Rinnovabili, Aper: «Ecco la verità su costi e benefici»
L' Associazione produttori energia da fonti rinnovabili ha presentato a Milano uno studio su costi e benefici delle rinnovabili al 2030. Nettamente positivo il bilancio: 79 miliardi di euro garantiti all'Italia in termini di maggiore occupazione, risparmio di combustibili fossili e aumento delle esportazioni
23 May, 2012
Ammontano a circa 79 miliardi di euro i benefici che le fonti rinnovabili elettriche assicureranno al sistema Paese di qui al 2030. È il dato che emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio Internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili (Oir) di Agici finanza d’impresa, presieduto da Andrea Gilardoni dell’Università Bocconi. L'indagine, relativa ai reali costi e benefici delle rinnovabili in Italia al 2030 (alla luce delle esperienze maturate nel quadriennio 2008-2011), è stata commissionata all'Osservatorio da Aper, Anev e di Enel Green Power ed è stata al centro dell'incontro “Rinnovabili: l’energia che cambia” organizzato a Milano da Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili).
In particolare, i costi stimati ammontano a 45 miliardi di euro, a fronte di 124 miliardi di benefici, con un saldo è positivo di 79 miliardi di euro. Significativi, in particolare, i vantaggi in termini di crescita dell'occupazione, con 130.000 addetti in più nel 2020 rispetto al 2011. Secondo lo studio, inoltre, grazie alle rinnovabili elettriche aumenterà notevolmente anche l'esportazione all'estero (+ 3 miliardi di euro l'anno), mentre calerà la dipendenza energetica del Paese dall'importazione di combustibili fossili. «Le rinnovabili stanno riducendo la dipendenza energetica del Paese – si legge nella ricerca Oir - La produzione elettrica rinnovabile al 2020 permetterà di ridurre le importazioni di gas naturale di 13 miliardi di metri cubi all'anno, con un risparmio stimabile in 55 miliardi di euro».
Oltre a questo, soprattutto in virtù della crescita del fotovoltaico, l'Italia potrà contare su un appiattimento della curva di domanda elettrica quantificabile in 2 miliardi di euro l'anno. «Gli incentivi costituiscono la principale voce di costo – prosegue il rapporto - I tre benefici più rilevanti sono la creazione di nuova occupazione, il mancato import di combustibili fossili e l’appiattimento della curva di domanda elettrica dovuta al fotovoltaico».
Proprio il fotovoltaico, tra l'altro, rappresenta forse l'aspetto più delicato dell'intera analisi, dal momento che, pur generando i benefici lordi massimi, su questa filiera gravano anche gli oneri peggiori, a causa del peso economico significativo assunto dagli incentivi negli ultimi anni e in particolare dalle conseguenze di iniziative come il decreto “salva Alcoa” ritenute discutibili dagli analisti proprio per le conseguenze importanti in termini di spesa pubblica. Nonostante l'aumento della spesa, comunque, il saldo finale al 2030 sarà largamente in attivo, soprattutto grazie a un «maggiore controllo degli oneri di incentivazione, specie per il fotovoltaico, all'incremento dell'export dell'industria italiana e ai notevoli risparmi di combustibili fossili».
Evidente la soddisfazione del presidente di Aper, Agostino Re Rebaudengo, che è intervenuto alla presentazione milanese del rapporto. «Le fonti rinnovabili – ha commentato - stanno radicalmente migliorando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di indipendenza dall’estero, riduzione degli oneri legati al protocollo di Kyoto, creazione di nuovi posti di lavoro e, non da ultimo, per l’ambiente e la salute».