Rinnovabili: i commenti al Quinto conto energia
Immediate e vivaci le reazioni al Quinto conto energia e al nuovo sistema di incentivi per le rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico. Le associazioni protestano, ma il governo difende i provvedimenti, che ora dovranno essere esaminati da Aeeg e Regioni
12 April, 2012
Com'era prevedibile, la presentazione dei due provvedimenti sugli incentivi per le rinnovabili (Quinto conto energia per il fotovoltaico e decreto sulle altre rinnovabili elettriche) hanno suscitato la reazione immediata di associazioni, personalità politiche e addetti ai lavori. Per lo più negativi i commenti da parte degli operatori di settore, anche se per ragioni opposte.
Amici della Terra: incentivi ancora sbilanciati
Protestano, ad esempio, gli Amici della Terra, che hanno lanciato un appello, già formato da una trentina di intellettuali e paesaggisti come Giorgio Ruffolo, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Carlo Ripa di Meana,Giancarlo Amendola, Tullio Pericoli, Alberto Asor Rosa, per chiedere al presidente Monti un dietrofront sulle misure appena varate. A preoccupare l'associazione è l'importanza attribuita alle fonti rinnovabili elettriche, giudicata ancora eccessiva nonostante l'intento “riequilibrante” dell'intervento del governo. Il nuovo assetto normativo, secondo Amici della Terra, potrebbe portare alla triplicazione degli impianti eolici, una prospettiva giudicata devastante per la tutela del paesaggio italiano. «Nelle premesse del decreto, il Governo riconosce finalmente che è stato sbagliato privilegiare lo sviluppo di energia rinnovabile elettrica rispetto ai settori delle rinnovabili termiche, della cogenerazione, dei trasporti e dell’efficienza energetica, assai più vantaggiosi in termini economici, di minor impatto ambientale e di maggior ricaduta sull’economia nazionale - si legge nell'appello lanciato dagli ambientalisti - Temiamo, però che le misure definitive che verranno adottate non risultino coerenti con le premesse del decreto e che lascino spazio a interpretazioni ambigue (…) Il decreto odierno sembra giustificare una parte di questi timori».
Le proteste delle associazioni
Di opposto avviso, per quanto a loro volta scontenti, i vertici di Legambiente, convinti che i nuovi provvedimenti rischino di «bloccare lo sviluppo delle fonti pulite con i tetti annui alle installazioni, il complicato sistema delle aste e l’obbligo dei registri per gli impianti che tolgono ogni certezza agli investimenti». Secondo l'associazione, come ha dichiarato il vicepresidente Edoardo Zanchini, i limiti annui fissati per le diverse fonti rinnovabili rendono inoltre impossibile raggiungere gli obiettivi europei al 2020. «Non si può essere soddisfatti di una proposta che, di fatto, rende più incerti e complicati gli investimenti per famiglie e aziende – ha aggiunto l'ambientalista - Occorre rivedere i decreti con una regia che deve coinvolgere anche il Gse e l'Autorità per l'energia, in modo da evitare che la pressione dei grandi produttori termoelettrici abbia il sopravvento, ma soprattutto, occorre intervenire sui registri previsti per gli impianti e sui tetti annui alle installazioni, che impediscono ogni certezza agli investimenti, tanto da rendere assolutamente utopistica la promessa del ministro Passera per cui dovremmo anticipare gli obiettivi europei al 2020». L'associazione, in particolare, contesta la scelta del governo di non confrontarsi sul testo dei decreti con le varie sigle del comparto, una critica condivisa anche da Asso Energie Future, che ancor prima della presentazione ufficiale dei nuovi incentivi aveva contestato “il merito” dell'approvazione dei provvedimenti, definendoli «decreti in solitaria». Per questo entrambi i gruppi saranno presenti alla manifestazione di protesta indetta per il 18 aprile dinanzi a Montecitorio, a cui parteciperanno le principali associazioni di settore.
L'Aeeg apprezza “il metodo”
Di tutt'altro tenore il commento di Guido Bortoni, presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg), che ieri ha dichiarato, nel corso di un'intervista a Radiocor, di aver apprezzato proprio il metodo adottato per i nuovi decreti sulle rinnovabili. metodo adottato per i nuovi decreti sulle rinnovabili. Bortoni non si è espresso sui contenuti dei provvedimenti, che l'Aeeg riceverà nei prossimi giorni per poter esprimere il proprio parere, ma ha lodato la decisione di presentare insieme il decreto sul fotovoltaico e quello sulle altre fonti rinnovabili, come segnale di una linea strategica in materia di politiche energetiche. Per questo Bortoni ha espresso «apprezzamento, perché i decreti sembrano essere adottati all'interno di un quadro strategico».
La difesa del governo
A difendere i provvedimenti dalle critiche delle associazioni sono inoltre intervenuti, com'era prevedibile, diversi esponenti del governo, a cominciare dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ha definito le rinnovabili come il primo vero processo di liberalizzazione. «Con questo schema si ha un sistema elettrico nel quale le rinnovabili sono competitive con le altre fonti», ha dichiarato Clini, precisando che comunque la bolletta energetica non calerà, anche se non per colpa delle rinnovabili. «La bolletta italiana – ha spiegato - è molto cara da ben prima, con costi superiori del 30% alla media europea, a causa di un sistema elettrico molto rigido, dove c'è un eccesso di offerta che non si traduce in una riduzione dei costi per via della rigidità delle forniture di materie prime, un tema che le rinnovabili mettono in evidenza». Secondo il ministro, inoltre, l'ultimo intervento normativo ha permesso di correggere un meccanismo di incentivi squilibrato e troppo generoso, che nella sua versione iniziale garantiva «rendite davvero troppo alte e non sane in un sistema normale». Le prime misure a sostegno delle rinnovabili, inoltre, puntavano soprattutto alla diffusione dei sistemi fotovoltaici, ma quando sono state introdotte l'Italia non era uno dei paesi produttori. Di conseguenza, ha sottolineato Clini, «veniva per forza premiato il produttore cinese piuttosto che americano, il che è stato un errore». I nuovi schemi di incentivi, infine, favoriscono soprattutto il fotovoltaico integrato con l'edilizia e la tecnologia del solare a concentrazione, in modo, ha concluso il ministro, da rimediare all'eccessiva espansione di produzioni come il fotovoltaico a terra, «che aveva finito per diventare competitivo con la produzione agricola». A sostenere la posizione del ministro dell'Ambiente c'è anche Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo Economico, che non è apparso preoccupato dal nuovo cambio di sistema incentivante. «Chi ha investito finora continuerà ad avere incentivi stabili e abbiamo dato un arco di tempo sufficiente per completare gli investimenti già in corso», ha dichiarato a questo proposito. Quanto alla decisione di tagliare le tariffe, De Vincenti ha spiegato che «sul fotovoltaico siamo già arrivati agli obiettivi stabiliti per il 2020 con 8 anni di anticipo, è inevitabile che rallentiamo e piuttosto sviluppiamo altre fonti come l'eolico, l'idroelettrico, le biomasse e il biogas, rimaste invece più indietro».
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