WWF: “Diminuire l’impronta idrica, riducendo i consumi e gli sprechi di cibo”
Il comparto agricolo impiega più acqua di altri settori. E i consumi dipendono anche dalle abitudini alimentari. Negli Usa record di utilizzo di risorse idriche. Il caso virtuoso di un’azienda italiana, leader nel settore della coltivazione e trasformazione dei pomodori
23 March, 2012
In occasione della Giornata mondiale, il Wwf Italia ha diffuso alcuni dati riguardanti l’impronta idrica del cibo consumato sulle tavole di tutto il mondo e indicato come agire per ridurla. “Cittadini, imprese, investitori e istituzioni - afferma Eva Alessi, responsabile sostenibilità dell’associazione ambientalista - possono contenere l’impronta idrica modificando le loro strategie e abitudini alimentari, incidendo sui processi produttivi per ridurre i prelievi idrici”.
Come è noto, l’impatto principale sull’impiego d’acqua in termini di consumi deriva dalle attività agricole e industriali. Infatti, se il prelievo idrico giornaliero pro-capite per usi domestici è di 2-4 litri, il prelievo per la produzione agricola dei cibi è decisamente superiore: da 2 a 5 mila litri di acqua a persona ogni giorno. Vi sono poi alcuni prodotti che incidono più di altri in questa particolare classifica: i cereali in primo luogo, con il 27 per cento dell’impronta idrica media individuale (sono 1.385 mc. all’anno), seguiti da carne (22 per cento) e latticini (7).
L’impronta idrica varia anche al variare delle abitudini alimentari dei vari Paesi del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio, dove si consuma molta carne bovina pari a 43 kg. a testa (4,5 volte più della media globale), l’impronta individuale è di 2.842 mc. l’anno. In Italia, dove il consumo complessivo di carne è pari a 90 kg. (di cui un quarto bovina), l’impronta media di ciascun cittadino raggiunge 2.303 mc. annui.
“Per ridurre la pressione sulle risorse idriche mondiali - aggiunge Alessi - diventa fondamentale contenere i consumi con una dieta sana e sostenibile, che preveda un minor impiego di prodotti a elevata intensità idrica, ridurre gli sprechi di filiera e nel frigorifero di casa.
Nell’indicare i modi di riduzione dell’impronta idrica individuale e collettiva, il Wwf Italia ha anche presentato un caso-studio di un’azienda leader del mercato della produzione di concentrato, passata e polpa di pomodoro. Si tratta di Mutti, la prima azienda italiana, e tra le poche al mondo, ad aver calcolato, in collaborazione con Wwf e dipartimento per l’Innovazione dei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università di Tuscia in provincia di Viterbo, i consumi d’acqua della propria produzione: dalla coltivazione del pomodoro al prodotto finito. Alla fine dello scorso anno, l’azienda di Montechiarugolo in provincia di Parma ha annunciato la riduzione del 3 per cento della propria impronta idrica, attraverso la riduzione dell’11,5 per cento dell’acqua di irrigazione, del 30 per cento di fertilizzanti a base di fosforo, azoto e potassio o attraverso la combinazione delle due precedenti misure. La metodologia di calcolo è quella indicata dal Water Footprint Network(Wfn;http://www.waterfootprint.org/), l’organizzazione non governativa che promuove l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche mondiali.
“Anche i cittadini - conclude il Wwf - possono fare la loro parte. Possono ad esempio calcolare la propria impronta idrica attraverso il carrello delle spesa virtuale, visitando il sito di Wwf Italia www.improntawwf.it".