Arlem: la Regione Puglia presenta la strategia per affrontare il cambiamento climatico nel Mediterraneo
Il 30 gennaio si è svolta a Bari la terza sessione plenaria dell’Assemblea Regionale e Locale Euro-Mediterranea (Arlem). Intervista di Eco dalle Città a Antonello Antonicelli, dirigente dell'area Ecologia della Regione Puglia
01 February, 2012
Il 30 gennaio a Bari è stata approvata la relazione "desertificazione e cambiamenti climatici nel Mediterraneo”, presentata dalla Regione Puglia (relatore Nichi Vendola) durante la terza sessione plenaria dell’ Arlem (Assemblea Regionale e Locale Euro-Mediterranea). Può raccontarcene l’iter?
Il lavoro è frutto di un anno di confronti, interrogazioni, incontri, riunioni con numerosi partners (16 dell'area mediterranea) con cui ci siamo interfacciati mediante uno "stakeholder confrontation on line". Il documento è stato rielaborato sulla base del dibattito che si è svolto il 6 luglio 2011 nell'ambito della riunione della commissione SUDEV (Sviluppo sostenibile) dell’Arlem - Comitato delle Regioni, ed è stato aggiornato fino a novembre 2011, man mano che venivano trasmesse le osservazioni prodotte dai membri [(Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Francia), Città di Gaziantep (Repubblica di Turchia), Governatorato di Algeri (Repubblica democratica popolare di Algeria), Comune di Pietá, La Valletta (Repubblica di Malta), Regione di Murcia (Spagna), Regione di Creta (Repubblica ellenica), Comune di Nicosia (Repubblica di Cipro), Comuni turchi (Turchia), ndr]. Per la seconda consultazione di dicembre importante è stato, sul piano scientifico, il contributo di Ispra e, ancora, di alcuni centri di ricerca pugliesi, che hanno introdotto il concetto di "servizi eco-sistemici". Perciò, quando il parere è arrivato in plenaria, aveva già scontato una robusta parte di consultazione; tuttavia nel corso del dibattito del 30 gennaio sono emersi dei piccoli suggerimenti e il documento verrà ulterioirmente aggiornato. Ma la possiamo considerare una solida e valida bozza.
In tutti i programmi di contrasto alla desertificazione viene riconosciuto un ruolo fondamentale alla dimensione regionale e locale. E’ stato affermato in sede plenaria che il 70% dei problemi energetici sorgono a livello urbano. A questo punto, quali sono le strategie di azione delle comunità locali?
Innanzitutto è necessario considerare i cittadini, le comunità locali e le regioni come il cluster principale di un sistema. Da questo punto di vista ci sono già in atto alcuni programmi, ad esempio il Patto dei Sindaci, accordo sottoscritto a livello europeo, al quale aderiscono le municipalità e che pone degli obiettivi stringenti per l’efficientamento e il risparmio energetico al 2020.
E’ del tutto evidente che in questo momento in Europa le azioni più incisive verso la sostenibilità si giocano a livello di comunità locali. Su questo aspetto dibatteremo nei prossimi giorni [Mediterre], sulle modalità di adesione della Regione al Patto dei Sindaci e sul ruolo che la Regione può espletare. Le prospettive che si aprono a partire dagli incontri di oggi sono del resto evidenti. La relazione costante con altre regioni del Mediterraneo da una parte (sponda sud in particolare), e dell’Europa dall'altra, consente a noi di costruire e consolidare robuste reti scientifiche di amministrazione attiva, alle realtà locali del Mediterraneo di candidarsi ai finanziamenti europei. Anche sotto questo aspetto la centralità di comuni e regioni è un segno tangibile ed evidente di come attraverso queste strutture si possano produrre concreti avanzamenti nel settore della sostenibilità.
E' stata avanzata, in plenaria, dai rappresentanti dell'Unione Europea la proposta di estendere il programma "Patto dei Sindaci". Un progetto pioneristico, che destinerebbe una cifra iniziale di 5 milioni di euro ai comuni dei paesi che si affacciano sul mediterraneo. Cosa ne pensa?
La riteniamo senz'altro una buona idea. E’ evidente che bisogna avere un approccio innovativo. Immaginare che il Patto dei Sindaci sia un modo per invadere le economie dei Paesi della sponda sud è sbagliato. Noi abbiamo coltivato una expertise, un know how, che si è sviluppato in particolar modo in questi anni, tanto che la Puglia ha diversi primati a livello nazionale. Per questo immaginiamo che progetti di cooperazione che puntino all’affermazione di una classe dirigente in grado di autoalimentare l’idea di sostenibilità anche nei paesi della sponda sud sia un approccio convincente. Dunque anteporre il tema della cooperazione è un'idea convincente, rispetto alla quale la regione Puglia, per il ruolo che ha avuto, sicuramente intende essere protagonista.
