Legambiente interviene sulle centraline rimosse e denuncia: "Eliminate senza ragione"
La rimozione di tre stazioni Arpa in provincia di Torino fa infuriare l'associazione ambientalista: “Azzoppare la rete di monitoraggio in una regione sofferente di smog è un atto grave. Il silenzio con cui è stata portata avanti l’operazione, inoltre, fa pensare ad un sostanziale imbarazzo ad operare la rimozione di centraline che hanno fatto segnare negli anni continui sforamenti”
19 January, 2012
Legambiente interviene sulla questione delle tre centraline Arpa che dal 1° gennaio mancano all’appello della rete di monitoraggio regionale. “Azzoppare la rete di monitoraggio in una regione sofferente di smog –dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta- è un atto grave che ci instilla il dubbio che gli interventi in materia di qualità dell’aria in Piemonte siano esclusivamente mirati a nascondere all’opinione pubblica l’emergenza inquinamento. Il silenzio con cui è stata portata avanti l’operazione, inoltre, fa pensare ad un sostanziale imbarazzo ad operare la rimozione di centraline che hanno fatto segnare negli anni continui sforamenti dei parametri di legge”.
La centralina Arpa di piazza Rivoli a Torino -rileva Legambiente- è stata installata nel 1993 e si è affermata negli ultimi anni come la seconda a livello provinciale per peggiori valori di biossido di azoto, nichel, benzo(a)pirene e per il PM10, nel 2011, è arrivata a raggiungere ben 129 sforamenti giornalieri e una media di 52 mg/mc. La stazione di monitoraggio di Alpignano, anch'essa tra quelle disattivate, si è invece aggiudicata nel 2010 il record provinciale per numero di superamenti della soglia di informazione prevista per l’ozono.
“Non è negando l'informazione che si supera l’emergenza smog –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Una cosiddetta modernizzazione della rete che preveda il taglio del numero delle postazioni di monitoraggio, seppur giustificata con l'adeguamento alla normativa comunitaria, non può e non deve essere applicata in una regione come la nostra, dove il ristagno degli inquinanti è tra i più alti d’Europa. La rete di monitoraggio –prosegue Dovana- piuttosto che perdere pezzi andrebbe rafforzata attraverso l’aggiornamento della strumentazione, la predisposizione di nuove postazioni, fisse e mobili, in grado di misurare nuove e vecchie fonti emissive”.
Legambiente infine torna a sollecitare la Regione e l’Arpa Piemonte affinchè migliorino le procedure di comunicazione e diffusione dei dati sulla qualità dell’aria. Sono infatti solo 19 su 47 le centraline della rete regionale in grado di fornire per il PM10 dati aggiornati alla mezzanotte precedente mentre, nella maggior parte dei casi, i dati vengono diffusi con ritardo variabile da una fino a tre settimane (violando quindi talvolta il protocollo di servizio tra Arpa e Regione Piemonte che prevede uno scarto massimo temporale di 12 giorni dal momento della misurazione a quello della pubblicazione dei dati). Questo ritardo è ingiustificato anche alla luce della parallela efficienza dei sistemi adottati dalle Agenzie delle altre regioni del Bacino Padano che pubblicano con cadenza giornaliera i dati di tutte le centraline. Il fatto poi che al momento la tecnologia di misurazione automatica BETA sia presente quasi esclusivamente nelle centraline di fondo urbano (quelle in cui sono statisticamente meno alti gli inquinanti) favorisce una strategia volta a minimizzare il problema dell’inquinamento atmosferico ed è funzionale alla politica per non prendere decisioni conseguenti.