Ecopolis: le città sono cruciali nella sfida energetica
Alla manifestazione in corso nella capitale si discute di energia ed aree urbane. Sono proprio le città, infatti, le maggiori responsabili dei consumi (e delle emissioni) globali. Rinnovabili e ristrutturazione energetica degli edifici i settori principali in cui investire
02 April, 2009
Fonti rinnovabili, edilizia sostenibile, risparmio energetico. Se ne è parlato oggi a Roma durante la conferenza “L'energia delle città”, organizzata nell'ambito della manifestazione Ecopolis con il contributo dell'assessorato all'Ambiente e alla Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio. Saranno proprio le città, infatti, uno dei terreni principali su cui nei prossimi anni si combatterà la lotta agli effetti del cambiamento climatico. Le aree urbane, infatti, sono da sole responsabili del 50% dei consumi globali di energia. «Le città vivono una situazione di grave difficoltà – ha commentato Filiberto Zaratti, assessore all'Ambiente della Regione Lazio, intervenendo alla conferenza – causata dai problemi legati alla produzione di energia e dagli aspetti riguardanti il patrimonio edilizio». Per questo, secondo l'assessore, «abbiamo davanti una strada obbligata, che è quella della realizzazione di quartieri sostenibili, con grandi spazi verdi, tecnologie che consentano il risparmio energetico e la possibilità per i cittadini di produrre da soli l'energia di cui hanno bisogno». Proprio la facoltà di auto-produrre l'elettricità sarebbe, per Zaratti, la vera liberalizzazione energetica, «e non la scelta del gestore a cui pagare tariffe che, tra l'altro, sono tutte uguali». Una strada che la Regione Lazio «ha iniziato a percorrere investendo soprattutto sui microimpianti destinati alle famiglie, per i quali siamo tra le regioni che hanno stanziato più fondi in Europa (200 milioni di euro, ndr)».
Ma è l'eolico, secondo Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, un altro dei relatori della conferenza, l'arma più efficace per vincere la sfida dell'approvvigionamento energetico sostenibile. «Il vento deve arrivare a rappresentare almeno il 50% del pacchetto totale di fonti rinnovabili», ha dichiarato l'ambientalista, secondo il quale bisogna inoltre investire sulla certificazione energetica degli edifici, finora trascurata dalla classe politica italiana. «In questo campo, servirebbero leggi precise e rigore svizzero nei controlli – ha aggiunto Onufrio – ma dal governo centrale arrivano messaggi deboli o negativi, come l'ostinazione nel blaterare di nucleare». Un esempio utile potrebbe venire dal pacchetto di misure approvato dal Congresso americano su iniziativa di Obama: «Gli Stati Uniti investiranno 4,5 miliardi per la ristrutturazione energetica dell'edilizia, oltre a riconvertire operai nel settore delle rinnovabili. Pur non avendo a disposizione cifre simili, dovremmo andare nella stessa direzione».
Una direzione che l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nato dalla fusione di Apat, Icram e Infs) sta cercando di tracciare lavorando alla definizione di criteri unitari per la certificazione energetica e la sostenibilità degli edifici. «Criteri che vanno – spiega Daniela Santonico – dall'isolamento termico all'impiego di energia da fonti rinnovabili». Un'opinione, quella che il comparto edilizio richieda interventi immediati, condivisa anche da Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio: «A Roma, per esempio, un terzo delle costruzioni ha più di 40 anni e nel mese di febbraio 2009 le ore di cassa integrazione nell'edilizia sono aumentate drasticamente, ma la risposta non può essere nuovo cemento. Serve piuttosto una “scossa” all'intero settore, puntando sulle nuove tecnologie e sull'introduzione di precisi criteri di sostenibilità. Partendo dal Lazio, dove va approvato al più presto il regolamento della legge regionale 6/2008 in materia di bioedilizia».