Anche nei centri urbani possono emergere, per alcune aree, problematiche quali la desertificazione e il degrado del territorio. Questo tema quanto è importante? E’stato affrontato nella relazione?
Sicuramente quello che abbiamo portato in relazione è un punto di vista generale ma non generalista, perché prova a costruire in un’ottica articolata e con risposte complesse. Il consumo dei suoli e la cementificazione, sono una parte centrale del parere approvato da Arlem, che dovrà essere sviluppato a livello locale. Sappiamo che il comune di Bari sta sviluppando un proprio piano energetico comunale, e questo è un fatto rilevante perché si tratta di un comune capoluogo del sud.
Colpisce nella relazione, tra le soluzioni proposte, quella delle infrastrutture verdi. Che cosa si intende?
Le infrastrutture verdi possono essere molte cose. Per noi,per come l’abbiamo immaginata nel precedente parere sull’acqua, è quella infrastruttura che restituisce naturalità al territorio e consente, in maniera intrinseca, un risparmio idrico. Può essere anche un corridoio ecologico (corridoio di habitat naturali che sono in grado di coltivare e garantire la tutela della biodiversità) o anche una rete di energia intelligente in grado di regolamentarsi sulla base della domanda e dell’offerta di produzione e assorbimento di energia, col risultato di rendere più efficaci i sistemi di produzione e di consumo.
Negli ultimi mesi Eco dalle città ha pubblicato vari articoli che mettono in risalto il recupero delle aree dismesse mediante la coltivazione di orti urbani. Potrebbero questi rientrare tra le infrastrutture verdi?
Si, anche perché questo rimanda all’idea della qualità della vita e della qualità di alimentazione. Gli orti urbani consentono di recuperare quel concetto di chilometro zero e di produzione a filiera corta che è un’idea che mette al centro la sostenibilità delle nostre produzioni agricole.
Riguardo alla gestione sostenibile di tutte le risorse naturali, la relazione sulla desertificazione e i cambiamenti climatici si sofferma sulla tematica dei rifiuti. Vorrei citarle, in proposito, le parole di Massimo Blonda, direttore scientifico di Arpa Puglia, il quale in un convegno SERR (Settimana Europea sulla Riduzione dei Rifiuti), ha affermato che “l’unico intervento capace non solo di limitare gli effetti della desertificazione, ma anche di innescare una inversione di tendenza” è quella di restituire “la materia compostata alla terra”. Cosa pensa di ciò, anche in relazione alla possibilità (già espressa in una precedente intervista) di erogare incentivi all'agricoltura e agli impianti di compostaggio?
Ero e resto convinto che la desertificazione si lega fortemente al tema della gestione efficace, ottimale, e sostenibile dei rifiuti. L’idea di utilizzare la frazione umida, efficacemente differenziata e raccolta, per produrre compost di qualità, che sia in grado di garantire l’apporto della sostanza organica dell’azoto, necessario a mantenere la qualità dei terreni, contrastando così in maniera efficace i processi di desertificazione, è un’idea che resta valida.
Rispetto a questo la Regione ha avviato a settembre un’attività estremamente significativa di finanziamento a quegli impianti in grado di assorbire, all’interno del proprio ciclo produttivo, materiale di raccolta differenziata, in particolare di compostaggio. In particolare si sono sviluppate due linee di intervento. Una per la realizzazione di impianti di compostaggio pubblici (già individuati due siti, a Manfredonia e a Cellamare), un'altra di sostegno alle imprese, e cioè agli impianti di compostaggio privati. Infatti attraverso il sistema delle misure disponibili nell’ambito della programmazione comunitaria è stata aperta una linea di finanziamento specifica per impianti di compostaggio di piccola taglia. Parallelamente si è lavorato, sul versante dell'agricoltura, per offrire incentivi economici agli agricoltori che utilizzino compost di qualità. Per cui condivido le affermazioni del direttore scientifico di Arpa Puglia, e la Regione sta dando corpo e sostanza alle azioni riportate nel parere.
Con una singola azione, dunque, si individua e si risolve più di un problema?
In tempo di crisi bisogna saper utilizzare bene le risorse. Questo è un uso intelligente di esse, che da un lato interviene a ridurre i rifiuti conferiti in discarica e quindi l’impatto ambientale,dall’altro avvia processi economici che sono in grado di restituire del materiale che ha effetti benefici su un territorio soggetto a desertificazione. Per cui ritengo che sia davvero una misura economica estremamente efficace.