Quinto conto energia, critiche da associazioni e sindacati
Non si placano le polemiche dopo la presentazione del nuovo schema di incentivi per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche. Per il WWF la responsabilità è soprattutto del ministro Passera, mentre il sindacato chiede un confronto tra il governo e le parti in causa
12 April, 2012
«Oggi il Governo di un Paese avanzato deve porsi il problema della transizione verso un modello fondato sulla de carbonizzazione: non è tollerabile la difesa del passato e dei vecchi privilegi di chi ha fatto investimenti sbagliati (la sovra capacità di produzione elettrica con i combustibili fossili) in assenza di programmazione». Duro il commento del WWF ai nuovi provvedimenti in materia di incentivi per le fonti energetiche pulite appena presentati dai ministri Clini, Passera e Catania.
L'associazione contesta senza mezzi termini il taglio delle sovvenzioni attuato dai ministri competenti. «Il Governo, nel presentare i nuovi decreti sugli incentivi alle rinnovabili, dichiara fumosamente obiettivi che però non persegue, al di là della battaglia condivisibile e chiara condotta dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini», prosegue l'associazione, sospettando che «il gioco di qualcuno sia quello di mettere i bastoni tra le ruote sulla strada per il passaggio dai combustibili fossili a un modello energetico fondato sulle rinnovabili e sull'efficienza energetica».
In particolare, il WWF critica le nuove procedure ma anche l'introduzione dei registri e dei tetti di potenza incentivabile, definiti «inapplicabili» nel caso dei 12 kW per il solare. «Tra le vittime ci sono addirittura le famiglie e i condomini - conclude Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia - In questo modo si rischia di uccidere la generazione distribuita, futuro dell'energia e della sicurezza energetica del paese. Una responsabilità che il Governo, e in particolare il ministro Passera, si assumerà per intero».
Critiche condivise, anche se per ragioni diverse, anche dalla CGIL, che bolla i nuovi decreti come «Un ennesimo cambiamento, il quarto in quattro anni, che rischia seriamente di mettere il settore in ginocchio». Il sindacato, attraverso il responsabile nazionale energia, Antonio Filippi, sottolinea come, invece di un taglio di 3 miliardi di euro agli incentivi a disposizione, «la precedente normativa prevedeva invece un incremento di 6 miliardi all'anno».
Contestata soprattutto la misura che prevede l'iscrizione obbligatoria al registro da parte degli impianti fotovoltaici da 12kw, giudicata «un appesantimento burocratico che va in forte contraddizione con la volontà dichiarata dal governo di semplificare l'economia». La Cgil, ricorda il sindacalista, «ha sempre dichiarato la disponibilita' a prevedere incentivi a scalare nel tempo, per equilibrare il mercato rispetto all'abbassamento dei costi fino alla "grid parity" e cercare di evitare le speculazione economiche, ma intervenire costantemente sul fragile sistema senza mai rispettare gli impegni precedenti, può far saltare veramente le prospettive di sviluppo e di crescita dell'unico settore industriale che aumenta l'occupazione». Di qui la richiesta di un «serio confronto con tutte le parti sociali e datoriali per individuare le basi di un nuovo piano energetico nazionale».
Negativo, infine, il giudizio dell'associazione di settore Gifi - Anie, che definisce "miope" il provvedimento varato dal governo Monti. «Bisogna cambiare paradigma, il fotovoltaico è un un‘enorme opportunità da cogliere senza esitazioni – dichiara il presidente Valerio Natalizia - Il Governo, con il decreto firmato ieri, invece di disinibire lo sviluppo sostenibile del settore ha posto le basi per il rapido dissolvimento della filiera nazionale». Secondo l'associazione, i decreti appena presentati rischiano di vanificare gli investimenti fatti ed i 6 miliardi di spesa annui già impegnati per i prossimi 20 anni.
«Ad oggi è ancora necessario sostenere con adeguati incentivi la produzione di energia da fotovoltaico – continua Natalizia - L’incentivo serve per traghettare la tecnologia verso la piena competitività e permettere al sistema Paese di godere dei relativi benefici siano essi di tipo energetico che di natura occupazionale, economica, ambientale e sulla salute». Per questo Gifi-Anie propone che il nuovo Conto energia entri in vigore non prima del 1 ottobre 2012, che sia strutturato senza registri ma con un sistema che al crescere della potenza installata preveda la diminuzione dell’incentivo, in linea con l’obiettivo dei 7 miliardi annui.