Pulizia delle strade, Alemanno: «O la svolta, o la privatizzazione»
Il sindaco lancia all'Ama un ultimatum: «Strade pulite entro un anno, oppure appaltiamo il servizio a un privato». Legambiente Lazio: «Niente di scandaloso, purché si tutelino i lavoratori»
04 February, 2009
Il sindaco Gianni Alemanno torna a parlare della pulizia delle strade di Roma. E lo fa per lanciare all'Ama una specie di ultimatum: «Se fra un anno, dopo che il Comune le ha dato risorse adeguate, l'azienda non garantirà ai romani una città pulita, allora sceglieremo la strada della privatizzazione». Una soluzione che era già stata ipotizzata dall'assessore capitolino all'Ambiente, Fabio del Lillo, la scorsa estate. «Faccio un appello a tutti i dipendenti e alla struttura – ha rincarato Alemanno – perché ci sia davvero un grande scatto d´orgoglio per cambiare realmente il volto di questa città». Un volto che non piace nemmeno a Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio: «È vero, Roma è una città sporca - commenta - evidentemente perché non la si pulisce. Basta allontanarsi dal centro storico per vedere che le frequenze degli spazzamenti diminuiscono». Per portare Roma agli standard delle altre capitali europee, è dunque evidente la necessità di aumentare la frequenza degli interventi di spazzamento delle strade centrali e periferiche, oltre ad introdurre il lavaggio con acqua della sede stradale, che al momento è una specie di chimera. «Per questo – aggiunge Parlati – è urgente il nuovo contratto di servizio, che indicherà, strada per strada, su un totale di 10.200 tratti stradali in carico all'Ama, quante volte passeranno gli operatori ecologici. L'attuale contratto è ormai al suo terzo anno di proroga». E rispetto alla possibilità di privatizzare il servizio di pulizia delle strade, l'ambientalista non si dichiara contrario, «purché vengano garantiti i lavoratori». Quello che preoccupa piuttosto Parlati è l'accordo tra Comune e Regione per portare la percentuale di raccolta differenziata di Roma al 35% entro il 2013 (a fronte del ben più ambizioso 50% al 2011 fissato dal Piano regionale). «Non c'è una vera volontà politica di cambiare il passo – commenta il presidente di Legambiente Lazio – Tempi e passaggi troppo lenti, che non porteranno ad un'inversione di rotta».