Inquinamento e democrazia
- da Il Corriere della Sera del 06.01.2012
07 January, 2012
di Francesco Bertolini
La salute e i disagi dei cittadini: sono questi i due aspetti che vengono discussi quando si parla di blocco del traffico. La salute è un concetto teoricamente semplice, anche se va rilevato come il nostro concetto di salute sia oggi diverso rispetto ai decenni scorsi e diverso rispetto a città come Manila, Lima o Nuova Delhi, dove l' inquinamento atmosferico e il traffico sono a livelli neppure concepibili nelle nostre realtà, che già percepiamo irrespirabili e intasate. Ma non è questo il punto. Che l' aria che si respira a Milano sia insalubre non ce lo deve dire l' Unione Europea, e non servono i tanto invocati studi e ricerche per capirlo; basta camminare, pedalare, guidare, in una parola vivere in città per capirlo. L' altro aspetto riguarda i presunti disagi per i cittadini derivanti da un blocco, totale o parziale, della circolazione, o dall' istituzione di un' area a pagamento, come la prossima Area C. A tale proposito si è detto tutto e il contrario di tutto, ma sarebbe importante ricordare che i «famosi cittadini» si sono più volte dichiarati favorevoli alla limitazione del traffico, non solo nella scorsa primavera, ma anche nel vecchio referendum degli anni 80, e in tutti i sondaggi realizzati in questi lunghi anni inquinati. Ma la «democrazia» è un concetto strano: mentre le polveri sono molto democratiche, infilandosi nei polmoni di tutti i cittadini, gli strumenti per combatterle non sono così condivisi. Dobbiamo però metterci d' accordo; tutto ciò che è stato fatto in questi anni è servito a poco nella lotta a traffico e inquinamento. Per cambiare i comportamenti vi sono due approcci; un approccio di sensibilizzazione, ma si è visto come questo sia servito a poco nel corso degli ultimi anni, soprattutto in chiave di area metropolitana, e un approccio vincolante, con regole bene definite che possano in qualche modo accompagnare il disegno di città che si vuole comporre. E proprio qui sta il punto: l' Area C è benvenuta se è inserita in un disegno complessivo di città del futuro, che non vuole più crescere consumando suolo, che non vuole più essere nemica dei propri cittadini che fuggono appena possibile, che vuole insomma costruire una città vivibile, dove è possibile pensare di trascorrere la maggior parte del proprio tempo senza sentirsi un reietto, che non può andarsene sui monti o al mare in ogni fine settimana dell' anno. Restare a Milano nel tempo libero è oggi spesso una scelta obbligata per coloro, e sono la grande maggioranza, che non possono permettersi «l' aria buona» del fine settimana. Deve essere una scelta consapevole, ma per divenire tale si devono creare le condizioni. Se l' aria pulita diventa l' obiettivo strategico, allora tutto le può girare intorno, con conseguenze anche di tipo economico legate a nuove professioni, nuovi comportamenti e nuovi modelli sociali. Se invece sarà ancora l' economia al centro di tutto, parlare di salute, disagi, Area C e aria pulita non sarà altro che una triste commedia.