Energy manager: una figura in crescita nelle aziende italiane. In ritardo gli enti pubblici
Presentati a Milano i primi dati dell'Osservatorio energy management del Gruppo 24 Ore: la figura dei "manager dell'energia" è presente in molte grandi aziende italiane, mentre terziario e poubblica amministrazione risultano ancora in ritardo
30 March, 2012
Acquista importanza, in Italia, la figura dell'energy manager aziendale. Il dato emerge dai risultati della prima rilevazione dell’Osservatorio energy management, un progetto di ricerca e monitoraggio del Gruppo 24 Ore che ha lo scopo di creare una community dove gli “strateghi dell'energia” possano incontrarsi e confrontarsi sullo stato dell’arte e sull’evoluzione futura dell’energy management in Italia. L'indagine, realizzata in collaborazione con Strategic management partners, è stata condotta tramite 100 interviste a energy manager di altrettante grandi aziende italiane, scelte in modo da essere rappresentative di tutte le realtà del nostro Paese che hanno una spesa energetica significativa. Obiettivo della ricerca è stato quello di analizzare il ruolo e la situazione degli energy manager delle imprese italiane, per capire come sono inseriti nella realtà aziendale e quali sono le prospettive future della loro azione.
Il quadro che esce dalle risposte che sono state date a Strategic management partners è quello di un settore in forte evoluzione, anche se nella metà dei casi chi ricopre questo ruolo sempre più strategico non ha un inquadramento manageriale elevato. I piani energetici aziendali non arrivano ai top manager e restano confinati al ruolo di documenti tecnici, ma le decisioni sui temi dell'efficienza energetica vengono prese dai vertici, magari (succede addirittura nel 60% dei casi) senza consultare gli stessi energy manager.
Come si può immaginare, il settore industriale è quello che più e prima ha cominciato a lavorare sul tema dell'efficienza energetica. Qui gli energy manager esistono da oltre dieci anni e in più di otto casi su dieci è in atto un piano energetico. Il terziario, invece, è partito in ritardo, ma ha dato molta importanza soprattutto al contenimento dei consumi e al miglioramento dell'efficienza degli edifici.
La Pubblica amministrazione si posiziona per ultima, molto indietro, tanto che spesso dopo aver svolto l'analisi della situazione, la diagnosi e la pianificazione degli interventi non riesce a passare alla realizzazione delle azioni previste (solo nel 43% dei casi è stato fatto davvero qualcosa, contro il 66 e 67% di industria e terziario). Questo anche a causa della difficoltà di applicazione dei contratti tipici dell’efficienza energetica ai bandi della pubblica amministrazione.
Chi ha modificato gli impianti lo ha fatto soprattutto con l'introduzione di inverter o il miglioramento dell'efficienza di pompe e motori, mentre per gli edifici sono stati toccati soprattutto gli impianti di riscaldamento. Gli interventi di cui gli energy manager sono più orgogliosi, però, sono l'introduzione di pannelli fotovoltaici, che è la strada più di frequente scelta dalle aziende che decidono di produrre in proprio parte dell'energia, o interventi per il recupero di calore. Spesso (53% degli intervistati), quello che è stato fatto ha avuto un tempo di ritorno economico previsto molto breve, appena due anni, ed è stato finanziato dall'azienda direttamente con risorse proprie.
Poco alla volta, dunque, gli energy manager sembrano riuscire a incidere nella vita delle aziende, che comunque hanno capito o stanno capendo l'importanza del lavoro sull'efficienza energetica: oltre il 70% ha adottato programmi di sensibilizzazione dei dipendenti sul tema del risparmio, dimostrando una certa sensibilità anche per le piccole azioni e per la diffusione di una cultura condivisa.