Per la prima volta avremo un programma nazionale di prevenzione rifiuti. Intervista a Roberto Cavallo
Entro la fine dell'anno il Ministero dell'Ambiente dovrà adottare il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti. Su questo argomento Eco dalle Città ha raccolto il commento di Roberto Cavallo, presidente della Cooperativa Erica ed autore del libro "Meno 100 chili"
14 May, 2012
Roberto Cavallo, presidente della Cooperativa Erica, è l'autore di “Meno 100 chili”, il libro (e tra poco anche film) che racconta come si può ridurre la quantità di rifiuti che produciamo ogni giorno. Se il libro di Roberto Cavallo ci spiega come ridurre i rifiuti in casa o al lavoro, entro la fine dell'anno il Ministero dell'Ambiente dovrà dire in che modo ridurre i rifiuti a livello nazionale. L'Italia ha infatti fissato al 31 dicembre 2012 (anticipando di quasi un anno il termine europeo) l'adozione del Programma nazionale di prevenzione previsto dalla direttiva 2008/98/CE. Sull'argomento abbiamo intervistato l'autore di “Meno 100 chili” a margine della presentazione del volume al Salone del Libro di Torino:
In un'intervista ad Eco dalle Città lo stesso Ministero dell'Ambiente ha parlato di tempi a disposizione ristretti per l'elaborazione del Programma. Secondo lei 8 mesi non sono un po' pochi?
Probabilmente sì. Anche se come detto dal Ministero "la redazione del programma nazionale di prevenzione segue una significativa mole di lavori preparatori realizzati a più livelli negli ultimi anni" che allude, per esempio, al lavoro fatto in questi anni sulla prevenzione da Federambiente, con il coordinamento dell’ing. Valentina Cipriano, in collaborazione con Legambiente al quale ho avuto il piacere e l’onore di partecipare.
La base di lavoro è quindi molto buona. Non vorrei però che per chiudere a tutti i costi e dimostrare di essere stato rapidi, come se la rapidità fosse l’unico indicatore di qualità del lavoro, non si facesse adeguatamente il piano.
A mio modesto avviso otto mesi possono essere un tempo idoneo per una prima significativa bozza utile a ritararsi successivamente.
Su questo terreno gli altri Paesi europei come si stanno muovendo?
Non ho evidenze che stiamo facendo grandi cose, almeno dal punto di vista formale. Occorre anche evidenziare come molti altri Paesi europei hanno invece già fatto molto negli ultimi anni come il Belgio, la Germania e l’Austria. Ultimamente molte cose ha fatto anche la Francia con la seconda legge Grenelle che ha individuato ad esempio 3 assi pratici di intervento come la “redevance incitative” (la nostra tariffa puntuale) obbligatoria per tutti i Comuni, la gestione dell’organico in prossimità presso i grandi produttori (ristoranti, mense, ecc.) e l’obiettivo di 3milioni di famiglie praticanti il compostaggio individuale corrispondenti a quasi 10 milioni di francesi entro il 2015.
Qual è uno degli stakeholders da non dimenticare assolutamente nella fase di elaborazione del Programma?
Forse vado in controtendenza o per lo meno non do una risposta che potrebbe apparire scontata e dico gli industriali. Credo che sia fondamentale e strategico coinvolgere il mondo produttivo. Credo fermamente e profondamente che abbia molto da guadagnarci in termini di competitività e risparmio se individuasse col governo una politica produttiva volta al contenimento dell’utilizzo di materie prima, che puntasse fortemente sull’ecodesign. In questo senso l’Italia credo sia uno dei Paesi al mondo che ha più cose da esprimere. Su questo punto mi chiedo però se il Ministero stia tenendo in considerazione l'articolo 8 della direttiva europea sui rifiuti che richiama la responsabilità estesa del produttore. Se sta lavorando su questo argomento allora il Piano Nazionale di prevenzione viene da sé. In caso contrario il Programma rischia di essere un elenco di buone pratiche.
Quali sono le misure che dovrebbe contenere un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti? Dovrebbero esserci sistemi "sanzionatori" per rispettare gli obiettivi che vengono prefissati?
Dal punto di vista ponderale è senza dubbio che il piano deve puntare decisamente alla frazione biodegradabile dei rifiuti, in particolare un obiettivo come quello francese (o austriaco) è assolutamente auspicabile. Secondo i dati che riporto nel mio libro (Meno 100 chili ricette per la dieta della nostra pattumiera – Edizioni Ambiente NdR) 10 milioni di famiglie potrebbero, in Italia praticare il compostaggio domestico. Ecco questo potrebbe essere un primo indicatore secco, facile da comunicare, intrigante come obiettivo da porsi: 10 milioni di famiglie per il compostaggio domestico! Poi occorre spingere il compostaggio collettivo come in Austria, in Francia o in Svezia. E infine, per quel che riguarda lo scarto organico azzerare, sì azzerare, gli sprechi alimentari nei supermercati, nelle mense e nella ristorazione. Con queste 3 azioni toglieremmo dalla contabilità dei rifiuti urbani quasi 5milioni di tonnellate! Per il resto ritengo fondamentale non tanto un sistema sanzionatorio per chi non dovesse raggiungere gli obiettivi prefissati (come previsto ad esempio dal mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata, ma poi per lo più disatteso salvo qualche regione come il Veneto o il Piemonte) quanto piuttosto l’individuazione di un sistema economico e fiscale che premi i prodotti che utilizzano minor quantità di materie prime, più facilmente riparabili e riusabili o facilmente differenziabili e riciclabili a discapito di materiali che non rispondano a queste caratteristiche e che dunque dovranno pagare un plus per essere immessi sul mercato. Questo intervento avrebbe tra l’altro un enorme beneficio ecnomico per le imprese italiane e per la creazione di posti di lavoro nel settore dell’ecodesign, del riuso e del riciclo.