A Taranto, convegno sul sistema dei controlli ambientali in Italia. Buone pratiche a confronto
Le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente svolgono azioni di monitoraggio e controllo in maniera non omogenea. Ogni Arpa, secondo Giorgio Assennato, presidente di AssoArpa, “ha in comune solo il nome e ognuna ha sviluppato nel tempo una propria competenza”. L’obiettivo del Consiglio federale è di rafforzare la rete delle Agenzie attraverso la condivisione delle buone pratiche messe in campo, finora divise tra le diverse Regioni
21 November, 2011
Il referendum abrogativo sui controlli ambientali del 1993, ha determinato in l’Italia la creazione di un sistema di Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. La frantumazione ha portato a una rete di controlli non omogenea, con alcuni casi di eccellenza e altri con maggiori criticità. Per tale ragioni, il lavoro del Consiglio federale, insediatosi ai sensi del decreto ministeriale 123/2010, si è posto l’obiettivo di rafforzare la rete delle Agenzie attraverso la valorizzazione e la condivisione delle buone pratiche messe in campo, finora divise in diverse parti d’Italia.
Il convegno di martedì 22 novembre, realizzato con il patrocinio della Provincia e del Comune di Taranto, si è posto l’obiettivo di mettere in luce le migliori esperienze di monitoraggi ambientali per promuovere la replicazione in altri territori italiani con simili problematiche. All’incontro, introdotto da Stefano Laporta (Direttore generale di Ispra) e Lunetta Franco (Presidente di Legambiente Taranto) hanno partecipato Giorgio Assennato, Direttore generale di Arpa Puglia e Presidente di AssoArpa, Adriano Rossi, Direttore del dipartimento di Terni di Arpa Umbria, Giovanni Agnesod, Direttore generale di Arpa Valle d’Aosta e Stefano Ciafani, Segreteria nazionale di Legambiente. Assenti per motivi legati al maltempo Vito Belladonna, Direttore tecnico dell’Arpa Emilia Romagna e Bernardo De Bernardinis, Presidente di Ispra.
“Il Regolamento ISPRA, nell’affidare all’Istituto, tra gli altri, il compito di promuovere “lo sviluppo del Sistema nazionale delle Agenzie”, di fatto per la prima volta attribuisce una valenza formale a tale termine”, ha dichiarato Stefano Laporta, Direttore Generale dell’ISPRA. “E proprio al fine di promuovere tale sviluppo, i vertici ISPRA hanno puntato su una programmazione delle attività interagenziali non più episodica, ma organica e su base pluriennale, che già sta dando concreti frutti in termini di predisposizione di strumenti operativi, finalizzati al tempo stesso a garantire armonizzazione ed economie di sistema nell’attuazione dei compiti istituzionali”.
“Per migliorare il sistema dei controlli ambientali nel nostro Paese – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani - è importante diffondere le migliori esperienze già messe in pratica. Ma per procedere ad un rafforzamento complessivo della rete nazionale dei monitoraggi è necessaria anche una ferma volontà politica da parte del Governo e delle Regioni italiane in tal senso. Il periodo di crisi economico-finanziaria non aiuta, ma vanno trovate nuove risorse da investire in personale, strumenti di analisi e attività di formazione, dando priorità a quelle realtà che mostrano evidenti ritardi e maggiori criticità. Solo così riusciremo a ristabilire quel clima di fiducia nei cittadini verso le istituzioni preposte ai controlli, non sempre tangibile sul territorio, e necessario anche per facilitare la riconversione ecologica del sistema industriale del Paese”.
“Ogni Arpa, secondo Giorgio Assennato, presidente di AssoArpa, “ha in comune solo il nome e ognuna ha sviluppato nel tempo una propria competenza. Per la prima volta, a Taranto – ha dichiarato il presidente di AssoArpa Prof. Giorgio Assennato (in foto) - la sinergia tra un’associazione ambientalista, quale Legambiente, ed il sistema agenziale rappresentato da ISPRA ed AssoArpa (Associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione ambientale) si concretizza in una manifestazione che ha come obiettivo la condivisione delle competenze.
In questa occasione - ha continuato Assennato - sono state presentate alcune esperienze locali attraverso cui le Agenzie hanno risposto alle pressioni ambientali con interventi particolarmente efficaci per la tutela dell’ambiente pur nella diversità dei compiti e delle funzioni. Questo evento rappresenta un elemento positivo e caratterizzante di una moderna collaborazione tra i soggetti protagonisti della governance ambientale””.
Sintesi interventi ARPA
ARPA Valle d’Aosta: “Censimento delle coperture in cemento-amianto sull’intero territorio della Valle d’Aosta con l’applicazione delle tecniche di telerilevamento”
I tetti in eternit sono presenti in maniera diffusa sul territorio e rappresentano una sorgente potenziale di immissione di fibre di amianto in ambiente. L’impatto sul territorio dipende dalla loro estensione e stato di conservazione, e dalla prossimità e destinazione d’uso degli spazi circostanti di vita, di studio e di lavoro, o comunque destinati alla frequentazione umana.
