Legambiente Piemonte sul consumo di suolo: “Lo stop non è solo una linea guida”. Intervista a Flavia Bianchi
La responsabile urbanistica di Legambiente Piemonte: “La Provincia di Torino ha dato l’esempio: le altre la seguano. Il no alla costruzione sui suoli agricoli deve essere inserita in tutti i piani del territorio, e deve essere rispettato”. Soprattutto dove i suoli agricoli ci sono ancora
19 October, 2011
Complessivamente come è messa la provincia di Torino a livello di consumo di suolo?
Ce n’è stato tantissimo, basta vedere i dati diffusi dalla Provincia stessa. (Vedi presentazione in allegato). Il paradosso, qua come da altre parti, è che l’esplosione c’è stata soprattutto negli ultimi vent’anni, quando si è assistito ad un rallentamento nella crescita della popolazione e delle attività economiche. E’ vero che è cresciuto il numero delle famiglie (NdR: si tende a fare meno figli, dunque diminuisce la popolazione ma cresce il numero delle singole unità famigliari) ma non in maniera tale da giustificare un’esplosione di questo genere. Non a caso, in questi anni di crisi economica internazionale, c’è stato un legame strettissimo fra speculazione finanziaria e immobiliare.
E cioè si rischia di costruire senza un criterio, solo perché c’è la possibilità di speculare su terreni pagati poco ma che renderanno molto…
E soprattutto senza pensare per chi si costruisce. Non siamo ancora arrivati al livello degli Stati Uniti, ma il mutuo a basso costo ha generato problemi enormi anche qui, perché ha finito per drogare la domanda di abitazioni. La beffa è che dopo aver costruito così tanto, continuano a mancare le abitazioni a basso costo. L’emergenza abitativa è sempre lì.
Qual è la posizione di Legambiente sul caso Ikea?
Parlo in veste di osservatrice, perché Legambiente non è stata coinvolta nella questione. Intanto c’è un problema di carattere più generale, che sta a monte di tutta la vicenda: le procedure accelerate. Quando un processo di cambio di destinazione di un terreno – come nel caso di la Loggia – avviene tramite procedure accelerate, seppur previste dalla legge, non si permette a cittadini, associazioni e portatori di interesse diffuso di seguirle e fare osservazioni nei tempi opportuni, anche perché non sono promosse dai Comuni, ma su sollecitazione degli operatori. Nella vicenda Ikea la Provincia ha agito bene, e ha potuto farlo perché aveva alle spalle una norma specifica del piano territoriale che Legambiente, ma anche altre associazioni ambientaliste, ha apprezzato molto. Certo, abbiamo espresso critiche e fatto osservazioni su altri punti, ma fin dall’inizio abbiamo espresso la nostra soddisfazione per questo inserimento. Detto questo però, c’è anche un altro tema, di cui nessuno sta parlando ma che ritengo importante: prima di chiedersi dove costruire uno stabilimento di quelle dimensioni, bisognerebbe chiedersi se abbia senso farlo.
Anche se si costruisce su un’area già compromessa?
Senz’altro è meglio farle in aree compromesse che su suolo vergine, però non perdiamo di vista questa domanda: ha senso? Attenzione, è una domanda a cui io non do una risposta, però bisogna pensarci, perché anche uno stabilimento costruito su un’area industriale ha delle conseguenze sul territorio. Al di là delle ricadute occupazionali, che bisogna ancora vedere se siano poi così convenienti, questi poli commerciali scatenano un’attrattività che poi va governata dal punto di vista della mobilità, delle infrastrutture e dell’inquinamento. E se poi le infrastrutture non bastano? Bisogna farne di nuove – consumando altro suolo – perché se anche siamo su un’area già costruita, un conto è una fabbrica, un conto un centro commerciale. Sono sempre questioni complesse, non è facile rispondere.
Concretamente, qual è la cosa più urgente che dovrebbero fare Comune, Province e Regione contro il consumo di suolo in Piemonte?
A Torino il problema non si pone perché il suolo è già tutto consumato… E’ anche facile dire no al consumo di aree verdi: non ce ne sono praticamente più! Ci manca solo più che costruiscano nei parchi. La Provincia di Torino secondo noi sta facendo quello che deve fare: e ha potuto farlo proprio perché aveva alle spalle il piano territoriale di cui parlavo prima, in cui il no all’edificazione sulle aree agricole era stato inserito come punto fondamentale. Ora è importante che le altre Province facciano lo stesso, senza aspettare la Regione, e soprattutto che rispettino davvero quanto inserito nei piani, senza considerarlo una semplice linea guida, come è capitato troppe volte. Anche perché noi abbiamo una legge urbanistica regionale dal 1977 che all’art. 1 dice che bisogna evitare ogni immotivato consumo di suolo.
Non sarà che il concetto di “immotivato” è un po’ vago?
Appunto. Cominciamo a pensare che prima di costruire qualcosa bisogna dimostrarne la necessità. Analisi del fabbisogno: e da lì si discute. Bisogna chiedersi per chi si va a costruire e con quali costi. Gli stessi operatori dell’edilizia saranno d’accordo: ci perdiamo tutti, paesaggio compreso, se si costruiscono opere che poi restano invendute e svalutate.