Emissioni, l'Italia vicina al target di Kyoto (forse)
In occasione dell'anniversario del Protocollo, si traccia un bilancio provvisorio in materia di riduzione delle emissioni. L'Italia sembra avviata a raggiungere il suo obiettivo, almeno secondo le dichiarazioni del ministro Clini. Più cauta l'Agenzia ambientale europea
17 February, 2012
Tempo di primi bilanci per il Protocollo di Kyoto, che ha festeggiato l'ultimo “compleanno” della sua prima fase di operatività (che termina proprio alla fin di quest'anno): l'Italia dovrebbe centrare il target di riduzione delle emissioni al 2012 previsto dal Protocollo di Kyoto. La certezza non c'è ancora, ma i numeri fanno ben sperare. Secondo i dati preliminari dell'Agenzia europea dell'ambiente, infatti, l'Italia è a quota -4,8% di Co2 rispetto ai livelli del 1990, a fronte di un obiettivo del -6,5% fissato da Kyoto. Vincenzo Ferrara, climatologo dell'Enea, è abbastanza ottimista. «Sta messa bene sia grazie alla crisi sia per gli aiuti sotto forma di incentivi – ha dichiarato all'Ansa - E ha fatto un balzo in avanti anche grazie al contributo delle riserve forestali». Anche secondo Edo Ronchi, ex ministro dell'Ambiente e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, l'obiettivo è fattibile. «La media delle emissioni dell'ultimo triennio 2009-2011 – ha commentato - è in linea con l'obiettivo italiano».
Sul fronte europeo, la situazione appare ancora più incoraggiante, dal momento che l'Ue a 15, nel suo complesso, sembra indirizzata verso un risultato addirittura migliore dell'impegno stabilito dal Protocollo: un calo delle emissioni del 10% a fronte di un target di 8 punti percentuali in meno. Sarà meglio, dunque, non sfigurare, anche perché, oltre alle questioni strettamente ambientali e alla reputazione sulla scena internazionale, in ballo ci sono le sanzioni, cospicue, che ci toccherebbe pagare se non riuscissimo a mantenere l'impegno.
Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini sembra certo del risultato, dal momento che a margine della conferenza Onu di Durban sul cambiamento climatico del dicembre scorso aveva già dato per certo il raggiungimento del target nazionale. Non sembra pensarla allo stesso modo, invece, la stessa Agenzia ambientale europea che ha fornito le stime, che solo qualche mese fa, commentando proprio i dati preliminari sulle emissioni al 2010, considerava l'Italia tra gli stati in ritardo. «I paesi che risultano indietro nel raggiungimento dei propri obiettivi, ossia Austria, Italia e Lussemburgo, devono compiere maggiori sforzi per garantire il rispetto degli impegni assunti – scriveva l'Aea in quella circostanza - contribuendo a ridurre sempre più le emissioni di gas a effetto serra oppure basandosi maggiormente sui meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto».
In parte, la differenza nella valutazione potrebbe dipendere dai diversi sistemi di calcolo adottati dalle varie organizzazioni. L'Aea, secondo quanto precisato dallo stesso ministro Clini, ha escluso dai calcoli l'assorbimento della Co2 da parte delle foreste e del suolo, nonché la riduzione delle emissioni legata a progetti finanziati in Paesi in via di sviluppo (il Protocollo prevede che vengano conteggiate anche queste quote, ndr). Includendo anche questi contributi, come sarà fatto in sede di valutazione definitiva, l'Italia arriverebbe a un calo delle emissioni addirittura superiore all'impegno stabilito dal Protocollo.
In ogni caso, tra pochi mesi sarà calcolato il dato ufficiale, e solo allora si capirà se l'Italia riuscirà davvero a ottenere una promozione. Quanto al “post Kyoto”, è previsto che gli stati proseguano nell'impegno di riduzione dei gas serra su basi volontarie, in attesa che in sede Onu si riesca mettere a punto un nuovo trattato vincolante.