Fotovoltaico nell'edilizia preesistente: il nodo dei centri storici
Nell'ambito della manifestazione EnergyMed, appuntamento napoletano su efficienza e rinnovabili, l'Enea ha organizzato un convegno sul tema del fotovoltaico applicato agli edifici già costruiti. In Italia il quadro normativo non è ancora completo, soprattutto per quanto riguarda le aree di pregio.
23 March, 2012
Riqualificare il patrimonio edilizio esistente in chiave sostenibile e promuovere l'integrazione architettonica del fotovoltaico, anche nelle aeree di interesse storico e naturalistico. A quella che sarà una delle sfide cruciali per le politiche urbanistiche dei prossimi anni è stato dedicato il convegno “Fotovoltaico e preesistente”, organizzato a Napoli dall'Enea nell'ambito della fiera EnergyMed. «La nuova direttiva europea in materia di efficienza in edilizia (la numero 31 del 2010, ndr) impone che tutti i nuovi edifici siano a consumi zero entro il 2020 – ha spiegato Alessandra Scognamiglio, ricercatrice Enea – un obiettivo che prevede da una parte l'impiego di accorgimenti per ridurre il consumo energetico e dall'altra l'uso di impianti di energia rinnovabile».
Una bella sfida, soprattutto per un paese come l'Italia, dove la spinta verso l'energia sostenibile deve convivere con le esigenze di tutela di un paesaggio di pregio straordinario, sia dal punto di vista ambientale che storico-artistico. «L'Italia è il secondo paese d'Europa per potenza fotovoltaica installata, e quest'anno potrebbe addirittura superare la Germania, ma allo stesso tempo ha il più alto numero di siti Unesco al mondo», ha aggiunto Scognamiglio. Una convivenza difficile, che, nonostante gli impianti installati finora coprano una superficie complessiva inferiore ai 20 ettari, sta già incontrando i primi problemi, dalle proteste di alcuni paesaggisti alla polemica sui campi fotovoltaici. Eppure, come ha spiegato la ricercatrice Enea, la soluzione esiste ed è rappresentata da progetti di qualità, che permettano di limitare l'impatto estetico degli impianti.
Una questione, ha precisata Gaetano Fasano, del settore efficienza energetica dell'Enea, che riguarda soprattutto l'edilizia esistente, per 2 ragioni distinte. La prima è che l'Ue chiede un intervento di efficientamento importante anche sugli immobili già costruiti, a cominciare da quelli di proprietà pubblica; la seconda ragione è che attualmente in Italia il nuovo costruito rappresenta solo lo 0,6-0,7% del patrimonio edilizio complessivo. Vista inoltre l'alta densità di aree di interesse storico-artistico, è evidente che occorreranno, nel prossimo futuro, sforzi decisi per elaborare norme e linee guida – ma anche per favorire ricerca e sperimentazione – in materia di integrazione del fotovoltaico nei centri storici.
Proprio la mancanza di leggi adeguate è stata sottolineata, nel corso del convegno, dal soprintendente per i beni architettonici di Napoli Stefano Gizzi, mentre Virginia Gangemi, presidente della sezione napoletana dell'Istituto nazionale di bioarchitettura, ha invocato l'attivazione di cantieri-laboratorio che permettano a tecnici e progettisti di sperimentare soluzioni innovative. «Perché l'Italia – ha commentato Giorgio Graditi, responsabile laboratorio tecnologie fotovoltaiche dell'Enea – rappresenta lo scenario ideale per avviare una discussione ragionata sul tema del fotovoltaico e dell'edilizia preesistente».