"L'Italia del riciclo": nel 2010 ripresa dalla crisi, ma per il 2011 nubi all'orizzonte
A dirlo è il rapporto promosso da Fise-Unire e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Nel 2010 i materiali riciclati sono aumentati del 40%, mentre il saldo export-import è rimasto negativo, ad eccezione di carta e plastica. Decollato il sistema di raccolta dei Raee
01 December, 2011
La metafora scelta per raccontare i risultati del 2010 in fatto di riciclo è a metà tra l’economico e il meteorologico. «Un anno di crescita con nubi all’orizzonte». Così FISE Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, promotrici del rapporto annuale “L’Italia del riciclo”, sintetizzano la situazione. Nel 2010, infatti, il settore del riciclo rifiuti ha invertito la tendenza registrata nel 2009 (-25%) ed è tornato a crescere, anche se ci sono segnali che nel 2011 le cose non siano andate altrettanto bene. «Nel 2010 sono stati riciclati quasi 34 milioni di tonnellate (+40% rispetto all’anno precedente). Si conferma l’aumento dei tassi di riciclo in tutte le filiere (in media pari al 65%). Forte incremento per il recupero dell’acciaio (+67,9%). I dati raccolti nel 2011 lasciano però intravedere segnali preoccupanti per il settore, ancora lontano dal superamento della crisi dovuta alla flessione della produzione e quindi anche della domanda di materie prime ricavate dai rifiuti», spiegano le due organizzazioni.
Tutti positivi gli indici per i sei principali flussi di materiali avviati a riciclo che sono tornati a crescere, ad eccezione della plastica: ottimo sviluppo per i rottami ferrosi (+67,9%), buona ripresa per alluminio (+18%), carta (+9,3%), legno (+15,4%) e vetro (+7,5%), modesta flessione per il solo comparto della plastica (- 0,7%). Una fase di crescita che però sembra oramai già archiviata: «Non c’è stato nessun altro settore che nel 2010 ha mostrato una capacità di reazione così forte dopo la crisi del 2009, ma bisogna evitare toni trionfalistici, perché la ripresa nel 2011 si è attenuata e ha mostrato qualche difficoltà», sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Il saldo export-import nel 2010 ha continuato ad essere negativo con un peggioramento del 5,3% e con un valore di circa 2,5 milioni di tonnellate, non molto diverso da quello del 2009 (circa 2,4 milioni di tonnellate). Hanno costituito eccezione il settore della carta, che si conferma esportatore con un saldo di 1,125 milioni di tonnellate (leggermente meno del 2009, quando si erano registrati 1,443 milioni di tonnellate) e quello della plastica, che presenta un saldo attivo di 129.000 tonnellate (nel 2009 invece il saldo era negativo per 246.000 tonnellate). Un dato, quest’ultimo, che merita attenzione: «Il timore è che dietro a una dinamica mutata in un solo anno ci siano esportazioni di materiali in Cina e a Hong Kong, dove non vengono certo applicati i nostri stessi standard ambientali, mentre le imprese italiane si ritrovano senza materiale da riciclare», continua Ronchi.
Nel settore degli imballaggi, dopo la flessione nel 2009 delle quantità avviate al riciclo pari al 4%, nel 2010 queste hanno raggiunto quota 7,34 milioni di tonnellate, pari al 5,6% in più rispetto all'anno precedente. In termini percentuali, invece, è stata raggiunta una quota di tasso di riciclo pari al 65%, con un incremento dell'1,6% sul 2009. Gli incrementi più consistenti si registrano nei settori degli imballaggi in alluminio (+49,7%), del legno (+10,8%) e del vetro (+8%); più contenuto è invece l'aumento della carta (+3,8%) e soprattutto quello della plastica (+1,4%) e dell'acciaio (+0,6 %).
Il 2010 ha segnato anche il decollo del sistema di raccolta e gestione dei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), partito operativamente nel 2008, che ha raggiunto nel 2009 le 193.000 tonnellate. Nel 2010 la crescita positiva è stata ulteriormente confermata dal dato sulla raccolta, pari a 245.000 tonnellate, che ha consentito di raggiungere l'obiettivo europeo dei 4 chilogrammi pro-capite. «E’ il segno di un sistema che ha iniziato a funzionare», spiega Ronchi.
Da segnalare, infine, l’ulteriore crescita dei quantitativi di rifiuto organico trattati, già aumentato di 400.000 tonnellate dal 2008 al 2009: si stima che la raccolta differenziata dell’umido e del verde abbia raggiunto 3 milioni di tonnellate nel 2010.
«I dati positivi del settore nel 2010 – ha evidenziato Corrado Scapino, presidente di Unire – sono una conferma di come il recupero dei rifiuti costituisca un passaggio imprescindibile per la transizione verso la green economy e una risorsa indispensabile per diminuire la dipendenza del nostro Paese dall’estero per le materie prime, partecipare alla ripresa economica e contribuire a ridurre gli impatti negativi dello sfruttamento dei materiali vergini e dello smaltimento in discarica. Per raggiungere questi obiettivi è necessario che oggi le strategie di crescita industriale si coniughino con politiche di sviluppo sostenibile che prevedono l’impegno e la partecipazione di tutti i soggetti economici presenti nella filiera. Occorre inoltre attivare efficacemente nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, a partire da un’attuazione concreta, seppur graduale, degli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione». Il settore, insomma, ha bisogno di attenzione. In caso contrario, spiega Edo Ronchi, «si rischia che l’industria del riciclo si trasferisca nei Paesi di nuova industrializzazione».