Devono essere uno dei due pilastri (l’altro è l’efficienza energetica) su cui fondare la strategia energetica nazionale per i prossimi decenni»
L'associazione, dunque, chiede al ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, ma anche agli operatori del settore a ai semplici cittadini di «continuare a lavorare per lo sviluppo sostenibile» in linea con le politiche adottate da tutti gli altri Paesi Ue. «Lavorare tutti insieme per favorire la massima integrazione delle rinnovabili nella nostra infrastruttura di trasporto e distribuzione dell’energia, vuol dire lavorare per il presente e per il futuro del Paese. – conclude Re Rebaudengo - Questo è quello che stiamo facendo ed indietro, anche come cittadini, non si può tornare!”