Efficienza energetica: l'Italia ce la può fare, ma servono strumenti più efficaci
Questo, in sintesi, il risultato del rapporto di AzzeroCO2 e Ambiente Italia, presentato oggi. Zanchini (Legambiente): «Necessario istituire una cabina di regia per gli interventi nel settore»
22 November, 2011
Un’Italia a metà del guado nelle politiche di efficienza energetica, con piani poco ambiziosi e misure spesso generiche, ma anche segnali estremamente positivi per quanto riguarda gli interventi di efficientamento energetico delle abitazioni e le possibilità di risparmio future, soprattutto per il settore industriale. È questa l’immagine che emerge dal rapporto presentato oggi durante il convegno “L’Italia alla sfida del clima” promosso da Legambiente e AzzeroCO2.
Prima di presentare i risultati dello studio realizzato da AzzeroCO2 e dall’istituto di ricerche Ambiente Italia, è necessaria una premessa. Il pacchetto 20-20-20 prevede, come terzo target, anche la riduzione, al 2020, del 20% degli usi finali di energia primaria rispetto alle previsioni. Obiettivo non vincolante ma che, avverte lo studio, «di fatto dovrà essere raggiunto per centrare gli altri obiettivi di sostenibilità ambientale al 2020: solo diminuendo i consumi di energia grazie all’efficientamento, infatti, sarà possibile rispettare i valori vincolanti sulla quota di energia da fonti rinnovabili». Quota che in Italia dovrebbe raggiungere il 17%, «considerata raggiungibile per consumi finali lordi pari a 133 Mtep».
La ricerca analizza prima di tutto la riduzione dei consumi energetici avvenuta in questi anni, non solo per via della crisi, ma anche grazie all’impatto di provvedimenti quali la detrazione fiscale del 55% e i titoli di efficienza energetica (i cosiddetti certificati bianchi). Dal 2005 al 2010, il consumo finale lordo di energia è passato da 146,5 a 137,5 Mtep. Abbastanza vicini alle 133 Mtep previste per il 2020. Il problema, però, sottolinea il rapporto, è che gli obiettivi proposti nei piani approvati in questi anni sono troppo timidi (attraverso l’efficienza si avrebbe una riduzione di circa 15,8 Mtep, rispetto a un consumo in crescita post crisi stimato a 145,6 MTEP al 2020), e soprattutto accompagnati da interventi che rimangono ancora non chiaramente definiti e con incentivi incerti, a continuo rischio di cancellazione.
Altro nodo importante riguarda l’efficacia delle attuali politiche per l’efficienza. «Proprio per la difficoltà della situazione economica – sottolinea Legambiente – occorre individuare con attenzione i campi di intervento più efficaci per raggiungere risultati di riduzione dei consumi energetici, che Confindustria stima possibili in almeno 86 Mtep». «È necessario raddoppiare gli sforzi», precisa Chiara Wolter di Ambiente Italia. Puntando anche su interventi più incisivi rispetto a lampadine a basso consumo e rompigetto dell’acqua, che spesso, spiega Mario Gamberale, ad di Azzero Co2, l’hanno fatta da padrone.
«I risultati di questo studio dimostrano quanto sia nell’interesse del Paese ridurre consumi energetici e emissioni di CO2 attraverso precise politiche di efficienza - spiega Edoardo Zanchini responsabile energia di Legambiente -. L’Italia deve guardare ai vantaggi che otterrebbe in questo contesto, per i cittadini in termini di bollette meno care e lavoro, e per le imprese nel recupero di competitività. Ora occorre accelerare in questa direzione, altrimenti perderemo un’occasione anche di uscita dalla crisi economica. Per riuscirci occorre, innanzi tutto, rivedere gli obiettivi dei piani nazionali portandoli da 15 ad almeno 30 Mtep come riduzione nei consumi energetici finali da conseguire al 2020. Si deve poi costruire una vera e propria cabina di regia dell’efficienza energetica, per dare certezza alle politiche, monitorare i risultati conseguiti con incentivi e standard minimi in modo da intervenire e rendere possibile raggiungere i risultati».
Legambiente sottolinea i due banchi di prova che il nuovo governo Monti ha di fronte per aiutare questa prospettiva. Da un lato, «la fondamentale proroga delle detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica in edilizia, dove è diventato necessario rimodulare i benefici per le diverse tecnologie, intervenendo anche sugli anni di detrazione e sui tetti massimi di spesa, in funzione dei benefici energetici realizzabili». Dall’altro, «le politiche per il trasporto ferroviario pendolare, che rischia nel 2012 di subire un vero e proprio tracollo a seguito del taglio del 75% delle risorse necessarie a far muovere treni che ogni giorno vengono presi da oltre due milioni e mezzo di cittadini».
Proprio all’edilizia e ai consumi domestici occorre guardare con maggiore attenzione per accompagnare la prospettiva già indicata dall’Unione Europea con la nuova direttiva europea in materia di efficienza energetica in edilizia. Una mossa arrivata dall’Europa a giugno scorso, per ridare forza a un settore «rimasto vittima – dice Monica Frassoni, co-presidente del partito Verde europeo – del pacchetto 20-20-20. Molti pensavano che gli interventi in materia di risparmio energetico sarebbero venuti da sé, come conseguenza dello sviluppo delle rinnovabili, ma così non è stato». A condannare finora l’efficienza anche alla parte delle Cenerentola sono stati anche, spiega il direttore del Kyoto club Gianni Silvestrini, «gli interventi frammentari, l’appeal minore rispetto alle rinnovabili, e la scarsa capacità del settore di incidere sulle scelte del governo, pur avendo meno nemici delle stesse energie verdi».