Nell’ambito dell’incarico ricevuto dall’Amministrazione regionale per la mappatura dell’amianto, l’ARPA Valle d’Aosta ha effettuato una indagine sistematica delle coperture di eternit presenti. A questo fine si è utilizzata l’analisi delle immagini telerilevate dell’intero territorio con un aereo che ha volta ad un altezza di 2000 metri, già in precedenza acquisite dall’Ufficio cartografico regionale, rilevando la presenza di coperture in eternit dall’analisi spettrale della radiazione elettromagnetica emessa e/o riflessa dalle superfici. Le immagini telerilevate permettono anche di identificare e quantificare accuratamente posizione, distanza ed estensione dell’edificato circostante.
I dati acquisiti con l’analisi delle immagini telerilevate sono serviti come base per il successivo riscontro diretto della realtà territoriale attuale, condotto con sopralluoghi in campo in stretta collaborazione con gli uffici tecnici comunali. Le informazioni in questo modo acquisite e opportunamente elaborate, in modo sistematico e omogeneo su tutto il territorio regionale, costituiscono un riferimento per la definizione di priorità di interventi di rimozione e bonifica.
ARPA Emilia Romagna
L'intervento dell'Arpa Emilia-Romagna si è concentrato sulla principale criticità ambientale che interessa il territorio regionale emiliano-romagnolo e si estende, con intensità differenti, a tutta l'area padana. Dopo una brevissima rassegna sullo stato di fatto della qualità dell'aria in regione, illustrato con dati aggiornati al 2011 e con ricostruzioni significative della serie storica 2001-2011, vengono presentati in sintesi tre casi di studio che costituiscono altrettante buone pratiche. Il primo consiste in una metodologia per fare valutazioni in termini di costi-benefici delle strategie per il miglioramento della qualità dell'aria ad area vasta, sviluppato all'interno di un progetto europeo; il secondo relativo ad un approfondimento di estremo dettaglio svolto in Emilia-Romagna relativamente alle correlazioni fra impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, qualità dell'aria, aspetti sanitari ed epidemiologici; il terzo che illustra un progetto regionale appena avviato di approfondimento sulla qualità dell'aria attraverso un SuperSito di monitoraggio.
ARPA Umbria - Adriano Rossi, Direttore del dipartimento di Terni di Arpa Umbria, Caratterizzazione delle polveri sottili: l’esperienza della città di Terni.
ARPA Umbria, in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia, ha effettuato una caratterizzazione ad ampio spettro (morfologico, dimensionale, composizionale) del PM su scala regionale adottando una metodologia sperimentale. Tali informazioni permettono di identificare le possibili sorgenti di emissione e contribuiscono alla ricerca delle misure più efficaci per il raggiungere gli obiettivi di qualità dell'aria fissati dalle Direttive europee. Queste conoscenze sono inoltre indispensabili per correlare gli effetti del particolato sulla salute e sui cambiamenti.
In questa sessione è stato presentato il caso di Terni - Identificazione e quantificazione delle sorgenti, da cui è emerso che le emissioni dirette dovute al traffico veicolare e alle attività industriali, sono quelle che incidono maggiormente sulla frazione fine del PM, mentre le polveri risospese dal suolo incidono maggiormente sulla frazione grossolana. L'impatto della fonte industriale/metallurgica ammonta al 30% delle polveri fini e al 10% di quelle grossolane. Incenerimento/combustione di biomasse incide solo sulla frazione fine per il 5%.
ARPA Puglia - Direttore generale di Arpa Puglia, Il monitoraggio delle emissioni di diossina dal polo siderurgico di Taranto
Il monitoraggio delle emissioni di diossina ha costituito un punto di forza degli interventi preventivi e di controllo svolti, a Taranto, da ARPA Puglia.
A partire dai dati derivanti dalle autodichiarazioni aziendali, che individuavano a Taranto la presenza della principale sorgente emissiva industriale italiana di diossine, e cioè l'impianto di sinterizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto, ARPA ha effettuato, a partire dal 2007, una serie di prelievi a camino che hanno corretto verso l'alto le stime aziendali, con un valore di diossine emesse in aria in un anno confrontabile con il quantitativo di diossina liberato durante l'incidente di Seveso, sia pure in un tempo infinitamente più breve. Per effettuare tali monitoraggi, l'Agenzia ha dovuto mettere in campo un rilevante quantitativo di risorse sia di personale (con il massimo livello di qualificazione) che di attrezzature. I controlli, dopo un iniziale periodo di contrapposizione con l'azienda, derivante anche dalla promulgazione di una specifica legge regionale che colmava una fondamentale carenza normativa nazionale, ha portato, attraverso un protocollo ILVA-ISPRA-ARPA, alla sperimentazione e attuazione di specifici sistemi di abbattimento ad urea e, successivamente, a carbone attivo, che hanno ridotto sostanzialmente le emissioni in aria di diossine, passando da circa 2 etti annui a meno di 15 grammi per anno.
L'attenzione dell'Agenzia a tale tematica è mostrata dalla ubicazione a Taranto, presso il Dipartimento Provinciale di ARPA, di speciali uffici quali il Laboratorio di analisi dei Microinquinanti Organici e il Centro Regionale Aria, che troveranno collocazione nell'Ospedale Testa, in fase di complessivo recupero.