Uk, il Wwf punta al 60% di rinnovabili entro il 2030
L'associazione ambientalista ha pubblicato un dossier in cui dimostra che gli obiettivi nazionali in materia di rinnovabili potrebbero diventare molto più ambiziosi. La ricetta proposta dal Wwf prevede la riduzione del fabbisogno energetico e l'importazione di elettricità verde dall'estero
25 October, 2011
Innalzare la quota di energie rinnovabili, portandola al 60% della consumo nazionale entro il 2030. La proposta arriva dal Wwf Gran Bretagna, secondo il quale il quasi raddoppio del target di sviluppo delle fonti alternative (l'obiettivo è attualmente fissato al 35%) potrebbe essere raggiunto senza problemi, se il governo decidesse di affrontare gli investimenti necessari. Per dimostrare la propria tesi, l'associazione ambientalista ha pubblicato un dossier intitolato “Positive energy report” (vedi allegato), in cui sono tracciati diversi scenari per il prossimo ventennio. I due quadri più ottimisti, in particolare, ipotizzano un contributo delle fonti rinnovabili pari addirittura al 90% del fabbisogno energetico britannico. Per realizzare questa rosea prospettiva, però, Londra dovrebbe adottare delle politiche molto coraggiose in materia energetica.
Per questo, il Wwf chiederà al governo degli obiettivi più ragionevoli: portare la quota di rinnovabili al 60% del mix energetico nazionale. Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto, spiegano gli ambientalisti, prima di tutto riducendo la domanda di elettricità della nazione, in modo da minimizzare anche gli interventi di adeguamento della rete di trasmissione. Per quanto riguarda la produzione, invece, il Wwf suggerisce di importare energia geotermica dall’Islanda attraverso condutture sotterranee ed elettricità solare dall’Europa meridionale. “Un futuro energetico pulito e rinnovabile è davvero alla nostra portata - ha commentato David Nussbaum, direttore generale dell'associazione - Investire nelle energie pulite ci offre un mezzo per affrontare i due più importanti fallimenti del mercato che ora il mondo si trova ad affrontare: la crisi finanziaria e il cambiamento climatico”. Non resta che aspettare per scoprire se anche il governo britannico la pensa come lui.