Fotovoltaico, Conti (Enel): «Gli incentivi costano 140 miliardi e non servono all'Italia»
Nel corso di un'audizione al Senato, l'ad di Enel attacca il sistema di sussidi statali per il fotovoltaico in vigore nel nostro Paese, giudicandolo troppo oneroso per i contribuenti e non utile all'industria italiana. Gli incentivi, secondo Conti, vengono infatti usati per acquistare pannelli solari made in Cina
27 October, 2011
Gli incentivi al fotovoltaico non arrecano vantaggi all'economia italiana, ma servono ad «acquistare pannelli cinesi» e a favorire gli interessi di «qualche istituzione che li sta finanziando». Questa, in sintesi, la posizione chock dell'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, che ha accusato i sussidi pubblici per l'elettricità solare di essere solo un peso per le tasche degli italiani. «Si fa un gran parlare della necessità di avere una certa fonte rinnovabile e poco si parla di quanto costa – ha dichiarato in occasione di un'audizione alla Commissione Industria del Senato (nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale, ndr) - E il fotovoltaico costa 140 miliardi di euro ai cittadini, è bene che si sappia». La cosa più grave, secondo Conti, è che l'esborso non garantisce «un'adeguata ricaduta tecnologica e occupazionale per l'Italia». Il gioco, in parole povere, non vale la candela, almeno secondo l'ad di Enel. «Gli incentivi al fotovoltaico - ha aggiunto - costituiscono degli oneri crescenti e insostenibili a vantaggio di una tecnologia non italiana ma prevalentemente cinese».
Parole dure, che, com'era prevedibile, hanno suscitato l'immediata reazione degli operatori di settore. Tra i primi a replicare, il presidente del comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane), Filippo Levati, secondo il quale le dichiarazioni di Conti sulla predominanza dei moduli cinesi sul mercato non sarebbero in linea con le strategie adottate dalla stessa Enel. «Finora – ha dichiarato infatti Levati - Enel non ha compiuto passi precisi e significativi nella scelta degli approvvigionamenti e dei materiali delle proprie installazioni fotovoltaiche prodotti in Italia, ci auguriamo che questa dichiarazione di Conti sia un segno del cambiamento della politica di Enel». Anche Ifi, comunque, riconosce l'esistenza di un problema di «corretta distribuzione dell’investimento in incentivi». Per il comitato, in altri termini, la soluzione non è rappresentata dalla riduzione o dal blocco degli incentivi, ma «la tutela e la difesa della qualità e della capacità innovativa dell’industria italiana».
Critiche alle dichiarazioni di Conti sono giunte dal senatore Francesco Ferrante, responsabile delle politiche relative ai cambiamenti climatici del Partito Democratico. «Quest’anno spenderemo non più di sei miliardi e le normative vigenti comunque prevedono tetti di spesa non superabili – ha commentato - L’ad dell’Enel usa ironie fuori luogo sulle possibilità occupazionali delle rinnovabili quando ormai in Italia sono oltre 100 mila gli occupati del settore. Conti se ne faccia una ragione ed entri anche lui nel nuovo millennio, perché il futuro è nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili».