Emissioni, Corte Ue: la Commissione europea non può imporre limiti agli Stati
Secondo la Corte di giustizia europea, la Commissione non ha il diritto di indicare agli Stati membri un limite preciso alle emissioni di gas serra. Ai singoli Paesi deve infatti essere lasciato spazio di manovra nell'elaborazione del Piano nazionale di assegnazione delle quote, che però può essere respinto da Bruxelles
30 March, 2012
La Commissione europea non può imporre ai singoli Stati membri un limite massimo di quote di emissioni di gas a effetto serra. Lo ha stabilito la Corte europea di giustizia, confermando che l'esecutivo europeo è andato al di la' delle proprie competenze nel 2007, in particolare nei confronti di Polonia ed Estonia.
All'epoca, la Commissione europea aveva constatato l'incompatibilità dei Piani nazionali di assegnazione (Pna) dei due Paesi, con vari criteri della direttiva sullo scambio di quote di emissioni di gas serra, per il periodo 2008-2012. Bruxelles aveva quindi deciso che la Polonia dovesse ridurre le quantità annue di quote di emissione del 26,7% e l'Estonia del 47,8%. A seguito del ricorso dei due Paesi, queste decisioni sono state annullate dal Tribunale Ue nel 2009, perché la Commissione aveva oltrepassato i limiti delle proprie competenze.
Ora la Corte europea ha confermato questa linea e ha quindi respinto la richiesta della Commissione Ue di annullare le precedenti sentenze del Tribunale, spiegando che la direttiva non definisce nessun metodo né per l'elaborazione del Piano nazionale di assegnazione delle quote (Pna), né per il calcolo della quantità totale di quote da assegnare. Prevede invece che siano gli Stati membri a disporre di un certo margine di manovra nella trasposizione della direttiva e delle misure più adatte per arrivare all'obiettivo fissato. L'esecutivo europeo può però rigettare un Piano senza indicare le quantità massime delle quote, dichiarando che non respingerà le modifiche apportate al piano se conformi alle sue proposte e raccomandazioni.