Incentivi rinnovabili, WWF: «Mantenerli e modularli per decarbonizzare l'Italia»
L'associazione interviene nel dibattito sulle sovvenzioni statali per l'energia pulita. Per il WWF cittadini e imprese pagano l’assenza di un piano industriale e di una programmazione energetica, danni ad ambiente e salute di centrali a carbone e a olio combustibile
02 April, 2012
“Gli incentivi per le rinnovabili vanno mantenuti e modulati sull’esigenza di tagliare (fino all’eliminazione completa) le emissioni di CO2 e di sviluppare l’economia del futuro, cioè la ‘Green Economy’, in Italia, non certo sulla necessità di tappare le falle di un sistema energetico distorto basato sui combustibili fossili”. Questo l’appello del WWF Italia che interviene di nuovo nel dibattito aperto sul 5° Conto energia, in fase di definizione da parte del Governo.
“Il presidente dell’Enel, Andrea Colombo, ha dichiarato che ‘lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio’. Peccato che queste parole non fossero un mea culpa dell’Enel e di molte altre utility per non aver saputo vedere dove sta andando il mondo, investendo in modo sbagliato”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia. “Ma la collettività non può farsi carico di questi errori, già paghiamo tutti l’assenza di un piano industriale che sostenga lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, per non parlare dei danni ambientali e alla salute che molti degli impianti convenzionali, in primis le centrali a carbone e a olio combustibile, producono. Paghiamo tutti, anche le imprese, l’assenza di una programmazione energetica che indichi alle aziende il contesto in cui operare: ecco cosa ci si guadagna a essere governati dalle spinte delle varie lobby”.
Anche dal punto di vista occupazionale i settori dell’efficienza energetica e delle rinnovabili rappresentano il futuro: in Germania oggi operano nel settore delle rinnovabili ben 340 mila addetti, mentre i lavoratori del carbone (base tradizionale dell’economia e della produzione energetica tedesca) sono ridotti a circa 50 mila. “Sarebbe suicida non pensare che anche in Italia occorre puntare sulla green economy, ma la continua incertezza in cui versa il settore delle rinnovabili, unita alle numerose barriere e lentezze burocratiche, rischiano di fermare quella che si configura come una vera e propria ‘rivoluzione dal basso’. Ora la politica deve fare la sua parte, non per difendere i vecchi privilegi, bensì per aiutare con equità l’affermazione del futuro”, sottolinea Midulla.
“Quello del peso sulla bolletta è un falso problema – conclude il WWF – Gli Italiani, che pagano ancora le compensazioni per il nucleare chiuso 25 anni fa e le accise sulla benzina per la guerra di Abissinia del 1935 non vogliono certo vedere cadere proprio gli investimenti sul futuro. L’importante è favorire un vero sviluppo industriale legato alla green economy e modulare gli incentivi in modo da garantire le migliori tecnologie e gli impianti che rappresentino un vero vantaggio economico e ambientale”.