Dalle rinnovabili benefici per 79 miliardi di euro al 2030: quanto una Finanziaria "pesante"
Secondo uno studio dell'Università Bocconi, i benefici assicurati dall'energia pulita in termini di maggiore occupazione, mancato import combustibili fossili, export netto dell'industria e riduzione del prezzo di picco dell'energia ammonterebbero a circa 79 miliardi di euro
29 March, 2012
Dalle rinnovabili benefici netti stimati al 2030 per l'Italia a 79 miliardi di euro. A sostenerlo è l'Anev che pubblica uno studio predisposto da Andrea Gilardoni dell'Università Bocconi relativo ai reali costi - benefici delle rinnovabili in Italia al 2030 alla luce delle esperienze maturate tra il 2008 e il 2011 e che mette in luce dati significativi che potrebbero fungere da indirizzo per i pubblici decisori in materia di rinnovabili. Dallo studio, infatti, emergono significativi effetti positivi sul Paese: i benefici netti delle Fonti energetiche rinnovabili stimati al 2030 ammontano a 79 mld, suddividisi in maggiore occupazione, mancato import combustibili fossili, export netto dell'industria, riduzione del prezzo di picco dell'energia.
Per valorizzare al massimo i benefici netti, sostiene l'Anev, è necessario puntare su una politica di sostegno delle fonti rinnovabili e fondata su obiettivi di politica industriale anche in chiave internazionale. ''L'Italia -sottolinea- nel mercato mondiale delle rinnovabili ha un ruolo marginale. Se raggiungesse la quota del 3%, pari ad 8 miliardi di euro, avrebbe notevoli impatti positivi sulla bilancia commerciale e sull'occupazione. Il rilancio del settore deve fondarsi su una politica industriale e di innovazione coordinata, fortemente orientata all'esportazione, basata su una realistica valutazione delle competenze esistenti''. La proposta di agenda presentata da Gilardoni per un rilancio del settore, attualmente fermo a causa dei ritardi nel recepimento del decreto ministeriale sulle Fer, ''si basa sulla revisione delle logiche e della struttura del sostegno al settore, sul sostegno all'esportazione, alla ricerca e all'innovazione, sul processo di concertazione tra imprese, sull'ottimizzazione della gestione reti''.
La fondamentale importanza dello studio, sottolinea Simone Togni, il presidente dell'Anev, ''è basata sui risultati estremamente positivi in termini puramente economici che lo sviluppo dell'eolico e delle altre rinnovabili non fotovoltaiche portano. Inoltre l'autorevolezza degli autori garantisce che l'approfondita analisi svolta determini risultati forse anche troppo cautelativi''.
In sostanza, aggiunge, ''sarebbe miope bloccare gli investimenti nell'eolico pensando di risparmiare costi al sistema, è invece vero il contrario cioè gli investimenti privati nel settore del vento generano ritorni in termini economici, occupazionali, di sviluppo e esportazione del sistema industriale, riduzione dei costi di importazione dei combustibili fossili molte volte superiori. Investire oggi in meccanismi di sostegno corretti e sostenibili significa garantirci grandi ritorni nel prossimo futuro oltre che ambientali anche economici''.