Rigassificatore di Brindisi: la rinuncia della British gas. Colpa della burocrazia? La Regione: "Un luogo da sempre e da tutti giudicato inidoneo"
La British Gas dà l’addio al rigassificatore di Brindisi. Diametralmente opposte le valutazioni sulla rinuncia. Molti giornali si scagliano contro la burocrazia. Per il presidente regionale Vendola è sbagliata la pretesa di eludere le procedure di valutazione ambientale e di imporre un luogo inidoneo. Ma le associazioni ambientaliste non si fidano e chiedono la formalizzazione della rinuncia
08 March, 2012
Il Presidente ed amministratore delegato della British Gas Italia, Luca Manzella, dalle pagine del Sole24Ore del 6 marzo 2012, ha reso pubblica la rinuncia, da parte della multinazionale British Gas e della sua collegata Lng Brindisi, a realizzare il terminal rigassificatore di Brindisi, che avrebbe soddisfatto circa il 10% circa del consumo nazionale. Secondo Manzella i grandi numeri dell’impianto (costi di realizzazione pari a 800 milioni di euro, movimentazione di gas naturale liquefatto (gnl) pari a circa sei milioni di tonnellate/anno e poi trasformati in 8 miliardi di metri cubi di gas naturale immesso in rete) non hanno retto gli undici anni di lentezze burocratiche.
Secondo Manzella, il rilascio da parte del Governo nel 2010 della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) avrebbe ricevuto “la strenua opposizione degli enti locali, i quali hanno depositato nel frattempo una raffica di ricorsi amministrativi”, procrastinando di oltre 600 giorni, la data dell’ultima e risolutiva convocazione della conferenza dei servizi da parte del Governo.
Vendola: "Un luogo da sempre e da tutti giudicato inidoneo"
Ciò che viene banalmente liquidata come una questione dalle imbarazzanti lungaggini burocratiche, in realtà, così come ha dichiarato il presidente della Regione Vendola, è derivata dalla “pretesa della British di eludere le procedure di valutazione ambientale e di imporre, per il suo rigassificatore, un luogo da sempre e da tutti giudicato inidoneo”.
“Una scelta quindi compiuta (nel 2001, sotto il Governo Berlusconi, ndr), - ha quindi spiegato Vendola - caparbiamente, contro la sensibilità della comunità e contro tutti i pareri formali degli enti locali coinvolti (comune, provincia, regione). Una strada impervia e prepotente, senza alcuna apertura al dialogo e al confronto, che non ha lasciato scampo ad un progetto che a tutti è apparso dubbio sin dal primo momento. Debbo anche ricordare sommessamente – ha continuato Vendola - che questa vicenda è attualmente interessata da un procedimento penale proprio a causa di alcune presunte irregolarità nel rilascio delle procedure autorizzative. La vicenda del rigassificatore insomma – ha concluso Vendola - più che riguardare il grande tema della modernizzazione della macchina burocratica del paese, che è cosa ben più seria, mi sembra riguardi invece una iniziativa che è apparsa sin da subito ai brindisini e ai pugliesi, un’iniziativa avventurosa e molto poco attenta al sistema delle regole e dei diritti ambientali”.
Risoluta la risposta dell’assessore alla Qualità dell’ambiente Lorenzo Nicastro: "La Regione Puglia ha svolto il proprio ruolo istituzionale di tutela del territorio regionale e della sicurezza dei cittadini, sulla base di valutazioni tecniche scaturite dalla documentazione riguardante il progetto. Ha percorso, anche nel caso dell'impugnativa, vie previste dalla legge per far valere il proprio punto di vista, ritenendo di operare nell'interesse dei pugliesi”.
“La Regione Puglia – ha poi concluso Nicastro - continuerà, in ogni sede lecita, a rappresentare i pareri tecnicamente motivati su interventi di questa portata, avendo come obiettivo la tutela della cifra ambientale nel nostro territorio e la sicurezza dei cittadini".
