Verona, continua l’emergenza smog
Sono 120 i giorni di sforamento del limite massimo di PM10 registrati dal primo gennaio 2011 ad oggi; mentre non viene presa alcuna misura emergenziale la Procura apre un’inchiesta. Ne parliamo con il presidente di Legambiente Verona Lorenzo Albi
Verona - Le polveri sottili diffuse nell’aria continuano a stringere in una morsa soffocante Verona. Secondo i dati Arpav rilevati dalla centralina di Corso Milano, dal primo gennaio 2011 ad oggi sono ben 120 le giornate in cui il livello di PM10 ha superato il limite di 50 microgrammi per metro cubo, a fronte di un massimo annuale di 35 giornate. Numeri allarmanti che hanno determinato l’apertura di un’indagine da parte della Procura scaligera, coordinata dal procuratore Mario Giulio Schinaia. Si tratta per il momento solo di un’indagine conoscitiva, senza ipotesi di reato nè iscrizioni nel registro degli indagati da parte degli inquirenti; anche se dovesse concludersi con un’archiviazione – come accade quasi sempre in questi casi a causa della difficoltà nell’accertare le responsabilità – l’inchiesta avviata dimostra che la situazione dell’inquinamento a Verona è particolarmente grave. Numerose le voci che parlano, oltre che di un chiaro problema ambientale, di un vero e proprio allarme socio-sanitario, che richiederebbe l’attuazione di repentine misure d’emergenza, come ad esempio i blocchi del traffico adottati in altre città italiane. Tra le voci che denunciano l’allarme anche quella di Legambiente; Eco dalle città ha intervistato il presidente della sezione veronese Lorenzo Albi.
A Verona l’emergenza smog è smpre più preoccupante. Dopo le segnalazioni dell’Arpav, la Procura ha avviato un’indagine, che per ora non prevede alcun’ipotesi di reato nè alcun indagato. Lei sa dirci qualcosa di più?
Ho appreso dell’indagine in corso dai giornali, quindi non so darvi ulteriori notizie in merito. Non so nemmeno se per l’avvio dell’indagine abbiano contribuito le denunce che Legambiente fa da anni, sulla gravità della situazione e sull’inefficacia delle misure anti smog adottate dall’attuale amministrazione, oppure se sia un’indagine indipendente dal nostro impegno. Posso dirle, però, che il problema smog a Verona è un problema antico, aggravato soprattutto dal fatto che non esiste un piano regionale di risanamento dell’aria; questo permette alle singole amministrazioni comunali di fare come vogliono. È da tempo che noi di Legambiente facciamo pressione direttamente sul sindaco, che è la massima autorità sanitaria cittadina, affinchè prenda atto della necessità di misure d’emergenza per la grave situazione socio sanitaria in cui ci troviamo.
Andiamo con ordine. Secondo voi esiste un problema a monte, che è quello della mancanza di un piano regionale unitario per il risanamento dell’aria, e un problema a valle, che riguarda il modo in cui l’amministrazione Tosi gestisce l’emergenza smog di Verona. Partiamo dal problema regionale. Quali sono a vostro avviso le inadempienze della Regione?
Secondo noi la Regione dovrebbe decidere di combattere lo smog con un piano di risanamento comune e unitario; non facendolo lascia un vuoto legislativo che permette alle singole municipalità di fare come vogliono in materia di traffico, consumi e quant’altro. Alcuni comuni sarebbero disposti ad adottare dei provvedimenti emergenziali e strutturali seri, soprattutto per ciò che attiene al traffico dei veicoli, ma si scontrano spesso col comune limitrofo che invece non li adotterebbe, rendendo così tutto inutile. A questo sia aggiunge un altro problema fondamentale in materia di traffico e smog, ovvero il fatto che la Regione Veneto è una delle regioni italiane che investe meno soldi nella mobilità alternativa: dei fondi destinati alle infrastrutture e alla mobilità solo il 7,3 per cento è destinato alle linee ferroviarie; tutto il resto è destinato a strade e autostrade; 0 per cento alle linee metropolitane. Una scelta precisa che tende a salvaguardare se non addirittura incentivare il trasporto privato, in netta controtendenza rispetto a quanto si sta cercando di fare in tante altre regioni, per non parlare del resto d’Europa.
Per quanto riguarda Verona in particolare invece, cosa rimproverate all’amministrazione Tosi?
In generale rimproveriamo il carattere populista delle sue politiche, che per quanto riguarda la lotta allo smog impedisce di disincentivare il trasporto privato a favore di una mobilità pubblica alternativa. A tal proposito, una delle cose più gravi a nostro avviso è stata l’abbandono di un progetto per la costruzione di una linea metropolitana di superficie che la precedente amministrazione aveva già approvato; un progetto da 128 milioni di euro che è stato cassato a favore di una filovia a gasolio, che non si sa neppure se verrà veramente costruita o meno, dato che sono anni che i lavori dovrebbero partire. Filovia che tra l’altro non avrà un percorso dedicato, ma si muoverà in modo promiscuo nel traffico urbano. A questa vicenda si aggiungono l'assenza della limitazione alla circolazione dei veicoli diesel "euro2" - Verona è l'unico capoluogo di provincia veneto che non la mette in atto - il taglio delle risorse destinate alle piste ciclabili e i prezzi dei parcheggi per le auto del centro e dei quartieri limitrofi, che invece che essere più alti per dissuadere i cittadini dall’arrivare ovunque con la macchina, sono più o meno uguali. Si continuano inoltre a costruire e progettare parcheggi sotterranei in piena città. Tutte misure che come quelle regionali vanno in una direzione bene precisa e non è certo quella di incentivare una mobilità sostenibile.
Diceva prima che Legambiente ha denunciato più volte l’emergenza smog della città; ultimamente avete fatto qualche particolare iniziativa e prevedete iniziative future?
Sì, la scorsa settimana abbiamo indetto un incontro congiunto con la sezione veronese dell’Associazione Medici per l’ambiente, con cui collaboriamo assiduamente da tempo; abbiamo ribadito la pessima qualità dell’aria della nostra città, cercando di spiegare che l'inquinamento non è più solo un tema e un problema ambientale ma una vera e propria urgenza sociale e sanitaria. Il rapporto con i medici proseguirà anche il prossimo anno, quando analizzeremo insieme i livelli di PM10 rilevati con strumenti mobili, non solo con le stazioni di rilevamento fisse, mostrando che le polveri sottili si diffondono ovunque, persino dentro le auto e i mezzi pubblici. A gennaio poi ci sarà il rinnovato appuntamento della nostra campagna “Mal’Aria”, in cui verrà fatto un bilancio dell’anno precedente e verranno annunciate delle proposte concrete per la lotta allo smog.
Potrebbero essere magari i blocchi del traffico che ad esempio ha adottato Milano, città non molto più inquinata di Verona?
Sì. Noi siamo favorevoli ai blocchi, che tuttavia non sono una soluzione definitiva al problema purtroppo. Li riteniamo comunque importanti anche a solo scopo di sensibilizzazione della popolazione sull’emergenza che stiamo vivendo e sulla necessità di prendere al più presto dei provvedimenti importanti.