Emissioni, entro maggio gli impegni di riduzione del Kyoto 2
Nei prossimi mesi i Paesi firmatari del Protocollo dovranno comunicare alle nazioni Unite i propri impegni di riduzione delle emissioni per il periodo 2012-2020. Sul piatto, però, restano ancora diverse questioni tecniche da stabilire, a cominciare dalla durata del nuovo accordo
03 April, 2012
Mesi cruciali a Bruxelles per discutere degli impegni da assumere nell'ambito del cosiddetto Kyoto 2, ovvero dell'accordo "provvisorio" stabilito alla conferenza Onu di Durban per il periodo successivo alla scadenza del Protocollo (prevista per la fine del 2012), in attesa del nuovo documento da siglare entro il 2020. Tutti i firmatari del Protocollo, inclusa quindi l'Italia, devono presentare i loro obiettivi futuri di riduzione delle emissioni alle Nazioni Unite «entro il primo maggio». Gli Stati membri hanno ribadito il target del 20% per il 2020, ma si sono dichiarati disponibili ad arrivare fino al -30% a seconda degli impegni che assumeranno gli altri paesi, ma anche delle regole del Kyoto 2.
Sono ancora tante, infatti, le questioni tecniche sul tavolo dei negoziati internazionali, a partire dalla durata del secondo periodo di impegno per il nuovo accordo, che potrebbe essere di cinque o di otto anni. L'Ue, in particolare, preme per la durata maggiore, in vista dell'entrata in vigore del nuovo accordo globale salva-clima, che i governi dovranno sottoscrivere entro l'inizio del 2020. In questo contesto, i ministri dell'ambiente dell'Ue hanno sottolineato «la necessità di target sufficientemente ambiziosi», facendo appello agli altri paesi partner del protocollo a seguire questa linea.
Un'altra richiesta di Bruxelles è quella di semplificare il processo di revisione dell'impegno di riduzione nel caso in cui uno Stato parte voglia aumentarlo. Un'altra questione da risolvere è quella relativa ai circa 10 miliardi di crediti di Kyoto inutilizzati, ovvero le quote di emissione eccedenti di cui dispongono paesi dell'Europa centrale e orientale, che hanno avuto una produzione industriale inferiore a quella prevista quando sono stati fissati gli obiettivi, nel 1997. La proposta dell'Ue è quella di trovare con urgenza una soluzione concordata alla questione, in modo tale che non ci siano discriminazioni fra i paesi che fanno parte dell'Unione e quelli che invece non ne fanno parte, evidenziando che l'uso di questi crediti si applica solo agli Stati che entrano nel Kyoto 2, che comincia il primo gennaio 2013.
Altro problema, infine, la definizione delle regole per contabilizzare l'uso dei terreni e la silvicoltura, in termini di stoccaggio del carbonio. La Commissione europea si è già mossa in questa direzione, presentando la proposta di un sistema di conteggio valido per tutti gli Stati membri. In questa prima metà del 2012 si aspetta anche il programma di lavoro di un nuovo team del segretariato della convenzione Onu per il clima, che sarà incaricato di preparare la piattaforma per arrivare al prossimo accordo globale salva-clima. La prima scadenza importante per fare il punto sui negoziati internazionali sarà a giugno, quando si terranno i prossimi negoziati a Bonn.