Sovrailluminazione in città: intervista a Diego Bonata, esperto di inquinamento luminoso
In occasione de L'Ora della Terra abbiamo chiesto un parere a Diego Bonata sull'eccessiva illuminazione notturna delle città italiane e di Milano in particolare. Bonata è un'ingegnere aerospaziale, considerato uno dei massimi esperti italiani di inquinamento luminoso.
30 March, 2012
Ingegner Bonata, cosa si intende per sovrailluminazione?
Il meccanismo della visione è molto semplice. Noi vediamo un oggetto illuminato da una sorgente, che riflette nella nostra direzione parte dei raggi luminosi. E' così che ci accorgiamo di un ostacolo, di una strada o un monumento. La luce che viene inviata verso l'alto o direttamente negli occhi delle persone è sprecata, anzi è abbagliante. Ironia se si vuole, ma questa luce riduce la visione perchè produce sul nostro occhio il classico effetto di controluce. Di questo parliamo in riferimento alla sovrailluminazione: la luce che non va su quello che si vuole illuminare oppure la troppa luce che colpisce l'oggetto che pur si vuole illuminare. Questo ultimo aspetto ha un effetto diretto: troppo contrasto nella notte. Inoltre qua entra in scena il problema sicurezza: troppa luce riduce la sicurezza, non la aumenta. Proprio perchè, dove inviamo tanta luce, di fatto, rendiamo assolutamente buie per contrasto le aree circostanti e quindi pericolose da tutti i punti di vista, stradali e pedonali.
Ma, in molti casi, l'illuminazione notturna viene proprio giustificata per esigenze di sicurezza dei cittadini. Non è così?
Le città che hanno adottato l'erronea strategia "+ luce uguale + sicurezza", e c'e' anche chi ha fatto campagne elettorali su questo, stanno commettendo errori su errori e stanno aumentando giorno per giorno la loro insicurezza.
Di notte il corretto binomio è "maggiore qualità della luce e + uniformità della luce uguale + sicurezza". E' sempre meglio illuminare meno, ma in modo uniforme, che troppo ma in modo incontrollato. Se no si crea contrasto, abbagliamento e zone di insicurezza accanto a zone sovrailluminate.
Le regole in materia ci sono. Ma vengono rispettate?
Certo che ci sono, esistono norme europee ed italiane che dicono quanto si deve illuminare. Esistono anche delle leggi regionali contro l'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico con soglie massime e minime di luce.
In Italia, più che in ogni altro paese europeo, è vietato sovrailluminare. Però, sino ad oggi, l'illuminazione, in particolare quella pubblica, è stata sempre gestita in modo assolutamente poco virtuoso e professionale e quasi ovunque le leggi non vengono rispettate. Questo in ossequio al solito principio per cui più si illumina e meglio è. Con i risultati devastanti che vediamo ovunque e con una insicurezza dilagante. I cittadini tedeschi consumano circa 40kWh a testa all'anno per l'illuminazione pubblica, gli Italiani 100. La sorgente luminosa più venduta in Europa è il 70W, in Italia il 150W.
Ma come si fa a stabilire dove la luce è necessaria in città e dove invece no?
La luce ha funzioni diverse. Può essere di valorizzazione, funzionale, di sicurezza, etc. Non c'e' una regola, ma è evidente che illuminare, per esempio, le piste ciclabili fuori dai centri abitati dopo una certa ora non ha alcun senso. Sopratutto, l'importante è come si illumina. Su questo tema le leggi regionali, come quella della Lombardia per il contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico, sono molto chiare ed proprio per questo le più copiate ed invidiate al mondo.
Cosa dicono esattamente queste leggi?
Queste leggi, che contribuiscono ad una luce di qualità, efficace ed efficiente, ma sopratutto sicura, si basano su 5 semplici concetti che qui brutalizzeremo per semplicità:
1- Dove illuminare: Sicuramente verso il basso, schermando gli apparecchi; mai verso l'altro e non in direzioni tali per cui la luce possa essere abbagliante
2- Quanto illuminare: quanto richiedono le norme, non di più e non di meno
3- Usare sorgenti efficienti per minimizzare, a parità d'illuminazione, i consumi
4- Ottimizzare gli impianti, riducendo il numero di pali e le potenze installate
5- Gestire la luce, cioè ridurre o spegnere la luce quando non serve. E ancora dotare gli impianti di sensori di movimento che si accendono al solo passaggio.
I controlli vengono effettuati?
Sì, ma troppo pochi. Domina la presunzione che la luce non fa male e non uccide. Vari enti regionali, spinti dalle associazioi di astrofili o di ambientalisti, si muovono. Ma quasi sempre lo fanno in modo burocratico, elefantiaco e con scarsissima competenza tecnica sul problema.
Chi contribuisce di più alla sovrailluminazione? Negozi? Ristoranti? Pubblici uffici? Opere d'arte?
Alla sovrailluminazione contribuiscono in generale tutte le luci non controllate e non richieste, anche se da padrone la fa l'illuminazione pubblica.
Come è messa Milano?
Milano, a tutti gli effetti, è una delle città italiane più pericolose di notte, perché negli ultimi 10 anni ha dominato la cultura di "+ luce uguale + sicurezza". Così oggi ci troviamo veri e propri impianti d'illuminazione con potenze installate anche 10 volte superiori a quanto prescrivono le norme e, a parte il dispendio energetico, i pericoli di contrasto luce/ombra sono accresciuti a dismisura. Oggi Milano spende 18 milioni di euro l'anno di energia per l'illuminazione contro i 10 del 2010, e 11 milioni di euro di manutenzione l'anno.
Quali sono le vie più illuminate della notte milanese?
La domanda è mal posta. La domanda corretta è quali sono le vie più sovrailluminate? E' molto facile: quasi tutte le vie che sono state rifatte negli ultimi 10 anni sono sovrailluminate. Tendenzialmente si va da 4 a 6 volte oltre i valori richiesti dalle norme. Se vogliamo fare un esempio che avevamo già portato alla ribalta alcuni anni fa, possiamo parlare di alcune aree attorno alla Stazione Centrale, luogo simbolo di criticità notturna. Con Legambiente avevamo fatto un rapporto che evidenziava come la nuova illuminazione accresceva i picchi di luce sino a valori quasi della metà di quelle di un campo di calcio di medie dimensioni, per passare a valori di illuminazione quasi nulla nelle vie limitrofe la stazione o nei parchetti di piazza Duca d'Aosta e di piazza Luigi di Savoia. Ma di esempi così ne esistono ovunque in città.
Che fare quindi?
Il problema, come detto, non è se illuminare o meno, ma quanto lo si fa. Se si illuminasse correttamente e si spegnesse la luce quando non serve o se la si riducesse negli orari notturni più fondi, saremmo veramente un passo avanti nella strada di una cultura più eco-sostenibile della luce. Sembra scontato, ma ci sono città e paesi che, applicando pedissequamente i criteri delle leggi regionali, hanno ottenuto risparmi energetici superiori al 45% con un aumento della luce al suolo (dove appunto serve) anche del 10-15%. E con una qualità dell'illuminazione altrimenti non raggiungibile.