La volpe e l’uva. Per Legambiente La British gas va via ma omette il procedimento penale in corso, la procedura di infrazione europea
Secondo Legambiente (qui il comunicato), a pochi giorni dalla sentenza, l’AD Manziella “ha omesso diverse questioni importanti a partire dalla prossima conclusione del procedimento penale in corso presso il Tribunale di Brindisi e la richiesta di confisca dell’area, attualmente sottoposta a sequestro giudiziario, su cui si vorrebbe realizzare il terminal di rigassificazione. Non si è mai fatto riferimento alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea per la violazione delle direttive europee 85/337CEE e 96/82CE, fatto che ha comportato, a causa della mancata applicazione della direttiva sulla V.I.A. e della consultazione popolare, la riapertura del procedimento autorizzativo. Manzella, infine, ha omesso anche qualsiasi riferimento alle prescrizioni contenute nel decreto del luglio 2010, alle verifiche di assoggettabilità ambientale compiute sull'interramento dei serbatoi ed alla perdurante assenza di un Nulla Osta di Fattibilità (N.O.F.) in merito ai rischi di incidenti rilevanti ed al potenziale effetto domino.
Di queste "certezze" e delle "rassicurazioni" di rispetto dell'ambiente, della salute pubblica, del territorio e della legalità che il dottor Manzella dovrebbe fare richiesta al Governo Monti, attendendo i pronunciamenti dell'Autorità giudiziaria in merito all'eventuale confisca dell'area di Capobianco e la conclusione di un iter amministrativo che garantisca, come oggi non è, la V.I.A. sull'impianto, sulla colmata, sul nuovo molo, sui serbatoi e sul gasdotto, nonchè un'effettiva consultazione popolare.
“Legambiente - hanno sottolineato Francesco Tarantini e Fabio Mitrotti rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del circolo di Brindisi - da sempre ha posto seri dubbi su questo progetto, a cominciare dall’ubicazione dell’impianto. L’area di Capobianco è fin troppo vicina agli impianti petrolchimici e soprattutto fin troppo vicina alla zona abitata.
Una perplessità espressa anche dall’amministratore delegato dell’Enel (1996-2002), Franco Tatò, riportata dal Fattoquotidiano.it, in sede processuale in qualità di esperto. Secondo Tatò: “Il primo ministro inglese Blair voleva che si facesse il rigassificatore a Brindisi e il presidente del consiglio Berlusconi si era impegnato personalmente a che la richiesta del collega inglese andasse a buon fine. Berlusconi aveva garantito che non ci sarebbero stati ostacoli nel realizzare a Brindisi l’impianto, ma io ritenevo che fare il rigassificatore lì fosse un’assurdità perché nel territorio c’erano già due centrali a carbone e un petrolchimico”. È questa una delle dichiarazioni più scottanti rese nel corso del processo, quella di Franco Tatò, dal 1996 al 2002 amministratore delegato dell’Enel, che stava valutando la possibilità di approvvigionare questo combustibile per la vicina centrale di Cerano.
La reazione delle associazioni brindisine: formalizzazione della rinuncia. No a campagna di pressione politica
Tutte le associazioni ambientaliste della città, in una lettera congiunta, hanno scritto al Governo a Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare e a Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico.
Secondo le associazioni l’opera è stata segnata sin dall'inizio da un “peccato originale” al quale ha fatto seguito una marea di tortuosità, irregolarità e abusi che hanno segnato il procedimento autorizzativo e l’intera vicenda.
Due, infine, le soluzioni che le associazioni "verdi" profilano: la formalizzazione, nei modi prescritti, della scelta annunciata, per la riconosciuta impraticabilità (sia pure tardiva) del progetto, oppure, - scrivono le associazioni - "siamo di fronte ad un ennesima campagna di pressione sugli organi (politici, amministrativi, giudiziari) chiamati ad assumere rilevanti decisioni sulla vicenda".
[Italia Nostra, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, ACLI Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato
cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente].
Rassegna stampa altri siti
British Gas abbandona rigassificatore. L'ad Manzella: «Troppi 11 anni di attesa» - corrieredelmezzogiorno.it del 6 marzo 2012
Rigassificatore di Brindisi, la British gas rinuncia. A tre giorni dal processo - Ilfattoquotidiano.it del 6 marzo 2012
Da 11 anni aspetta i permessi: British gas riuncia al rigassificatore e lascia a Brindisi - Ilsole24ore.it del 6 marzo
Il rigassificatore di Brindisi, attesa record per gli inglesi Undici anni per la prima pietra - Ilcorrieredellasera.it del 7 marzo
"C’è troppa burocrazia. Il rigassificatore non si farà" - da La stampa.it del 7 marzo 2012
Rigassificatore, British gas: "Via da Brindisi dopo 11 anni di attesa per i permessi" - Bari.repubblica.it del 6 marzo 2012