Neve chimica sulle città padane? Intervista a Daniele Cat Berro (Società Meteorologica Italiana)
Lunedì 16 gennaio alcune città della Pianura Padana si sono svegliate con una leggera coltre bianca. I giornali parlano di neve chimica. "Più corretto chiamarla nebbia congelante precipitante. Il fenomeno è più ricorrente in zone ad alta densita urbana dove si trova particolato in sospensione”. Intervista di Eco dalle Città a Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana
17 January, 2012
Lunedì 16 gennaio Torino si è svegliata sotto una leggera coltre bianca. La prima esclamazione è stata: “Questa notte ha nevicato!”. Non tutta la città però era così imbiancata. La gioia per la prima neve dell'anno va via via scemando e scompare all'arrivo al lavoro: “Prima neve dell'anno? Ma cosa hai sognato stanotte?” è il commento della collega. Nel corso della giornata però la collega si ricrede, sul web si inizia a parlare, a seconda dei casi, di galaverna o della “neve chimica” su Torino.
Eco dalle Città ha chiesto un chiarimento a Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana: “Non si tratta di un fenomeno eccezionale. Era diventato meno frequente. Però è improprio chiamarlo neve chimica, sarebbe più corretto chiamarla “nebbia congelante precipitante”. Particolarmente frequente in zone urbane con forte presenza di insediamenti industriali, laddove l'abbondante particolato in sospensione può favorire l'aggregazione nei bassi strati atmosferici - entro la nebbia - di piccoli cristalli di ghiaccio che poi precipitano imbiancando lievemente il suolo. Questo fenomeno può prodursi in una zona specifica di una città senza investire altri quartieri”.
“Bisogna però distinguere la nebbia precipitante dal fenomeno dalla galaverna – sottolinea Daniele Cat Berro -. La galaverna non è precipitante ma si tratta di un deposito che si forma in presenza di nebbia e temperature sotto lo zero su rami, cavi elettrici, a volte di qualche centimetro di spessore”.
Possiamo dire che il fenomeno della nebbia precipitante è favorito dalla presenza di inquinamento atmosferico? “Possiamo dire che in questo contesto con temperature negative – spiega Cat Berro - soprattutto in zone urbane ad alta densità con presenza di insediamenti industriali, la presenza di nebbia e di pulviscolo in sospensione favorisce la formazione di questi cristalli di ghiaccio in atmosfera che precipitano al suolo”.
(Foto: La Stampa.it)
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